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La democrazia tiene in Nigeria nonostante le violenze

Il risultato delle elezioni del fine settimana è stato fortemente contestato dai partiti di opposizione a causa di irregolarità e alcuni episodi di violenza. Ma, tra problemi e ritardi, la più grande democrazia africana ha tenuto le elezioni più rappresentative della sua storia. L’analisi di Foreign Policy

Il candidato del partito di governo, Bola Tinubu, è stato eletto presidente della Nigeria con il 37% dei voti. Nel fine settimana si sono tenute le elezioni nella più grande democrazia del continente africano, con 87,2 milioni di aventi diritto che hanno espresso le proprie preferenze in un clima segnato da violenze e ritardi, riporta un’analisi di Foreign Policy.

Le elezioni di quest’anno hanno visto l’impiego di nuove tecnologie, tra cui i dati biometrici per verificare l’identità degli elettori e il caricamento in diretta dei risultati su un sito web pubblico. Ma due giorni dopo la chiusura ufficiale delle urne, solo circa la metà dei risultati era stata caricata sulla piattaforma, a causa delle difficoltà di connessione a Internet e della scarsa pianificazione da parte della Commissione elettorale nazionale indipendente (Inec).

Oltre ai ritardi negli arrivi dei funzionari e del materiale elettorale, si sono verificati casi di intimidazione a danno dei votanti, schede sequestrate illegalmente e addirittura episodi di roghi degli uffici da parte di bande armate. Prima delle elezioni, solo il 60% degli elettori ha dichiarato di avere fiducia nella credibilità dell’Inec.

Tuttavia, la tornata elettorale di quest’anno è stata storica, sottolinea Foreign Policy, perché i candidati rappresentavano i tre maggiori gruppi etnici della Nigeria: Hausa-Fulani, Yoruba e Igbo. Dal ritorno della Nigeria alla democrazia nel 1999, è stato creato un accordo informale noto come “zoning” tra i partiti per condividere il potere tra il nord, prevalentemente musulmano, e il sud, prevalentemente cristiano. Tinubu è un musulmano del sud-ovest.

Foreign Policy aveva già riportato una serie di sondaggi di Bloomberg che prevedevano una vittoria del laburista Peter Obi. Il problema dei sondaggi in Nigeria è che vengono condotti tramite smartphone, il che porta ad analizzare l’opinione solamente della classe media urbana, che domina le piattaforme di social media come Twitter.

Ma la maggioranza degli elettori è rurale e povera e si concentra nell’area settentrionale. Secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale, nel 2020 solo il 36% della popolazione nigeriana aveva accesso a Internet. A meno che i sondaggisti non conducano interviste faccia a faccia nelle aree rurali del nord della Nigeria, sarà difficile prevedere i risultati delle elezioni. I livelli di reddito, la religione, l’etnia e la provenienza geografica sembrano i fattori che hanno influenzato le scelte di voto.

Le tensioni continueranno a crescere e le accuse di brogli elettorali circolano sui social media. L’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, il primo democraticamente eletto, ha esortato l’organo elettorale a salvare il Paese da “un pericolo incombente” e a “far annullare tutte le elezioni che non superano il test della credibilità e della trasparenza”.

Tuttavia, queste elezioni sono state le più competitive della Nigeria e i margini ristretti e gli sconvolgimenti in alcuni Stati chiave dimostrano che, nonostante gli enormi problemi, la democrazia nigeriana sta crescendo.


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