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La battaglia per difendere l’Ucraina entra in una fase delicata

La forza della determinazione ucraina si scontra con la carenza di personale e di munizioni. Un’inchiesta del Washington Post fa luce sulla situazione al fronte. Siamo in una fase molto delicata del conflitto e per Kyiv gli alleati devono impegnarsi di più

Il conflitto in Ucraina vede contrapposte, in sintesi, la qualità delle forze di Kiyv contro la quantità di quelle di Mosca. Un’inchiesta del Washington Post racconta di come un anno di guerra abbia seriamente compromesso il valore aggiunto ucraino, tra perdite di uomini e carenza di munizioni.

Le cifre delle perdite militari sono segretissime sia in Russia che in Ucraina, ma il quotidiano statunitense stima che i difensori abbiano perso 120mila soldati e l’invasore 200mila, un impressionante totale di 320mila soldati morti o feriti. Il dato da tenere a mente è che l’esercito russo è molto più grande e la popolazione russa è circa il triplo di quella ucraina.

Come detto, il punto di forza delle armate di Kiyv è la qualità. La qualità degli armamenti è un elemento sicuramente importante. Ma chi tutti i giorni sta nel fango di una trincea o nascosto in un edificio in rovina sa bene che l’esperienza del combattente è un fattore decisivo. E i soldati più esperti sono per la maggior parte morti o feriti.

Ne sa qualcosa un comandante di battaglione della 46esima Brigata d’Assalto Aereo. Intervistato dal WaPo, il comandante Kupol (nome di battaglia) parla della sua unità. Composta da 500 soldati un anno fa, ha subìto 100 perdite e 400 feriti portando alla completa rotazione dei membri. I nuovi arrivati sono stati addestrati per qualche mese, non hanno alcuna esperienza di battaglia, non hanno mai lanciato una granata e spesso abbandonano la posizione senza sparare di fronte all’avanzata nemica.

Certo, non è detto che la situazione sul campo di battaglia rifletta esattamente l’insieme delle forze armate ucraine: si sa che Kiyv sta addestrando truppe che per il momento non manda al fronte. Andriy Yermak, capo dell’ufficio di presidenza ucraino, ha detto che lo stato delle forze non diminuisce il suo ottimismo riguardo una possibile controffensiva. “Non credo che abbiamo esaurito il nostro potenziale. In qualunque guerra arriva un momento in cui si deve preparare nuovo personale”.

Il punto non è diffondere pessimismo per il gusto di farlo. Il punto è informare un dibattito nella maniera più obiettiva e realistica possibile per far comprendere all’opinione pubblica occidentale cosa sta succedendo alle porte dell’Europa orientale. È chiaro che nel pieno di una guerra i leader militari e politici devono infondere coraggio e speranza. Ma sia per la leadership ucraina, sia per i militari al fronte, la questione ruota essenzialmente intorno al sostegno statunitense e degli alleati.

Il numero di main battle tanks promessi dall’Occidente (circa ottanta) viene spesso definito “simbolico” dagli ufficiali al fronte, per non parlare di quelli che si chiedono se questi armamenti arriveranno sul campo di battaglia in tempi utili.

Lunedì il presidente Zelensky ha detto in un comunicato che i combattimenti nell’est, inclusa Bakhmut, sono “molto impegnativi”. Tuttavia ha ribadito che rimane la determinazione a sconfiggere le forze russe e che l’est del Paese è il luogo in cui “si combatte per il futuro di tutti gli ucraini”.

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