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Non lasciamo che Xi e Putin ci ingannino. Parla l’inviato americano Rubin

Intervista esclusiva con il coordinatore del Global Engagement Center al dipartimento di Stato. Se Pechino vuole contribuire alla fine della guerra, convinca Mosca a fermare l’invasione, dice. I due regimi stanno “avvelenando i pozzi” tramite il loro allineamento “quasi totale” sulla propaganda (tra bio-lab e colpe alla Nato). Dell’Italia di Meloni dice: “Un forte alleato, ha lavorato molto bene con gli Stati Uniti e con i suoi colleghi in Europa”

“È importante non lasciare che gli incontri a Mosca ingannino il mondo”, dice James P. Rubin, che dal dicembre scorso è inviato speciale e coordinatore del Global Engagement Center, organismo del dipartimento di Stato americano che si occupa di disinformazione e propaganda degli attori ostili.

Come Pechino potrebbe contribuire alla fine della guerra

Nella dichiarazione congiunta firmata ieri pomeriggio, i leader Vladimir Putin e Xi Jinping hanno rilanciato l’impegno ad approfondire il “partenariato strategico globale di coordinamento per la nuova era”. La Russia “parla positivamente della posizione obiettiva e imparziale della Cina sulla questione ucraina”, recita una nota della diplomazia cinese. “Se la Cina vuole essere promotrice di un piano di pace che contribuisca alla fine della guerra, è in grado di farlo convincendo il presidente Putin a fermare la guerra che il presidente Putin ha iniziato”, scandisce Rubin in collegamento con Formiche.net dal dipartimento di Stato.

Farlo, continua, “non dovrebbe essere così complicato” visto che nel documento pubblicato un mese fa la Cina chiarisce che “la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere sostenute concretamente”. “Questo è ciò che è stato violato con l’ulteriore invasione dell’Ucraina l’anno scorso”, nota Rubin. “Questo è ciò che ha causato tanta sofferenza al popolo ucraino [e] tanta sofferenza al popolo russo visto che il suo governo ha iniziato a spendere i propri soldi in armi invece di spenderli in burro”. Il diplomatico definisce poi “preoccupante” il mondo in cui alcuni giornali guardano al piano cinese, “senza valutare la misura in cui la Cina ha l’opportunità di svolgere un ruolo costruttivo convincendo il presidente Putin a fermare la guerra che ha iniziato”.

L’allineamento “quasi totale” sinorusso sulla propaganda

“La Cina, invece di mentire e ripetere le bugie russe sulle cause della guerra, dovrebbe fare qualcosa per fermare la guerra della Russia”, spiega ancora Rubin, che dice che sulla guerra in Ucraina c’è un allineamento “quasi totale” tra i due Paesi. “Esiste una echo-chamber in cui la Russia mente su qualcosa – come la guerra per i laboratori biologici in Ucraina, che è una menzogna, suggerire che questa guerra riguardi la ricerca fatta per proteggersi dalle malattie è una menzogna – e la Cina, purtroppo, nel suo sistema di propaganda, ha scelto di ripetere queste bugie”, prosegue citando anche le accuse di Pechino alla Nato. “Purtroppo questa perniciosa echo-chamber ha avvelenato i pozzi in tutto il mondo e ha confuso cittadini, leader e giornali di tutto il mondo sul perché di questa guerra, sul suo significato” prosegue. “E questo ha reso più difficile, purtroppo, per l’Ucraina e per gli Stati Uniti che sostengono l’Ucraina raccogliere il sostegno internazionale, dato che i pozzi sono stati avvelenati nel Sud globale, nei Paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia Pacifico, da questa echo-chamber russo-cinese, in cui le bugie vengono dette, ripetute e ripetute ancora come se ci fosse una qualche base fattuale”.

L’allineamento “quasi totale” tra Mosca e Pechino nello spazio informativo sulla guerra è “una tragedia per il mondo”, sostiene Rubin. Ed “è la prova che l’implicito sostegno della Cina alla pace non è confermato dalle sue azioni. Non solo si sono allineati con la Russia nello spazio informativo, ma hanno sostenuto la Russia e la diplomazia in tutto il mondo. E semplicemente andando a Mosca, il leader cinese si è legato a qualcuno che è stato appena incriminato dalla Corte penale internazionale. La Cina da tempo dice di credere nella sovranità, e la sovranità dell’Ucraina? E l’integrità territoriale dell’Ucraina, improvvisamente, non gli interessa?”.

L’Ucraina oggi, Taiwan domani?

A tal proposito, “l’Ucraina di oggi può essere l’Asia orientale di domani”, dice spesso, con riferimento a Taiwan, il primo ministro giapponese Fumio Kishida, in questi giorni in visita in Ucraina. Anche alla luce dei fallimenti dei sistemi autoritari sul Covid-19 oltre che della guerra in Ucraina, “le democrazie sono più forti”, dice Rubin citando il rafforzamento sia dell’Europa sia della Nato, viste anche le prospettive di ingresso di Finlandia e Svezia. Al contrario, i sistemi autoritari più deboli. “La Russia, la Cina e anche l’Iran, in un certo senso, sono più deboli. Subiscono il fatto di essersi trovati dalla parte sbagliata in questo storico errore di Vladimir Putin”.

“Che cosa questo significhi per Taiwan lo lascio dire ad altri, ma certamente l’idea che l’uso della forza militare per invadere è stato dimostrato essere un tragico errore”, aggiunge.

L’Italia, “un solido alleato”

L’Italia è stata spesso etichettata come il ventre molle dell’Europa e della Nato. È così? “Non voglio mettere etichette sull’Italia, un Paese che amo”, risponde Rubin ricordando il lavoro fatto anche in passato, nei Balcani, un conflitto per il quale fu messo sotto processo all’Aja il leader serbo Slobodan Milošević.

“Ovviamente abbiamo sentito e letto molte cose su cosa sarebbe successo quando il governo sarebbe cambiato”, dice l’inviato speciale con riferimento alla caduta del governo presieduto da Mario Draghi e la nascita di quello di Giorgia Meloni dopo le elezioni di settembre. “Francamente certe cose non si sono avverate. Anzi, il governo italiano ha lavorato molto bene con gli Stati Uniti e con i suoi colleghi in Europa, e si è opposto alle aggressioni di Vladimir Putin. Non voglio quindi etichettarlo se non come un forte alleato, che ha fatto la cosa giusta sganciandosi dal gas russo e sviluppando una maggiore indipendenza, acquistando gas da altri Paesi come Algeria, Libia e Azerbaigian, e potendo importare il gas attraverso, le cosiddette navi rigassificatrici. Questo è un segno del fatto che l’Italia vuole liberarsi dal gas russo entro l’anno, e mi dicono sembra che sia a buon punto”. Anche questo è “un esempio di come Putin abbia giudicato male le democrazie pensando che siamo deboli. Invece, abbiamo dimostrato quanto siamo forti”, aggiunge.

Come affrontare la disinformazione?

Libertà di parola e contrasto a disinformazione e propaganda rappresentano una sfida per le democrazie, per le società aperte. “Ciò che è accaduto attraverso lo sviluppo della tecnologia digitale, lo sviluppo di narrazioni di disinformazione da parte della Russia e l’esclusione della Russia e della Cina da un Internet libero e aperto ha reso tutto più difficile, non c’è dubbio”, osserva Rubin. “Ma quando c’è una questione così chiara, come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si dimostra la forza delle democrazie”. Ma, come ammette lo stesso inviato speciale, siamo solo all’inizio del problema, stiamo appena iniziando a comprenderne la portata. Serve un approccio dell’intera società per avere successo: “È chiaro che dobbiamo fare un lavoro migliore per costruire una resistenza alla disinformazione in tutto il mondo” e “per preparare i media”.

Rubin cita poi uno dei suoi esempi “preferiti” ma, ammette, è “frustrante”. “In Africa il governo cinese spesso offre gratuitamente a un giornale africano il proprio servizio di informazione, dicendo ‘Non potete usare un altro servizio di informazione. Non potete usare la BBC, non potete usare l’AP, non potete usare la Reuters, potete usare solo il servizio Xinhua’. E questo ha un effetto molto pericoloso, perché i lettori africani leggono giornalisti africani che scrivono per un giornale africano ma la visione del mondo che ricevono è quella di tutte buone notizie sulla Cina, tutte cattive notizie sull’America. E i lettori africano non sanno perché, non capiscono che direttori e proprietari sono stati manipolati. C’è un ecosistema di spesa da parte di Russia e Cina da miliardi e miliardi di dollari per manipolare l’informazione, per creare la situazione che ho appena descritto in un Paese africano o asiatico o latinoamericano, dove gli spettatori o i lettori sono ingannati dal sistema messo in atto da un governo autoritario”, aggiunge. “Tutto ciò che posso dire è che abbiamo appena iniziato a lavorare e che troveremo una soluzione a questi problemi”, conclude.

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