Il governo ammette che il Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik fa affidamento su apparecchiature “made in China“. Una questione “esplosiva”, racconta un quotidiano locale. Ecco perché
Il Bundesamt für Sicherheit in der Informationstechnik, cioè l’agenzia governativa tedesca per la sicurezza informatica dipendente dal ministero dell’Interno, utilizza router Lte della cinese Huawei, bandita da diversi Paesi per i sospetti di spionaggio per il governo di Pechino, e apparecchiature di telefonia fissa di Alcatel-Lucent Enterprise, il cui socio di maggioranza è China Huaxin, società statale cinese. È quanto emerge dalla risposta del governo federale a un’interrogazione del gruppo parlamentare Cdu/Csu diffusa dall’Handelsblatt. Nelle scorse settimane Die Zeit aveva raccontato che il bando totale dei produttori cinesi Huawei e Zte sarebbe sul tavolo del governo tedesco, con gli operatori Deutsche Telekom, Vodafone e Telefonica che potrebbero essere costretti entro l’estate a sostituire le attrezzature nelle rispettive reti 5G.
L’INTERROGAZIONE
La questione, scrive il giornale, “è esplosiva, non solo perché il Bsi è il principale responsabile della sicurezza informatica della Repubblica Federale Tedesca, ma anche perché le aziende informatiche cinesi, come Huawei o Zte, sono da tempo osservate con occhio critico” in molti Paesi occidentale. A partire dagli Stati Uniti, che da tempo invitano gli alleati a rimuovere le apparecchiature “made in China” dalle loro reti 5G. Colpisce il fatto che a muoversi sia stata la Cdu/Csu, forse in uno slancio per prendere le distanze dalla lunga era di Angela Merkel in cui la politica estera era slegata dalla sicurezza nazionale, con il mito delle aperture energetiche alla Russia e commerciali e tecnologiche alla Cina.
LA RELAZIONE DEL COPASIR NEL 2019
Lo stesso consiglio era arrivato al governo italiano, ormai oltre tre anni fa, da una relazione del Copasir: “È stato posto in rilievo che in Cina gli organi dello Stato e le stesse strutture di intelligence possono fare pieno affidamento sulla collaborazione di cittadini e imprese, e ciò sulla base di specifiche disposizioni legislative”. Lo prevede in particolare una legge del 2017, la National Security Law, che “obbliga, in via generale, cittadini e organizzazioni a fornire supporto e assistenza alle autorità di pubblica sicurezza militari e alle agenzie di intelligence”. A questa si aggiunge la Cyber Security Law, che impone agli operatori di rete di “fornire supporto agli organi di polizia e alle agenzie di intelligence nella salvaguardia della sicurezza e degli interessi nazionali”.
I TIMORI DEGLI 007 TEDESCHI
Nei giorno scorsi Sinan Selen, vicedirettore dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv), l’agenzia di intelligence interna della Germania, aveva definito preoccupanti i legami delle Ferrovie tedesche (Db) e di Deutsche Telekom con il gruppo per le telecomunicazioni cinese Huawei, di cui utilizzano componenti. Parlando davanti all’Alleanza per la sicurezza nell’economia, gruppo di interesse che riunisce diverse imprese tedesche, ha affermato che “ovviamente” vi è “un problema” nella collaborazione di Huawei con Db e Deutsche Telekom, “una sensazione di disturbo”. “Trovo sempre difficile diventare consapevolmente dipendenti da singole aziende che si sa essere affiliate e integrate dallo Stato”. Il riferimento è ai sospetti che circolano su Huawei, secondo cui il gruppo svolgerebbe attività di spionaggio per il governo cinese alla luce di alcune leggi di Pechino che obbligano le società a collaborare con le autorità. A oggi, tali ipotesi non sono state provate. Secondo Selen, è “un po’ troppo presto” per fornire una valutazione circa i possibili rischi per Db e Deutsche Telekom. Allo stesso tempo, il vicedirettore del Bfv ha evidenziato come, nel caso di Huawei, si sta parlando di società “fortemente influenzate dallo Stato”. Tale rapporto “può causarci problemi”, ha quindi avvertito il funzionario senza fornire ulteriori dettagli. Il governo federale controlla interamente Db, mentre in Deutsche Telekom ha una partecipazione del 30,4 per cento.
I RISCHI PER LA DIFESA DI BERLINO
Ma la risposta del governo, diffusa dall’Handelsblatt, suggerisce che la tecnologia cinese potrebbe essere installata anche dalla Bundeswehr. “Le infrastrutture di comunicazione della Bundeswehr sono generalmente realizzate da aziende industriali per conto della Bundeswehr e in conformità con le specifiche e le linee guida applicabili del Bsi”, ha spiegato il governo tedesco. “In questo contesto, non si può escludere che vengano utilizzati componenti di produttori cinesi”, ha però aggiunto.
LE CRITICHE ALL’EX CAPO DEL BSI
In passato era finito nel mirino Arne Schönbohm, quando era a capo del Bsi. In un’intervista del 2019 alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, si era opposto alle critiche all’uso di componenti cinesi nelle reti informatiche tedesche. “Se la fiducia politica deve essere la sola base per le decisioni di investimento, allora stiamo distruggendo la divisione del lavoro che abbiamo nel mondo, la base della nostra prosperità economica nazionale”, aveva detto. Per valutare i rischi informatici, è “del tutto irrilevante che il componente provenga dalla Cina, dalla Corea o dalla Svezia”, aveva aggiunto.