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Prima della graticola del Congresso, TikTok gioca le sue carte

Il Ceo di TikTok sarà per la prima volta in audizione al Senato Usa. Nel frattempo lancia un video di appello agli utenti. Una campagna per fare pressione sul legislatore americano ed evitare il ban totale

Il Ceo di TikTok, Shou Zi Chew, ha diffuso un video in cui avverte il pubblico che il possibile ban del Congresso sulla piattaforma porterebbe portare il servizio fuori dalla vita dei 150 milioni di utenti americani, inclusi 5 milioni di aziende. “Alcuni politici pensano di bannare TikTok”, dice con aria dispiaciuta.

Nel video, il top manager si presenta con felpa, jeans e t-shirt e un atteggiamento amichevole da ragazzo della porta accanto. “Più di 150 milioni di americani usano TikTok, è quasi la metà della popolazione Usa”, e prosegue, “questo numero include 5 milioni di aziende che usano TikTok per raggiungere i propri clienti, e per la maggior parte sono piccole e medie imprese”, dice Chew.

Il danno economico è la principale leva su cui i vertici aziendali del social network puntano per convincere il legislatore statunitense a non adottare misure drastiche. Negli Usa la piattaforma impiega settemila dipendenti, è stata scaricata più di qualsiasi altra app dal 2018 e si aspetta di generare più di 11 miliardi di dollari per il 2024, molto più di Snapchat, Twitter e Pinterest.

Come già raccontato da Formiche.net nelle scorse settimane, il Congresso sta pensando di adottare un approccio piuttosto duro con la piattaforma di proprietà della cinese ByteDance. L’accusa è, naturalmente, che il governo di Pechino possa utilizzare il social come strumento per raccogliere informazioni sui cittadini statunitensi e come eventuale mezzo di propaganda. Accuse che TikTok ha sempre rigettato.

Shou Zi Chew apparirà per la prima volta di fronte alla Commissione Energia e Commercio del Congresso dove dovrà convincere i legislatori sulla possibilità di trovare accordi alternativi al ban totale. Durante l’audizione, il Ceo si troverà di fronte alcuni tra i senatori più falchi nei confronti della piattaforma, tra cui i repubblicani Mike Gallagher, Marco Rubio e John Thune e il democratico Mark Warner. Rubio e Gallagher sono stati i primi a presentare una proposta bipartisan per vietare l’utilizzo di TikTok nel dicembre 2022.

D’altra parte ci sono i legislatori meno critici. Quelli che osteggiano il ban completo sostengono che il governo non abbia ancora fornito prove convincenti che la piattaforma sia una minaccia per la sicurezza nazionale, come ad esempio il repubblicano Jeff Jackson.

Due anni di negoziati segreti tra l’azienda e il Committee on Foreign Investment statunitense sembrava avessero portato a un accordo che avrebbe mantenuto i dati degli utenti americani in data center in patria grazie a Oracle. Evidentemente non è stato sufficiente. La scorsa settimana l’amministrazione presidenziale ha chiesto agli stakeholder cinesi di disinvestire dalla piattaforma. TikTok è per il 60% in mano a investitori internazionali, il 20% è detenuto dai dipendenti e l’altro 20% dai suoi fondatori cinesi, secondo quanto riporta il Wall Street Journal.

Il management di ByteDance sostiene che vendere le quote non risolverebbe i timori di sicurezza nazionale, poiché “il cambio di proprietà non imporrebbe nuove restrizioni ai flussi o all’accesso ai dati”. Il portavoce ha proseguito: “Il modo migliore per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale è una protezione trasparente e basata negli Stati Uniti dei dati e dei sistemi degli utenti americani, con un solido monitoraggio, controllo e verifica da parte di terzi, che stiamo già attuando”.

Una tesi che fino ad oggi non ha convinto la comunità di intelligence statunitense e, di conseguenza, il Congresso, il quale punta il dito contro la legislazione di sicurezza nazionale cinese. Questa prevede che il governo possa richiedere in qualunque momento ad una azienda cinese di consegnare i dati di cui è in possesso.

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