Meloni ha accolto a Palazzo Chigi lo spagnolo Sánchez, primo leader europeo a incontrare il presidente cinese dopo la visita a Mosca per rilanciare l’amicizia con Putin. Macron e von der Leyen sono a Pechino per ottenere maggior impegno per una pace giusta. Ma le due parti sembrano lontane
“Continueremo a garantire a 360 gradi il sostegno al presidente [Volodymyr] Zelensky e al popolo ucraino fin quando questo sarà necessario”, ha spiegato Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, nelle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro con Pedro Sánchez, presidente del governo spagnolo. “Ragioniamo anche di come favorire passi in avanti verso una pace giusta e rispettosa dell’integrità territoriale e della sovranità ucraina”, ha aggiunto la presidente del Consiglio ricordando che “l’Italia ospiterà, a fine aprile, una conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. Per cui stiamo già lavorando per il futuro, per la ricostruzione e anche su questo ci troviamo d’accordo”, ha aggiunto.
Tanti i temi del bilaterale tra i due leader, una conservatrice e un socialista, che sembrano aver trovato una certa sintonia nonostante le differenze politiche (che potrebbero riemergere, almeno nella comunicazione, visti i prossimi appuntamenti elettorali in Spagna, con Meloni vicina alla destra di Vox). Migranti, competitività industria, patto di stabilità: il tutto nell’ottica del prossimo semestre spagnolo di presidenza del Consiglio dell’Unione europea. La guerra in Ucraina, però, è stata al centro dell’agenda, anche per alcuni incastri internazionali.
Infatti, il presidente spagnolo ha incontrato la scorsa settimana l’omologo cinese Xi Jinping. È stato il primo leader europeo a incontrarlo dopo la sua visita in Russia, dove ha rinsaldato la partnership “senza limiti” con il presidente russo Vladimir Putin siglata l’anno scorso, poche settimane prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sánchez ha detto di aver chiesto maggior reciprocità nelle relazioni commerciali e di avere invitato Xi a parlare direttamente con Zelensky, mai sentito dal leader cinese dall’inizio dell’invasione. Ma sembra aver ottenuto poco più di qualche parola di circostanza. Dopo la visita a Mosca le aspettative si erano concentrate su un possibile colloquio che però non si è ancora materializzato. A tal proposito, Fu Cong, ambasciatore cinese presso l’Unione europea, ha dichiarato in un’intervista al New York Times che “so che la gente si è fissata sulla telefonata presidenziale” ma “il fatto che il presidente Xi non parli con Zelensky non significa che la Cina sia dalla parte della Russia sulla questione ucraina”.
Nelle scorse ore a Pechino sono atterrati Emmanuel Macron, presidente francese, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. L’obiettivo dei leader europei è il medesimo, pur declinato con diversi approccio: far sì che Pechino consigli a Mosca di fermare la guerra. Il presidente francese è il più ottimista dei due: pur non essendo d’accordo con il piano cinese per l’Ucraina, esso dimostra che Pechino vuole “costruire un percorso verso la pace”, ha detto. Più realistica la presidente della Commissione europea: “Il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin” in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni tra Unione europea e Cina in futuro”, ha detto nei giorni scorsi.
Le premesse non fanno ben sperare: basti pensare che la Cina parla di “situazione” o al massimo di “crisi” in Ucraina. Inoltre, gli sviluppi futuri del conflitto renderanno probabilmente chiaro che qualsiasi tentativo (da parte di Macron o di altri) di dividere Xi da Putin difficilmente avrà successo: infatti, la pressione di una possibile controffensiva ucraina rischia di palesare le distanze tra Unione europea e Cina sui risultati sperati.