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Chip, anche il Giappone imporrà restrizioni all’export verso la Cina

Chip

La mossa chiude il triangolo con Olanda e Stati Uniti, limitando definitivamente l’accesso dell’industria cinese ai macchinari fabbrica-chip più avanzati e contribuendo a contenere le mire di supremazia tecnologica di Pechino

Anche il Giappone limiterà le esportazioni dei macchinari fabbrica-chip verso la Cina. La decisione arriva sulla scia del governo olandese, che ha annunciato misure simili di export control a inizio marzo e fa seguito a mesi (anni?) di pressione da parte degli Stati Uniti, impegnati a contenere lo sviluppo delle capacità cinesi di produrre chip avanzati. Con questo ultimo sviluppo, il fronte è finalmente completo: i tre principali – forse i soli – esportatori di macchinari litografici avanzati ostacoleranno i piani cinesi di supremazia tecnologica.

La decisione interessa alcuni tra i più importanti produttori al mondo di apparecchiature per chip, tra cui Nikon Corporation e Tokyo Electron, che d’ora in poi dovranno richiedere al governo un permesso speciale per esportare 23 tipi di macchinari. L’annuncio del governo nipponico non ha specificato la Cina come obiettivo ultimo delle misure, ma ha rimarcato di star “adempiendo alla nostra responsabilità di nazione tecnologica per contribuire alla pace e alla stabilità internazionale”, nelle parole del ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria Yasutoshi Nishimura.

L’obiettivo dichiarato è impedire che la tecnologia avanzata venga utilizzata per scopi militari e converge con la dottrina di sicurezza giapponese – a free and open Indo-Pacific, nelle parole dell’ex premier Shinzo Abe, che per contrasto si oppone alle mire egemoniche cinesi. Per questo la mossa di Tokyo è vista come un’importante vittoria diplomatica per l’amministrazione di Joe Biden, che in ottobre ha imposto ampie restrizioni alle tecnologie statunitensi di produzione di chip per rallentare i progressi tecnologici e militari cinesi.

Queste misure statunitensi sarebbero state inefficaci senza la cooperazione degli altri due pesi massimi dell’industria, Giappone e Paesi Bassi. Dunque Washington ha passato mesi a fare pressione sui partner. A gennaio i due Paesi hanno concordato di unirsi agli Stati Uniti per limitare le esportazioni di macchinari litografici (gli “stampi” dei chip) più avanzati, quelli per la produzione di chip di dimensioni inferiori ai 14 nanometri – i semiconduttori più potenti, adatti per le applicazioni alla frontiera della capacità informatica, come l’intelligenza artificiale e le armi intelligenti.


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