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Cosa serve per una Grande Strategia italiana? Scrive il diplomatico Farruggia

Di Emanuele Farruggia

Nella sua tesi elaborata per il Centro Alti Studi della Difesa, il consigliere d’ambasciata Emanuele Farruggia ha delineato gli elementi per la definizione di una Grande Strategia italiana e l’istituzione di un Consiglio nazionale di sicurezza. Pubblichiamo una sintesi delle conclusioni

La minaccia del terrorismo internazionale, che ha annullato la separazione tra sicurezza interna ed esterna, la sfida della sicurezza energetica e l’ascesa irresistibile della Cina hanno messo in rilievo l’importanza oltre che della dimensione della difesa anche delle altre componenti della sicurezza nazionale. Di qui la necessità di sviluppare una Grande Strategia italiana i cui elementi essenziali dovrebbero essere ricompresi in una Strategia nazionale di sicurezza.

Se la condizione necessaria per definizione di una Grande Strategia è costituita dall’adozione di una Strategia nazionale di sicurezza, essa, tuttavia, non è sufficiente. Infatti, appare ancora più urgente istituire un Consiglio nazionale di sicurezza. Tale organo politico di coordinamento, presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri, dovrebbe fare affidamento su un Dipartimento per la sicurezza nazionale – posto sotto la guida di un Consigliere nazionale di sicurezza – che si occupi non solo della definizione dell’ordine del giorno del Consiglio, ma anche della formulazione degli indirizzi strategici in materia di sicurezza nazionale. Il Dipartimento, incardinato presso la Presidenza del Consiglio, dovrebbe assicurare il coordinamento permanente di tutti gli attori del sistema di sicurezza nazionale nonché la gestione delle crisi.

Sotto questo aspetto l’Italia si trova in una situazione analoga a quella della Germania, mentre il Regno Unito e il Giappone hanno già da 10 anni adottato le rispettive Strategie nazionali di sicurezza e si sono dotati di un Consiglio nazionale di sicurezza presso l’ufficio del primo ministro.Traendo spunto dalle esperienze degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Francia e del Giappone, appare possibile attuare una riforma, con il coinvolgimento del Parlamento, che porti alla razionalizzazione degli attuali organi di coordinamento posti sotto la guida del presidente del Consiglio dei ministri e all’istituzione di un Consiglio nazionale di sicurezza. Il Consiglio supremo di Difesa presieduto dal Capo dello Stato, con la vicepresidenza del presidente del Consiglio, manterrebbe inalterato il suo ruolo e le sue prerogative, come previsto dalla Costituzione. Ciò porterebbe la sicurezza nazionale “al centro del governo”.

Qualora, poi, vi fossero le condizioni per una riforma costituzionale in senso semipresidenziale, occorrerebbe collocare il Consiglio nazionale di sicurezza sotto la guida del Capo dello Stato, quale capo dell’esecutivo, pur mantenendo il Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio, come avviene, per esempio, in Francia.



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