Le richieste del fondatore di “aprire” lo scalo alla Cina si scontrano con i tentativi del partito di trovare casa a Strasburgo. L’eurodeputato tedesco Bütikofer twitta ribandendo implicitamente il suo no all’ingresso dei pentastellati nel gruppo ambientalista
“È questo il tipo di politica a cui il Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea vorrebbe aprire le porte?”. Poche parole a commento del sostegno di Beppe Grillo all’espansionismo cinese nei porti italiane sembrano sbarrare la strada all’ingresso del Movimento 5 Stelle, la creatura di Grillo, nella famiglia verde al Parlamento europeo. A scriverle è Reinhard Bütikofer, storico esponente ambientalista tedesco, presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Cina, commentando su Twitter un articolo di Formiche.net sulle richieste del fondatore del Movimento 5 Stelle ha chiesto ai deputati di “aprire” il porto di Taranto (sensibile per le attività della Marina militare italiana e della Nato) “ai grandi mercantili” cinesi per renderlo uno snodo della Via della Seta marittima – un progetto già promosso dai grillini specialmente sotto il governo Conte I con il sottosegretario tarantino Mario Turco.
Is this the kind of politics that the Greens/EFA group would want to open its door to? #Grillo #M5S https://t.co/dOyzahPQzN
— Reinhard Bütikofer (@bueti) March 23, 2023
IL PRECEDENTE
Sono anni, ormai, che il Movimento 5 Stelle cerca casa al Parlamento europeo. Nelle scorse settimane, come raccontato da La Repubblica, Bütikofer aveva inviato una mail interna raccontando l’incontro avuto con Giuseppe Conte, presidente pentastellato, la settimana prima e schierandosi contro l’ingresso del partito nel Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea. “Gli ho chiesto quali garanzie poteva dare che il M5S non mettesse in crisi la lotta all’autoritarismo del nostro gruppo e della famiglia verde. Ma ha preferito non rispondere alla mia domanda”, aveva scritto Bütikofer. “Conte non ha potuto assicurarci che non avrebbero minato la (nostra, ndr) lotta contro l’autoritarismo perché lo stanno già facendo ampiamente. Su questo argomento sono nostri avversari”.
IL GOVERNO DICE NO A GRILLO
Il governo ha già dichiarato il proprio no alle richieste di Grillo, tramite Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture. Ma il test per l’esecutivo riguarda il futuro della piattaforma logistica e il possibile esercizio dei poteri speciali, visto che un progetto per un’area di 132.171 metri quadrati della piattaforma logistica del porto, messa sul mercato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, è andato alla società Progetto Internazionale 39, di cui è azionista al 33% Sergio Gao Shuai, delegato del governo di Pechino a Milano, che detiene anche un 1% tramite la sua Associazione per lo sviluppo economico e culturale internazionale.
LE PAROLE DI CONFINDUSTRIA TARANTO
Dopo i molti articoli di stampa di questi giorni è intervenuto, intervistato dall’Adnkronos, Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto, che ha bollato come “strumentalizzazione pura e spicciola” i timori di un “pericolo cinese per il porto di Taranto”. In Progetto Internazionale 39, ha spiegato, “c’è un 33% di quote di un socio cinese che, tra l’altro, vive a Milano e ha tante altre attività in Italia. Anche nel mondo della moda, il settore di cui mi occupo, gruppi cinesi hanno acquistato società italiane. Poi io non sono un agente segreto. So soltanto che questo progetto è nato alcuni anni fa”, ha aggiunto. In realtà, come ha raccontato il quotidiano La Verità la società Progetto Internazionale 39 si occupa di trasporti e logistica soltanto da agosto: prima, sotto il nome di Pumma Brand, gestiva un marchio di una catena di pizzerie a Roma.
IL FUTURO DELLA PIATTAFORMA LOGISTICA
Sergio Prete, a capo dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio (e unico italiano tra gli esperti del Shanghai International Shipping Institute), ha spiegato che “Progetto Internazionale 39 è solo una società di scopo, in realtà gli investitori saranno altri e sono italiani”. Quali siano, per ora non si sa, ma in passato sullo scalo è stato forte l’interesse di Cosco, compagnia di Stato cinese e cruciale nel progetto Via della Seta lanciato dal leader Xi Jinping, come raccontato sempre su queste pagine.