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Marthe, spia oltre le linee nemiche, durante la Prima guerra mondiale

Di Maria Gabriella Pasqualini

Una storia che racconta come la human intelligence, anche ai nostri tempi, deve essere considerata come l’elemento centrale, quel quid che i più sofisticati apparati tecnologici non possono avere. Il racconto di Maria Gabriella Pasqualini, studiosa e docente dei servizi di sicurezza

La documentazione archivistica su questa rete informativa oltre le linee nemiche è scarsa: molti documenti dell’epoca sono andati distrutti durante il secondo conflitto mondiale e i Servizi alleati del tempo non precisavano molti dettagli nei rapporti per motivi di sicurezza, soprattutto riguardanti notizie d’informatori sul campo, spie, ma non agenti del Servizio.

Scriveva Winston Churchill nel 1932 che quanto realizzato da Marthe Cnockaert dopo l’invasione del Belgio da parte dei tedeschi nel 1914, dietro le linee nemiche, aveva reso nobile e dignitosa la terribile professione di spia. Lo stesso Churchill firmò, a nome del Re, il 1° marzo 1919, un attestato di gratitudine per l’importante servizio reso dalla giovane belga ai Servizi informativi alleati.

In realtà Marthe iniziò come porta messaggi in luoghi sicuri, per divenire informatore e quindi ‘spia’; nel senso positivo della parola, come risulta dai pochi ma interessanti documenti inglesi che la riguardano e dal suo libro scritto nel 1932 I was a spy (ristampa 2015), con il cognome del marito.

La storia inizia il 3 agosto 1914 quando in un piccolo villaggio delle Fiandre Occidentali, Westrozebeke (Westroosebeke, nei documenti inglesi), si sparse la raggelante notizia che i tedeschi avevano invaso il Belgio, dopo aver dichiarato guerra alla Francia e dato un ultimatum di dodici ore al governo belga per far passare le truppe tedesche dirette alla frontiera francese.

Gli abitanti di Westrozebeke iniziarono a rendersi conto della guerra sanguinosa in atto quando iniziarono ad affluire sfollati, affamati e spaventati, e il quieto paese divenne in realtà un enorme campo profughi temporaneo. Iniziarono i bombardamenti. Arrivarono i tedeschi, i Boches, come li chiamavano con disprezzo, e le rappresaglie: anche la casa dei Cnockaert fu distrutta con il fuoco, sostenendo che vi si erano annidati dei cecchini attivi.

Marthe, studentessa di medicina, non avendo potuto terminare i suoi studi, si convertì in infermiera, curando i feriti tedeschi affluiti a Westrozebeke, nell’ospedale ancora funzionante. Fu poi inviata nel vicino villaggio di Roulers, dove risiedeva una guarnigione di militari tedeschi e lì iniziò quasi per caso la sua avventura di ‘spia’.

Grazie all’opera prestata a Westrozebeke, il Comandante della zona le fornì una lettera di raccomandazione per l’ospedale di Roulers. Questa lettera sarà la chiave che le permetterà di lavorare per i Servizi inglesi, francesi e belgi.

Lucelle Deldonck, sua amica, impegnata nella resistenza, incontrò segretamente Marthe e le chiese di servire il Belgio, anche mettendo a rischio la propria vita. Marthe accettò: il suo nome di copertura, ‘Laura’. Forse in quel momento non aveva ancora capito a quali rischi si stava esponendo ma la sua posizione d’infermiera nel locale ospedale la metteva in contatto con militari occupanti: era una buona fonte informativa primaria.

Marthe doveva distruggere immediatamente tutti i messaggi ricevuti; imparare a memoria il codice per inviarli e distruggere il cartaceo; avuta qualche notizia da veicolare, doveva recarsi in un vicolo vicino alla Grand Place, dove l’agente n. 63 (non poteva saperne di più) avrebbe ricevuto il messaggio. Seppe in seguito che n.63 era una donna, quando costei fu uccisa da un falso informatore: costui aveva bussato alla ‘quinta finestra’ del palazzo d’angolo del vicolo, con il codice previsto, mentre Marthe si era nascosta nell’ombra, rischiando di essere scoperta. N. 63 fu eliminata.

Alcuni dei messaggi per lei erano veicolati da una robusta anziana fruttivendola che girava con il suo carretto: ‘Canteen Ma’, il suo soprannome, riforniva anche i comandi tedeschi, ospedale compreso, con un lasciapassare che ne favoriva i movimenti e la consegna di messaggi a Martha. Altro anello della rete che un giorno scomparve, sostituita da un uomo. Quando n.63 non era in zona o dopo la sua uccisione, fu la fattoria dei Van Roots, fuori paese, a fungere da ‘cassetta postale’. La rete era sempre più fitta, organica, capillare a maglie strette.

Marthe era stata messa in guardia anche da ‘i vampiri di Berlino’, cioè pericolosi agenti del controspionaggio tedesco, mimetizzati da informatori belgi o inglesi, per scoprire reti di resistenza. Vi erano come contraltare i cosiddetti safety-pin (uomini con le spille da balia), che cercavano i ‘vampiri di Berlino’ e erano gli ‘angeli custodi’ delle spie locali: per farsi riconoscere, avevano sotto il bavero del cappotto o della giacca due spille da balia in metallo, poste però in diagonale; se erano messe in altro modo, erano ‘vampiri’. I safety -pin non facevano prigionieri. Alcuni di loro, scoperti furono uccisi dai ‘vampiri’ ma questo è il ‘gioco’ del controspionaggio: uno contro l’altro e perdite da ambo i lati. Un uomo arrivò all’ospedale di Marthe con la gola squarciata: sotto il bavero aveva due spille da balia ma non inserite nel modo indicato. Era uno di quegli agenti del controspionaggio tedesco sotto copertura. Di preferenza i safety pin usavano un’arma ‘bianca’ per eliminare l’obiettivo.

Una delle operazioni più brillanti della giovane spia fu di avvisare gli inglesi che ogni settimana, il mercoledì, arrivava a Roulers un treno per rifornimento di munizioni, bombe e truppe fresche. Per cercare di avere notizie sul successivo convoglio militare, un giorno rimase vicino alla stazione, dando a intendere che desiderava camminare. Con uno speciale lasciapassare tedesco, poteva girare anche durante le ore del coprifuoco. Iniziò una conversazione con un ufficiale della stazione; una telefonata lo distrasse e Marthe riuscì a vedere quel che le interessava per poi passare la notizia al n.63. A casa, però, trovò due ufficiali della polizia tedesca che le fecero molte domande circa la sua amica Lucelle. Sostenne l’interrogatorio con coraggio, lucidità e sangue freddo ma capì che era osservata dai Boches: il rischio aumentava come la sua determinazione. Ormai agiva istintivamente come una ‘spia’.

La notte del mercoledì indicato, poco dopo l’arrivo del convoglio, alle 3.45 del mattino, iniziarono i bombardamenti: il treno, la stazione e una parte di Roulers, distrutti; due aerei inglesi abbattuti. Molti i feriti tedeschi che affluirono all’ospedale, curati proprio da Marthe. Nessuno sospettò di lei, ma il controspionaggio tedesco aveva compreso che l’esatta info sul treno proveniva da Roulers e intensificò le ricerche, arrivando a individuare alcuni membri della rete ma non sospettando della amorevole infermiera, chiamata ‘piccola Madre’ dai feriti.

Poco dopo Marthe andò volontaria per qualche giorno in prima linea per carpire notizie fresche sulle operazioni al fronte. Le autorità tedesche le conferirono la Croce di Ferro per aver curato e salvato in prima linea, con coraggio, molti soldati: una spia decorata al valore, da chi stava spiando!

Avendo suo padre rilevato un caffè a Roulers, nelle pause del lavoro Marthe lo aiutava: molti erano gli ufficiali tedeschi che lo frequentavano e la giovane, molto corteggiata, lo fu in particolare da un ufficiale, Otto von Promft, di nobile nascita, educato, colto. Il controspionaggio belga e francese monitorava il caffè; venendo a sapere la vera funzione del giovane prussiano, avvisarono Marthe.

Von Promft, non aveva mire speciali su lei, se non quelle di acquisirla come confidente al controspionaggio tedesco.

Marthe accettò e riuscì a cavarsela per qualche tempo dando controinformazioni banali. L’ufficiale non fu ingannato a lungo e la minacciò apertamente, avendo forse intuito la verità. Una notte Otto fu ritrovato morto, con due pallottole in testa, opera di uno dei numerosi safety pin, angelo custode di Marthe, considerata dai Servizi britannici, un ottimo informatore.

In un altro caso Marthe arrivò molto vicino a importanti notizie che non riuscì a comprendere bene dandone informazioni parziali. I suoi referenti non intuirono il pericolo; eppure era riuscita a vedere, con l’aiuto di altri informatori della rete, strani grafici, calcoli e studi sulla direzione dei venti in zona, redatti da un civile tedesco, un chimico, Carl Sturme, che, spesso ubriaco, sosteneva di poter far vincere i tedeschi. Altri informatori le avevano confermato che erano arrivati a Roulers strani cilindri che contenevano chlorine dioxide. Marthe decise di non passare la notizia, prima di essersi assicurata sulla sua attendibilità.

La verità fu chiara quando in una bella giornata di sole un ‘vento del diavolo’ soffiò sopra la ‘terra di nessuno’ avviluppando le trincee degli alleati a Langemarck, Poelcapelle, fino quasi a Roulers: gas asfissianti.

Moltissime altre furono le azioni di Marthe che, rischiando sempre di più, commise un piccolo grave errore: andò a reclamare il suo orologio d’oro nella lista di alcuni oggetti ritrovati addosso a un ladro, come recitava l’annuncio, una trappola mortale. Non si era resa conto di averlo perduto durante un riuscito attentato a un deposito di munizioni. Si denunziò così da sola. In una rapida perquisizione nella sua camera furono ritrovati rotolini di due messaggi pronti da consegnare, firmati con la L,‘Laura’, il nome di copertura ormai conosciuto dai tedeschi come quello del ‘pericoloso’ agente informatore di Roulers.

Interrogatori, in verità non troppo rudi: Marthe non parlò; rifiutò di scrivere qualsiasi rigo nel tentativo di non dare esempi della sua scrittura. Andò davanti alla Corte Marziale imputata ai sensi del Codice Penale militare tedesco di tradimento. Rispose in fiammingo: si rifiutò di parlare in tedesco. I medici tedeschi con i quali aveva collaborato, deposero in favore della sua abnegazione in prima linea e in ospedale nel curare i feriti nemici tanto da meritare la Croce di Ferro. Martha fu condannata a morte per fucilazione, fu salvata dall’importante onorificenza e dalle favorevoli testimonianze dei medici. Pena commutata in ergastolo.

La guerra terminò. Martha tornò libera; tornata a Westrozebeke, incontrò un giovane militare inglese, diventando poco dopo Mrs. McKenna.

L’analisi delle varie azioni compiute nella zona di Roulers dalle spie locali a favore degli alleati fa riflettere: a cento anni di distanza, con droni e altra sviluppata tecnologia, possono far sorridere i loro sistemi di raccolta informativa. La humint, però, anche ai nostri tempi, deve essere considerata come l’elemento centrale, quel quid che i più sofisticati apparati tecnologici non possono avere, per elaborare quei ragionamenti intuitivi che solo il cervello umano riesce a avere e che le spie belghe riuscirono quasi sempre a avere. Attendiamo pure le performance dell’intelligenza artificiale!

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