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A che punto è la “svolta epocale” di Scholz sulla Difesa. Parla Ross (Dgap)

“L’attitudine dei tedeschi è il segno più evidente della Zeitenwende. Persino forze tradizionalmente pacifiste come i Verdi abbracciano la politica degli aiuti militari”. Così Jacob Ross del German Council on Foreign Relations in una conversazione con Formiche.net sullo stato della politica del Cancelliere a un anno dalla sua formulazione

“Credo che l’attitudine e la percezione dei tedeschi sia il segno più evidente di qualcosa che sta effettivamente cambiando. Ora persino forze tradizionalmente pacifiste come i Verdi, ma anche i socialdemocratici, abbracciano la politica degli aiuti militari”. Sono le parole di Jacob Ross, ricercatore del German Council on Foreign Relations, in una conversazione con Formiche.net.

Il 27 febbraio 2022, tre giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il cancelliere tedesco Olaf Scholz pronunciò l’ormai celebre discorso in cui annunciò un cambiamento radicale nell’approccio tedesco alla politica estera e di difesa e un conseguente enorme investimento nelle Bundeswehr, le forze armate. Una Zeitenwende, letteralmente punto di svolta. Ad oggi in molti si chiedono cosa ne sia di questo ambizioso programma.

Quali sono gli umori delle istituzioni tedesche?

Credo che il ministero della Difesa sia ovviamente contento che ci sia più attenzione alle forze armate e alla necessità di aumentare il budget per la Difesa al 2% del Pil. Questo è un elemento che il cancelliere Scholz ha ripreso ieri mattina in Parlamento, a un anno dal discorso della Zeitenwende. In generale quella politica sta ricevendo sostegno da tutti i ministeri e quasi tutte le forze politiche – e sarebbe impossibile il contrario, data la situazione internazionale. Ma esiste un senso di “gelosia” da parte di altre istituzioni. La critica classica è: se le spese per la Difesa si possono aumentare di cento miliardi con uno schiocco di dita, perché non si fa lo stesso su altri campi? Ad esempio le infrastrutture, che ne avrebbero un gran bisogno in Germania, o la sanità, o le strutture sociali. Queste discussioni erano cominciate già subito dopo il discorso di Scholz, ma ora si fanno più visibili mentre la guerra procede e diminuisce il senso di urgenza iniziale.

Un’altra critica è che finora il governo tedesco ha impegnato, ma non speso, solo circa 30 miliardi di euro dei 100 totali. Inoltre, i fondi stanziati includono circa 13 miliardi per assetti che erano già nei piani di acquisto prima della guerra. 

Sì, certo. E qui si apre il discorso dell’inflazione che potrebbe mangiarsi i fondi. Ma poi c’è un’altra questione strutturale: non basta semplicemente iniettare enormi somme di denaro, ma bisogna concentrarsi sui processi di approvvigionamento. Le burocrazie che sovrintendono a questi processi sono marce, per usare un eufemismo. Molti ritengono che gran parte di questi soldi verrà persa nelle trincee della guerra burocratica – per fare una battuta – invece che spesa per costruire un buon esercito. L’ex ministra Lambrecht aveva già evidenziato il problema e Boris Pistorius ne è consapevole. Il tema esiste già da anni, ma è diventato urgente a causa della grande disponibilità finanziaria attuale.

Alcuni sostengono che la Zeitenwende non sia tanto una svolta epocale nel senso di politiche di Difesa, ma più che altro dal punto di vista psicologico della collettività.

Sì, credo che l’attitudine e la percezione dei tedeschi della questione sia il segno più evidente di qualcosa che sta effettivamente cambiando. Come è noto, la Germania ha tradizionalmente perseguito una politica estera con alcune linee rosse, tra cui il non inviare armamenti in zone di conflitto. Ora persino forze tradizionalmente pacifiste come i Verdi, ma anche i socialdemocratici, abbracciano la politica degli aiuti militari. La ministra degli Esteri Baerbock ha tenuto un discorso di recente a un evento di partito [Verdi]. Ha detto che il vecchio mantra del contrapporre realpolitik e geopolitica, da un lato, e l’etica e la morale, dall’altro, appartiene al passato. In sostanza ha sostenuto che la fornitura di armi all’Ucraina è basata su valori morali. Poi, di certo, c’è il discorso del sostegno pubblico a questa politica. Se ci fidiamo dei sondaggi, la maggioranza dei tedeschi è favorevole all’invio di armamenti. Il timore è che questo sostegno calerà con il passare del tempo visto che non ci sono prospettive su come la guerra possa finire. Ma questo è un tema che va oltre la Germania.


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