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Cosa c’è dietro l’offensiva retorica di Pechino contro gli Usa

Le affermazioni del presidente Xi e del suo ministro degli Esteri sembrano aver rotto la sobrietà diplomatica che ha tradizionalmente caratterizzato le figure di vertice di Pechino. Messaggi rivolti a interlocutori interni?

Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato lunedì che i recenti problemi economici del Paese sono legati a una campagna statunitense per “contenere” la Cina. Inoltre il suo ministro degli Esteri, Qin Gang, ha detto in conferenza stampa che la guerra in Ucraina è condotta da una “mano invisibile”, oltre a ricordare che il “contenimento e la soppressione [della Cina] non renderanno grandi gli Stati Uniti”. Insomma, la leadership cinese sembra aver rotto, almeno in questi due episodi, con la tradizionale sobrietà diplomatica che normalmente caratterizzava le figure apicali del governo di Pechino.

“I Paesi occidentali – guidati dagli Usa – hanno attuato un contenimento, un accerchiamento e una soppressione a tutto campo contro di noi, ponendo sfide senza precedenti allo sviluppo del nostro Paese”, ha detto Xi secondo il comunicato diffuso dall’agenzia di stampa governativa Xinhua.

Xi Jinping – ovvero il presidente della Repubblica Popolare Cinese, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista cinese, presidente della Commissione militare centrale – è sempre stato piuttosto negativo sui rapporti bilaterali con gli Stati Uniti. Ma non si è mai espresso in maniera così netta, limitandosi solitamente a dire “certi Paesi”, per indicare Washington. Attaccando direttamente gli Usa, Xi si avvicina alla retorica nazionalista propria dei funzionari governativi di livello più basso, come fa notare il Wall Street Journal.

Esiste una spiegazione plausibile. Le affermazioni sono state pronunciate di fronte a personalità del mondo imprenditoriale cinese che accusano l’attuale esecutivo di avere soffocato la crescita economica con l’applicazione delle rigidissime regole di contenimento del Covid-19. Dunque possono essere lette come un messaggio interno alla Cina e non un attacco diretto a interlocutori esterni. Un tentativo di Xi di allontanare da sé le responsabilità della relativa decrescita.

Altro episodio interessante è quello del ministro degli Esteri cinese. Qin Gang ha tenuto una conferenza stampa martedì – la prima da ministro degli Esteri – in cui ha voluto sottolineare come la guerra in Ucraina sembri pilotata da una “mano invisibile”. “Una mano invisibile che sta usando la crisi Ucraina per certi scopi geopolitici”, ha detto il ministro.

E ha poi voluto aggiungere un messaggio più distensivo. “I conflitti, le sanzioni e la pressione non risolveranno  il problema. Il processo dei colloqui di pace dovrebbe cominciare il prima possibile” e dovrebbe tenere conto delle preoccupazioni di sicurezza “di tutte le parti”.

“Il contenimento e la repressione [della Cina] non renderanno grande l’America”, ha proseguito l’ex ambasciatore negli Usa. E ha concluso con un monito: “Se gli Stati Uniti (…) continuano a percorrere la strada sbagliata, nessuna protezione potrà impedire il deragliamento” e si cadrà nel conflitto.

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