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Divisa e indecisa. Ecco lo stato dell’opposizione venezuelana

Sono state fissate per il 22 ottobre le primarie dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro. I singoli partiti stanno già scegliendo i propri candidati, ma la complessa situazione di frammentazione e mancata unità – che mantiene il chavismo al potere da più di 20 anni – resta uguale…

Il Venezuela si prepara per le elezioni presidenziali previste per il 2024. Questa volta, la Piattaforma Unitaria, coalizione dei partiti politici che fanno opposizione al regime di Nicolás Maduro, spera presentarsi con un unico candidato. Per sceglierlo, sono state fissate le primarie il 22 ottobre di quest’anno.

Mediante questo processo elettorale, l’opposizione spera di sancire le divisioni interne. Uno degli episodi più recenti, come ricorda l’emittente americana Cnn, sono state le differenze riguardo alla fine del governo ad interim del presidente del Parlamento venezuelano Juan Guaidó. La leadership del giovane politico, nominato nel 2019, è stata motivo di scontro e accuse negli ultimi mesi tra gli oppositori.

È per questo che le primarie sono cariche di sfide. Ci sono molti aspetti da definire, sebbene le basi e le date del cronoprogramma siano già decise, come ha dichiarato Jesús María Casal, presidente della Commissione elettorale della Piattaforma Unitaria: “I cittadini devono presentarsi massivamente a questa convocazione […] devono scegliere chi sarà il loro favorito con il voto popolare, per dare inizio ad una nuova fase, con una candidatura unitaria per vincere le elezioni presidenziali”. Resta da decidere la logistica tecnica del Consiglio Nazionale Elettorale, se il voto sarà manuale o automatizzato e come sarà la partecipazione dei venezuelani residenti all’estero.

Già dal 1998, quando il presidente Hugo Chávez vinse le prime elezioni, l’opposizione si era presentata con più candidati, frazionando il voto dell’opzione anche in cinque opzioni diverse. Il Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) ha unificato il voto in un’unica alternativa, prima Chávez, e dopo Nicolás Maduro, che sarà anche nel 2024 candidato unico.

Casal ha spiegato che le inabilitazioni politiche, misure di sanzioni contro figure dell’opposizione da parte del Controllore Generale della Repubblica – a favore di Maduro -, impediscono l’esercizio degli incarichi pubblici ma non saranno un impedimento per partecipare alle primarie. Il presidente della Commissione elettorale della Piattaforma Unitaria ha aggiunto che si tratta di una violazione dei diritti umani.

Tra il 2000 e il 2012, il regime di Maduro ha inabilitato 924 persone, tra cui María Corina Machado, dirigente del partito Vente Venezuela, favorita delle primarie; Henrique Capriles Radonski, due volte candidato presidenziale e leader del partito Primero Justicia e Juan Guaidó, ex presidente ad interim e possibile candidato del partito Voluntad Popular. Saranno candidati alle primarie anche Delsa Solorzano con il partito Encuentro Ciudadano e Carlos Prosperi con il partito Acción Democrática

La reazione del regime non è mancata. Diosdado Cabello, vicepresidente del Psuv e alleato di Maduro, ha assicurato che in Venezuela non ci saranno primarie: “È una strategia per guadagnare tempo. Questi partiti sono legati direttamente all’impero nordamericano”.



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