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Per von der Leyen un sano realismo verso Pechino. Parla Meacci (Csds)

All’Europa serve essere “più coraggiosa” nei confronti della Cina, “più repressiva in patria e più assertiva all’estero”, ha spiegato oggi la presidente della Commissione prima della visita con Macron. Sull’Ucraina, che per Bruxelles è un fattore determinante per le relazioni future, le due parti sono distanti, afferma Ludovica Meacci, ricercatrice presso il Centre for Security, Diplomacy and Strategy della Brussels School of Governance, a Formiche.net

All’Europa serve essere “più coraggiosa” nei confronti di Cina una “più repressiva in patria e più assertiva all’estero”. A dirlo è stata Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, durante un un evento organizzato da European Policy Center e da Merics. In questo discorso tenuto a pochi giorni prima della sua partenza per Pechino per una missione assieme al presidente francese Emmanuel Macron, von der Leyen ha presentato la linea che terrà con il leader cinese Xi Jinping: “Il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di [Vladimir] Putin” in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni tra Unione europea e Cina in futuro”.

Non è passato inosservato, infatti, l’incontro della scorsa settimana tra Xi e Putin che un anno fa, pochi giorni prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina, avevano siglato un’amicizia “senza limiti” tra Cina e Russia. “In questo momento ci sono cambiamenti – come non si vedevano da 100 anni – e siamo noi a guidare questi cambiamenti insieme”, ha detto Xi a Putin mentre si trovava davanti alla porta del Cremlino per salutarlo. Parole “eloquenti”, secondo la presidente della Commissione europea, che dimostra l’obiettivo del Partito comunista. Quello, ha spiegato, “di un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale con la Cina al centro”. Lo abbiamo visto, ha continuato, “con le posizioni della Cina negli organismi multilaterali, che mostrano la sua determinazione a promuovere una visione alternativa dell’ordine mondiale. Una visione in cui i diritti individuali sono subordinati alla sovranità nazionale. Dove la sicurezza e l’economia hanno la precedenza sui diritti politici e civili”, ha aggiunto.

“Sull’Ucraina, Cina e Unione europea sembrano parlare due linguaggi differenti”, spiega Ludovica Meacci, ricercatrice presso il Centre for Security, Diplomacy and Strategy della Brussels School of Governance, a Formiche.net. “La Cina spiega all’Unione europea che fa molto poco rispetto a quanto potrebbe per aiutare la Russia nell’invasione dell’Ucraina. L’Unione europea, invece, reputa il sostegno cinese insostenibile e problematico. Da qui, le dichiarazioni odierne della presidente von der Leyen”, aggiunge.

Guardando al futuro, mantenere la stabilità diplomatica e le linee di comunicazione aperte con la Cina “è di vitale importanza”, ha spiegato la presidente della Commissione europea. “Credo che non sia fattibile, né nell’interesse dell’Europa, sganciarsi dalla Cina. Le nostre relazioni non sono né bianche né nere, e nemmeno la nostra risposta può esserlo”, ha aggiunto. “Per questo motivo, dobbiamo concentrarci sulla riduzione del rischio (de-risking), non sul disaccoppiamento (de-coupling). E questo è uno dei motivi per cui presto mi recherò a Pechino insieme al presidente Macron”, ha detto ancora. “Gestire questo rapporto e avere uno scambio aperto e franco con le nostre controparti cinesi è una parte fondamentale di quello che definirei il de-risking attraverso la diplomazia delle nostre relazioni con la Cina. Non saremo mai timidi nel sollevare le questioni profondamente preoccupanti che ho già esposto, ma credo che dobbiamo lasciare spazio a una discussione su un partenariato più ambizioso e su come rendere la concorrenza più equa e disciplinata”, ha proseguito von der Leyen. “Più in generale, dobbiamo pensare a come collaborare in futuro in modo produttivo nel sistema globale e a quali sfide affrontare”.

Per la prima volta la presidente ha lasciato intendere che l’Unione europea abbandonato l’accordo commerciale, concluso nel 2020 dalla Commissione europea su impulso di Macron e dell’allora cancelliera tedesca Angela Merkel, ma successivamente bloccato dal Parlamento europeo dopo che Pechino, ha sanzionato alcuni deputati. “Dobbiamo riconoscere che il mondo e la Cina sono cambiati negli ultimi tre anni, e dobbiamo rivalutare” l’accordo “alla luce della nostra più ampia strategia per la Cina”, ha dichiarato von der Leyen. Un chiaro messaggio a chi, come il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, sembra stia pensando a far ripartire il processo.

Il modo in cui la Cina rispetterà gli obblighi internazionali in materia di diritti umani “sarà un altro banco di prova” per capire come, e quanto, l’Unione europea potrà cooperare con la Cina, ha proseguito. Qualsiasi indebolimento della stabilità regionale in Asia, la regione a più rapida crescita del mondo, “si ripercuote sulla sicurezza globale, sul libero flusso del commercio e sui nostri interessi” nella regione, ha spiegato von der Leyen rilanciando quell’interconnessione tra Euro-Atlantico e Indo-Pacifico al centro dell’agenda giapponese e ormai della strategia di molti Paesi occidentali. “Le dimostrazioni di forza militare nel Mar Cinese meridionale e orientale e al confine con l’India hanno un impatto diretto sui nostri partner e sui loro legittimi interessi. Sottolineiamo inoltre l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan”, ha aggiunto. “Anche le gravi violazioni dei diritti umani che si verificano nello Xinjiang sono motivo di grande preoccupazione, come indicato nel recente rapporto dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il modo in cui la Cina rispetterà gli obblighi internazionali in materia di diritti umani sarà un altro banco di prova per capire come, e quanto, potremo cooperare”, ha detto ancora.

“Quella espressa da von der Leyen sulla Cina è una posizione molto chiara e realista”, commenta Meacci. “La presidente della Commissione europea ha scelto una postura ambiziosa che è giusto che qualcuno abbia all’interno delle istituzioni europee. Ma nella pratica molte cose rimangono di competenza degli Stati membri, seppur la Commissione stia lavorando su alcuni fronti come gli strumenti di difesa per i settori tecnologici annunciati oggi”, conclude.


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