Kyiv festeggia l’arrivo dei carri armati da Washington, Londra e Berlino. Attesi i jet polacchi, dopo quelli slovacchi. Intanto, per la prima volta, Medvedev ammette implicitamente che le forze russe potrebbero presto trovarsi sulla difensiva
“Sono arrivati”, sono “i migliori mezzi per i migliori soldati”. Così il ministero della Difesa ucraino festeggiava lunedì l’arrivo dei carri armati occidentali (Strykers e Cougars dagli Stati Uniti, Challengers dal Regno Unito e Marders dalla Germania) scrivendo poi un piuttosto chiaro “Avanti!” che sembra suggerire una imminente controffensiva dei soldati di Kyiv. “Il nostro ‘zoo militare’ si espande”, ha scritto su Facebook il ministro Oleksiy Rezniko. “E ai ‘gattini da combattimento’ si è unito un ‘elefante’. È esattamente così che i nostri paracadutisti chiamavano Challenger.
Sarà tutto Ucraina!”, ha aggiunto ribadendo il concetto.
L’Ucraina, dunque, ha ricevuto almeno una parte dei 90 veicoli corazzati Stryker e dei 37 Cougar Mine Resistant Ambush Protected promessi dagli Stati Uniti, dei 14 carri armati Challenger 2 promessi dal Regno Unito e dei 40 veicoli da combattimento per la fanteria Marder promessi dalla Germania (che ha anche inviato 18 carri armati Leopard 2). Quanti ne siano arrivati al momento non è noto. Ma sembra tutto pronto per la controffensiva. Reale? Minacciata o mo’ di deterrenza? Vedremo.
Inoltre, la scorsa settimana i primi quattro caccia Mig-29 dalla Slovacchia sono stati consegnati “in sicurezza” alle forze armate ucraine, aveva annunciato Jaro Nad, ministro della Difesa slovacco. In totale, la Slovacchia ha dichiarato che avrebbe donato 13 degli aerei di fabbricazione sovietica. “Nelle prossime settimane, il resto degli aerei sarà consegnato”, aveva detto Martina Kakascikova, portavoce del ministero della Difesa. Kyiv attende però ancora quelli promessi da Varsavia. “C’è una decisione ufficiale da parte della Polonia di trasferire gli aerei alla base americana appropriata”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymr Zelensky. “Abbiamo la conferma. Tutti l’hanno ascoltato e letto dai media. La Polonia ha un accordo con la parte americana. Ma allo stesso tempo sentiamo che le proposte della Polonia sarebbero infondate. Questo è quello che dicono a Washington. Allora, quando verrà presa la decisione?”.
Sulla questione jet gli Stati Uniti continuano a escludere l’invio di moderni F-16 all’Ucraina, anche dopo 14 mesi dall’inizio dell’invasione russa. Un’apertura, seppur timida, è arrivata però dal primo ministro olandese Mark Rutte. “Nei Paesi Bassi non vediamo alcun tabù, non escludiamo nulla e ci consultiamo intensamente con i nostri partner”, ha dichiarato durante una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz nella città di Rotterdam. “Ma al momento non è stata presa alcuna decisione di addestrare piloti per aerei da combattimento con noi. Non è stato ancora deciso nulla.
Intanto, ieri il presidente Zelensky ha visitato alcune “posizioni” ucraine “in prima linea a Zaporizhzhia” per conoscere la “situazione operativa” e consegnare onorificenze ai militari, secondo quanto dichiarato dal suo ufficio. Il presidente ha pubblicato sul suo canale Telegram un video che lo mostra mentre incontra i soldati. “Ho visitato il posto di comando del gruppo operativo Zaporizhzhia. Ho presentato ordini e medaglie ai dipendenti del servizio di Sicurezza dell’Ucraina, della Guardia nazionale, della Polizia nazionale, del servizio della Guardia di frontiera statale e del servizio di Emergenza statale dell’Ucraina”, ha scritto Zelensky. “Grazie per aver protetto il nostro stato, le nostre case, l’integrità territoriale e la vita in Ucraina. Vi auguro buona salute. Vi auguro una grande vittoria e questa si avvererà sicuramente”, ha concluso. La scorsa settimana aveva fatto visita ai soldati ucraini che stanno combattendo nell’area di Bakhmut. Anche in quel caso aveva pubblicato un video e scritto un messaggio piuttosto eloquenti sul proprio canale Telegram. “Regione di Donetsk. Le posizioni di prima linea dell’esercito ucraino nel settore di Bakhmut. Sono onorato di essere qui oggi per premiare i nostri eroi. Per stringere loro la mano e ringraziarli per aver protetto la sovranità del nostro Paese”, si legge.
Tra le due visite di Zelensky ha parlato Dmitry Medvedev. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo ha spiegato che Mosca si sta preparando a una controffensiva ucraina ribattendo alle dichiarazioni di Kyiv secondo cui i le forze russe sarebbero “a corto di forze”. Loro, cioè gli ucraini, “si stanno preparando per un’offensiva, lo sanno tutti”, ha spiegato ai media russi. “Il nostro stato maggiore lo sta valutando e sta preparando le proprie soluzioni”. Inoltre, ha avvertito che Mosca sarebbe pronta a usare “assolutamente qualsiasi arma” se l’Ucraina tentasse di riprendere la penisola di Crimea, annessa unilateralmente dalla Russia nel 2014. Parole non banali, visto che sembrano un’ammissione, la prima, da parte di Mosca del fatto che presto le sue forze potrebbero presto trovarsi sulla difensiva in Ucraina dopo che l’offensiva invernale ha iniziato a rallentare.
Alcuni segnali della possibile controffensiva arrivano proprio dalla Crimea. Qui, i recenti attacchi con i droni da parte ucraini hanno preso di minora alcune numerose strutture militari nel territorio, come il porto di Sebastopoli, sede della flotta del russa Mar Nero, e la base aerea di Saki, ma anche il cruciale snodo ferroviario settentrionale di Dzhankoi. Mosca ha riconosciuto gli attacchi ma ha negato qualsiasi danno alle strutture militari russe. Kyiv, invece, mantiene l’ambiguità. Funzionari ucraini hanno spiegato che sono andati a segno alcuni colpi, tra cui quello contro un carico ferroviario di missili da crociera russi Kalibr colpito a Dzhankoi, a circa 130 chilometri dalla posizione ucraina più vicina. Ma Kyiv continua a non prendersi il merito diretto degli attacchi sul territorio russo e in Crimea. “Questo fa parte dei processi che si svolgeranno prima della smilitarizzazione e della de-occupazione della penisola di Crimea e di tutti i territori occupati dell’Ucraina”, ha dichiarato Andriy Yusov, ufficiale dell’intelligence militare ucraina, al Financial Times.
Qualcosa sembra essere cambiato anche a Washington. Gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato di fornire all’Ucraina armi con una portata sufficiente per colpire la Crimea per il timore che il presidente russo Vladimir Putin possa usare armi nucleari. Ma Kyiv, racconta il Financial Times, ha notato un cambiamento di tono a Washington: i funzionari statunitensi che sembrano accettare l’imperativo strategico per l’Ucraina di contrastare l’uso della Crimea da parte della Russia come piattaforma di lancio militare. “Ci sono importanti strutture militari in Crimea che la Russia ha trasformato in cruciali depositi logistici e di back-office per questa guerra”, ha dichiarato nelle scorse settimane Victoria Nuland, sottosegretaria di Stato americano per gli affari politici, a un evento del think tank Carnegie Endowment. “Sono obiettivi legittimi. L’Ucraina li sta colpendo e noi la sosteniamo”. Alla domanda se gli obiettivi ucraini e statunitensi fossero coerenti in relazione alla Crimea, ha risposto: “In questa prossima fase, in termini di ciò che gli ucraini vogliono fare sul campo di battaglia e di ciò che noi stiamo permettendo loro di fare, sì”.
E il fatto che a pronunciare sia stata Nuland, odiosissima da russi e filo-russi (più dai secondi probabilmente) per il ruolo in Ucraina nel 2014, rappresenta forse un dettaglio non secondario. È forse un tentativo di alzare le aspettative per trovare una qualche soluzione visto che la Russia di Putin sembra comprendere soltanto la logica di potenza? Vedremo.
(Foto: Twitter @DefenceU)