Interrogazione ai ministri Tajani e Nordio per sospendere il trattato bilaterale e muoversi di concerto con i Paesi Ue. L’atto del senatore arriva dopo una sentenza storica della Corte di Cassazione
Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’Italia, ha depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere al governo di valutare la sospensione del trattato di estradizione verso la Cina e di promuovere con gli Stati membri dell’Unione europea la sospensione di tutti gli accordi bilaterali di estradizione in vigore con lo stesso Paese. Destinatari dell’interrogazione sono il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quella della Giustizia, Carlo Nordio.
L’atto arriva dopo che la scorsa settimana la Corte Suprema di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Ancona negando l’estradizione verso la Cina di un cittadino cinese per presunti reati economici. Come affermato dall’organizzazione per i diritti umani Safeguard Defenders, dopo l’uscita della donna dalla Cina e prima dell’arresto in Italia, la sua famiglia avrebbe subito forti pressioni da Pechino finalizzate a farla rientrare nel Paese: tra il giugno e il dicembre 2021, la polizia cinese ha trattenuto senza accuse suo fratello per sei mesi, durante i quali è stato sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. È “una pratica sempre più nota”, scriveva Safeguard Defenders, che ha documentato questo metodo del “persuadere a tornare” nel rapporto “Involuntary Returns”.
Il senatore Terzi di Sant’Agata, inoltre, chiede al governo “se non si reputi necessaria una revisione dell’utilizzo della notifica red notice dell’Interpol, in considerazione delle evidenze di uso strumentale che la Cina ne fa, e quali iniziative di propria competenza si intenda adottare per sollevare la questione nelle opportune sedi internazionali”. Questo perché, si legge nella premessa, “è stato ampiamente dimostrato l’uso strumentale dell’Interpol e delle menzionate notifiche note come red notice per ottenere l’estradizione di dissidenti cinesi o di rifugiati politici che Pechino vuole riportare in Cina”.
Quella della scorsa settimana “è una sentenza storica, che esprime una oramai comune e uniforme posizione che i Paesi occidentali hanno inteso assumere rispetto alle richieste estradizionali provenienti da Paesi che non conoscono né rispettano lo stato di diritto”, aveva dichiarato l’avvocato difensore Enrico Di Fiorino a Formiche.net. “La decisione rappresenta una forte presa di posizione, che impone una seria riflessione al potere legislativo ed esecutivo sui rapporti che il nostro Paese intenderà portare avanti con la Repubblica popolare cinese”.