Il tema del rinnovo del memorandum d’intesa sulla Via della Seta è “ancora oggetto di valutazione”, ha detto Meloni. Nei giorni corsi il ministro Lollobrigida aveva sottolineato l’importanza di “muoversi di concerto” con Ue e Usa. Zack Cooper, senior fellow dell’American Enterprise Institute di Washington e docente all’Università di Princeton, intervistato da Formiche.net avverte: “La decisione ha implicazioni più ampie che spero vengano considerate nell’ambito di questo processo”
“Il governo italiano analizzi con cura ciò che la Cina ha dato all’Italia nell’ambito della Via della Seta”. È il consiglio che arriva da Zack Cooper, senior fellow dell’American Enterprise Institute di Washington e docente all’Università di Princeton, esperto della competizione tra Stati Uniti e Cina.
Il tema del rinnovo del memorandum d’intesa sulla Via della Seta è “ancora oggetto di valutazione”, ha detto domenica Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. “Stiamo valutando”, ha risposto Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ai cronisti. Con Pechino, ha osservato, “abbiamo relazioni buone, vediamo, ci sono tante forme di collaborazione, anche commerciali”.
Il memorandum d’intesa sulla Via della seta, firmato nel 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte, scade a marzo 2024 ma si rinnova automaticamente a meno che una delle due parti non comunichi un passo indietro entro tre mesi prima del rinnovo automatico.
Nei giorni scorsi un portavoce del dipartimento di Stato americano ha spiegato a LaPresse che “gli alleati della Nato riconoscono le sfide alla sicurezza, agli interessi e ai valori transatlantici rappresentate dalla Cina e lavorano a stretto contatto per affrontarle”. Gli Stati Uniti e l’Italia, ha continuato, “sono stretti alleati nella Nato, partner nel G7 e Paesi amici con forti legami tra i nostri popoli. Lavoriamo a stretto contatto” con il governo Meloni “su una gamma di interessi condivisi, così come abbiamo fatto per tanti anni con i governi italiani”, ha aggiunto.
Le dichiarazioni raccolte da LaPresse seguono l’impegno espresso da Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, uno degli uomini più ascoltati del governo oltreché cognato di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Sul memorandum d’intesa con la Cina “bisognerà muoversi di concerto con gli Stati europei e anche con gli Stati Uniti, con i Paesi Nato, perché un’alleanza è un’alleanza, non solo militare”, aveva dichiarato il ministro al Messaggero. “Agiremo con molta prudenza, quella che non c’è stata in passato, dove anzi – mi riferisco al governo Conte – ci sono state delle zone d’ombra”, aveva aggiunto sottolineando poi le differenza con la Cina su diverse questioni, dal rispetto dei diritti dei lavoratori alla guerra in Ucraina, dal clima all’Africa.
Difficile dimenticare lo scetticismo americano nel 2019 per la scelta italiana. “L’Italia è un’importante economia globale e una grande destinazione per gli investimenti. Non c’è bisogno che il governo italiano dia legittimità al progetto di vanità cinese per le infrastrutture”, aveva scritto Garret Marquis, assistente speciale dell’allora presidente Donald Trump e portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, su Twitter.
La decisione del governo Meloni, attesa come detto entro fine anno, “ha implicazioni più ampie che spero vengano considerate nell’ambito di questo processo”, commenta Cooper con Formiche.net. “L’Italia è l’unico membro del G7 ad aver firmato un memorandum d’intesa sulla Via della seta. La maggior parte degli altri Paesi che lo hanno fatto sono economie più piccole e meno sviluppate. In tutto il mondo, Pechino ha spesso fatto grandi promesse sulla Via della seta, ma non è riuscita a mantenerle”, aggiunge. Ecco perché, conclude l’esperto, “credo che sia opportuno che il governo italiano analizzi con cura ciò che la Cina ha dato all’Italia nell’ambito della Via della seta”.