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Riforme interne e politica estera in Cina. Lo sguardo di Fardella

“La trasformazione del Partito-Stato riflette un’esigenza di governance sempre più stringente che la propaganda giustifica con l’accerchiamento americano”, così Enrico Fardella, direttore di ChinaMed.it,  a Formiche.net. Un quadro interpretativo per comprendere le notizie che arrivano dalla Repubblica Popolare inserendole nel contesto interno

“Assistiamo alla prosecuzione di un percorso che tende a snellire sempre di più l’autonomia dei corpi statali e a trasformarli in appendici del sistema del Partito”, spiega a Formiche.net Enrico Fardella, direttore del progetto ChinaMed.it e visiting scholar presso la John Cabot University. Un quadro interpretativo per inserire le notizie che arrivano dalle Due Sessioni della Repubblica Popolare nel loro contesto interno.

Le frasi di Xi Jinping e Qin Gang sul contenimento della Cina da parte degli Usa hanno fatto grande scalpore. 

Spesso le dichiarazioni dei leader cinesi vengono interpretate all’esterno senza essere contestualizzate nelle logiche e interne. È chiaro che questo passaggio è reso molto difficile dall’opacità dei processi politici cinesi. Le frasi di Xi Jinping sono interessanti per le tempistiche con cui sono arrivate, legate alle Due Sessioni. Inoltre, la politica estera, come sempre e soprattutto in Cina, è un’appendice della politica interna. Consideriamo che nel ranking del Partito il ministro degli Esteri si trova all’incirca al 33esimo livello. La diplomazia è un corpo amministrativo che da sempre trae impulso da amministrazioni e da processi di politica interna.

Qual è il quadro interno a cui si riferisce? 

Le Due Sessioni non fanno altro che assorbire a livello istituzionale decisioni prese dal Congresso del Partito e dai plenum che ne sono seguiti fra ottobre 2022 e oggi. Il Congresso dà delle disposizioni, i plenum le articolano e le Due Sessioni  le assorbono a livello istituzionale. Uno schema per cui lo Stato assorbe i desiderata del Partito. Assistiamo alla prosecuzione di un percorso che tende a snellire sempre di più l’autonomia dei corpi statali e a trasformarli in appendici del sistema del Partito. Un percorso diametralmente opposto a quello avviato da Deng Xiaoping negli anni Ottanta. Con Xi il Partito rientra progressivamente nella funzione di anima dello Stato. Ora, oltre a essere anima – ovvero dentro a tutto il sistema statale e corporativo – diventa anche corpo. Ad esempio, alcune funzioni che erano di competenza di organi statali vengono oggi incamerate dal Partito. Pensiamo ad esempio ai rapporti storicamente complessi tra il Consiglio di Stato e il Comitato Centrale. In passato il Consiglio poteva rivendicare una certa autonomia operativa su alcuni fronti, come quello economico. Ora questa dinamica è stata risolta subordinando di fatto quell’organo al Partito.

Dunque le affermazioni di Xi e Qin vanno inserite in questo contesto. 

Quelle frasi vanno lette tenendo conto della trasformazione della struttura del Partito-Stato che riflette un’esigenza di governance sempre più stringente giustificata dall’accerchiamento americano. Possiamo fare un parallelismo, semplificando un po’, con la guerra di Corea, che la propaganda raccontava come la giustificazione delle riforme maoiste degli anni Cinquanta. Infatti è interessante il linguaggio di Xi. Il presidente fa un discorso ponendo enfasi su come i Paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, tentino di impedire il rinascimento della nazione cinese. Parlando ai suoi contrappone gli Usa ai desideri propri del popolo cinese, non della Cina in quanto Stato. Qin Gang riprende il discorso parlando della competizione ingiusta.

Dalle Due Sessioni emerge nuovamente il tema del controllo del Pcc sull’economia, anche sugli attori privati. Come va letto questo fenomeno?

Sì, ad esempio la nuova commissione centrale per la regolazione del sistema finanziario denota, a mio parere, le principali preoccupazioni della leadership. Non dobbiamo dimenticare, però, che il 2022 è stato un anno destabilizzante per la Cina, un anno in cui Pechino ha palesato due problemi di governance interna tra gestione finanziaria e sanitaria. Scandalo Evergrande e Covid-19 sono entrambi episodi sintomatici di un rapporto complesso tra centro e periferia che si prova a risolvere con la centralizzazione. Noi spesso vediamo la Cina come un Paese fortemente centralizzato e totalitario, in realtà è molto più disarticolato di quanto non immaginiamo.



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