L’area di 132.171 metri quadrati va alla Progetto Internazionale 39, il cui 34% è diviso tra un delegato del governo di Pechino in Italia e la sua associazione. “Gli investitori saranno altri e sono italiani”, dice l’Autorità. Ma chi? In passato lo scalo, fondamentale per la Nato e d’interesse per la Via della Seta, era finito nel mirino di Cosco
Va alla società italo-cinese Progetto Internazionale 39 l’area di 132.171 metri quadrati della piattaforma logistica del porto di Taranto, messa sul mercato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio dopo che aver risolto consensualmente il rapporto con Taranto Logistica (in cui era presente il gruppo Gavio). La proposta è stata ritenuta dalla commissione – presieduta da Sergio Prete, a capo dell’Autorità e unico italiano tra gli esperti del Shanghai International Shipping Institute – quella “maggiormente idonea a proseguire l’iter istruttorio per il rilascio dell’autorizzazione unica Zes”, la Zona economica speciale.
LE DICHIARAZION DI PRETE
“Progetto Internazionale 39 si è impegnata a svolgere un’attività di servizio alle merci utilizzando l’intermodalità”, ha spiegato Prete al Quotidiano di Puglia in riferimento alla connessione tra trasporto ferroviario, stradale e marittimo. Nello specifico, Progetto Internazionale 39 si occuperà di movimentazione e stoccaggio di merci e container come è stato indicato nella richiesta iniziale. “Abbiamo ritenuto”, ha aggiunto Prete, “che la domanda di Progetto Internazionale 39 sia più aderente alle finalità di interesse pubblico. Progetto Internazionale 39 è solo una società di scopo, in realtà gli investitori saranno altri e sono italiani”. Quali siano, per ora non si sa, ma in passato sullo scalo è stato forte l’interesse di Cosco, compagnia di Stato cinese e cruciale nel progetto Via della Seta lanciato dal leader Xi Jinping.
L’ALTRO CONCORRENTE
L’altro concorrente era Vestas, società danese da tempo impegnata a Taranto in diversi progetti: aveva chiesto l’area per lo stoccaggio di quanto servirà alle pale eoliche. Il fatto che Vestas sia stata esclusa non dovrebbe comunque pregiudicare i piani di espansione della società perché, ha continuato, “vi sarebbe anche la possibilità di allocare Vestas in un’altra area del porto. Una valutazione, questa, che è stata fatta in sede di comparazione tra le due offerte”.
LE ZAMPE DEL DRAGONE
Chi c’è dietro alla Progetto internazionale 39? Il quotidiano La Verità ha raccontato che la società – che oggi si occupa di trasporti e logistica ma prima, sotto il nome di Pumma Brand, gestiva un marchio di una catena di pizzerie a Roma – ha sede nella capitale, in Piazzale Clodio 22, nello studio del commercialista Tommaso Celletti. Quest’ultimo ne risulta anche amministratore unico e azionista al 33%. Alfredo Esposito, residente a Civitavecchia, ha una quota pari. Il restante 34% è diviso tra Sergio Gao Shuai, al 33%, e l’Associazione per lo sviluppo economico e culturale internazionale, il cui presidente è proprio Gao Shuai, che detiene l’ultimo 1%. E chi è Gao Shuai? Residente a Milano da molti anni, è fondatore del Dragon Business Forum, responsabile di progetti per favorire rapporti tra imprese italiane e cinesi ma soprattutto è un delegato del governo di Pechino. Su Twitter mette spesso il suo “mi piace” ai tweet al Grande Oriente d’Italia, che l’8 marzo prossimo verrà riammesso dopo tre decenni dal duca Michael di Kent, attuale capo della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, nel novero delle obbedienze “regolari”.
IL PRECEDENTE SULLE MASCHERINE
Già nell’aprile 2020, l’imprenditore si era affacciato in Puglia. In piena pandemia Covid-19 e quando le mascherine venivano vendute (e comprate) a peso d’oro, infatti, il governatore Michele Emiliano aveva ricevuto direttamente dalla Cina un carico da 50 tonnellate di mascherine. “La Puglia è arrivata dove purtroppo non è arrivato lo Stato per le difficoltà che conosciamo”, diceva il governatore. “Non è un regalo, le abbiamo comprate però di questi tempi ricevere un aiuto anche per acquistare è un segno di amicizia. Ringrazio l’ambasciata italiana a Pechino per il supporto”. Fu anche grazie ai buoni uffici proprio di Gao Shuai che, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, avrebbe fatto “da facilitatore con le grandi piattaforme distributive dei materiali sanitari che in questo momento tutto il mondo cerca”.
LO SNODO CRUCIALE DI TARANTO
Come raccontato su Formiche.net, Taranto è uno snodo cruciale per le attività Nato, finito sotto i riflettori del Copasir negli anni passati. Nella città pugliese verrà presto attivato il Comando multinazionale marittimo per il Sud della Nato, che opererà in sinergia con i comandi già esistenti nella città, tra cui Comitmarfor, Comando italiano delle forze marittime. L’ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina, aveva spiegato a inizio dicembre che la nuova struttura “sarà in grado di condurrei tre compiti previsti dal concetto strategico dell’Alleanza e rappresenta una testimonianza viva dell’attenzione della Nato verso il Mediterraneo”.
LE MIRE DI FERRETTI GROUP
Nei giorni scorsi su Formiche.net avevamo raccontato gli sviluppi del progetto di Ferretti Group per la costruzione nell’area portuale di Taranto (ex Yard Belleli) di uno stabilimento che produrrà scafi per gli yacht. L’area si trova ad appena dieci miglia da quella in cui si trovano le Standing Naval Forces della Nato e le navi della missione Onu Irini. La scorsa settimana il progetto è stato approvato, dopo il parere positivo del Comune e della Regione Puglia, dall’adunanza della Seconda sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici con alcune prescrizioni tecniche che dovranno essere recepite in fase di progetto esecutivo.