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Think smaller. Addio a Gordon Moore, re dei chip

Il celebre imprenditore e ideatore dell’omonima legge si è spento il 24 marzo a 94 anni. Un capitano d’industria che ha plasmato il settore dei microchip che ritroviamo in ogni aspetto della vita quotidiana. Alessandro Aresu ne fa intravedere i tratti geniali e ricorda il suo ruolo

Prima di dare il nome alla “Legge di Moore”, Gordon Moore, scomparso il 24 marzo a 94 anni, era un bambino introverso che adorava la chimica e le esplosioni. Dopo il PhD in chimica a Caltech, nella sua vita si alternano ricerca e impresa. Moore è un ricercatore che ha avuto la fortuna e la determinazione di vivere e costruire in prima persona l’industria dei semiconduttori, che ha cambiato il mondo e ha plasmato l’era digitale.

La “legge di Moore” nasce con un articolo pubblicato nel 1965 sulla rivista Electronics dal titolo Cramming More Components onto Integrated Circuits, sull’evoluzione del settore, in particolare sull’aumetno di componenti sui circuiti integrati fino al 1975. Come scrive su Twitter l’esperto Alessandro Aresu, la “legge di Moore” non  è una “legge” scientifica. È l’osservazione di un’industria e la previsione sulla sua evoluzione. È una guida, una roadmap, in un certo senso una profezia che si auto-avvera. Almeno, prima di incontrare limiti su cui si discute animatamente, ma in un’industria che non riesce ad abbandonare il “marchio” di Moore, da cui l’espressione “More than Moore”.

Per rendere celeberrima l’espressione “Legge di Moore”, Moore non si è agitato più di tanto. L’espressione non l’ha coniata nemmeno lui, ma Caltech Carver Mead, anche se non si sa bene quando. Nel 2001, Moore lascia il board di Intel, per dedicarsi alla filantropia. Nel 2002 riceve la Presidential Medal of Freedom dopo la National Medal of Technology and Innovation del ’90. Il suo commento: “Quasi come 12 anni fa. Stessa stanza, un Bush diverso”.

In questo secolo, il “rivoluzionario tranquillo” è rimasto molto tranquillo, mentre avviene la grande ascesa di Morris Chang, con cui si sono conosciuti 60 anni fa. Il fondatore di Tsmc, triste per la morte di Moore, ha ricordato: “Con la morte di Gordon, quasi tutti i colleghi della prima generazione dei semiconduttori non ci sono più”.

Una delle storie preferite di Chang è che Moore in persona abbia snobbato negli anni ’80 il suo progetto sulla separazione della progettazione e della produzione, dicendogli: “Morris, tu hai avuto tante buone idee. Questa non lo è”. Un tema molto sottovalutato, su cui Aresu si sofferma nel suo ultimo libro “Il dominio del XXI secolo”, che riguarda l’ultima grande “zampata” di Moore, che ancora influenza il nostro mondo. È stato proprio Moore, negli anni ’90, a spingere sulla partnership pubblico-privata che ha permesso di portare sul mercato una tecnologia chiamata litografia ultravioletta estrema. Il sito Intel conserva gli emozionanti materiali del ’97.

Anche lì, un grande articolo del 1995, a firma Moore, in cui parla della sua “legge” tra virgolette, senza darsi arie. Cita la Legge di Murphy, senza virgolette. E saluta a modo suo: I want to encourage each of you to think smaller.



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