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Il Club dei Patrioti mostra le crepe dell’élite russa

Il Club dei Patrioti Arrabbiati è una piattaforma che riunisce militari, politici e attivisti russi che hanno partecipato attivamente alle operazioni in Ucraina dal 2014 in poi. I messaggi del gruppo, tra denuncia della corruzione di una parte dell’élite e l’invito a “non formare milizie irregolari” mostra un conflitto di potere all’interno della classe dirigente russa

Venerdì una nuova associazione politica è nata in Russia. Il “Club dei Patrioti arrabbiati” riunisce una serie di politici e attivisti con esperienze di governo negli anni recenti, soprattutto nelle aree occupate del Donbass. Per messaggio politico e rilevanza mediatica, la formazione sembra sostenuta da figure di potere antagoniste ai signori della guerra come Yevgenij Prigozhin.

Il gruppo si è presentato in un video diffuso anche su Youtube. Ecco di seguito i messaggi lanciati da alcuni dei principali esponenti.

Pavel Gubarev, meglio conosciuto come il Governatore del Popolo per il ruolo che ha rivestito nel Donetsk dal 2014: “Il club dei patrioti arrabbiati è composto da persone che hanno servito la Russia per anni senza chiedere nulla in cambio”, dice. “Riconosciamo il diritto della Russia di ristabilire i propri confini storici”. E prosegue parlando del conflitto in Ucraina: “Questa guerra per noi è sacra. Stiamo raccogliendo sconfitte su sconfitte senza che nulla cambi. sappiamo che al potere ci sono persone patriottiche, intelligenti e oneste, ma sono talmente poche da non riuscire a compensare l’inerzia di un sistema di ladri e corrotti”.

Il fatto che il messaggio chiami corrotta solo una parte dell’élite al potere e che il gruppo intenda muoversi nella legalità fa pensare che a muovere i fili siano personaggi legati all’attuale esecutivo. E che i loro nemici siano quelli che non agiscono nella legalità e fomentano la corruzione: primi fra tutti i signori della guerra, come il capo della compagnia mercenaria Wagner.

Ulteriore elemento che fa pensare che una (o più) figura potente sia dietro le quinte deriva dall’attenzione mediatica che il gruppo ha ricevuto, in un Paese in cui si può essere incarcerati per avere messo un like al post sbagliato.

Igor Girkin, un (ex?) colonnello dei servizi segreti russi, ha giocato un ruolo militare nell’annessione della Crimea, è stato a capo del movimento separatista nel Donetsk e il pubblico occidentale potrebbe riconoscerne il nome in quanto è uno dei condannati in contumacia per l’abbattimento del volo MH17.

Girkin parla della situazione al fronte: “Non ho paura di dire che stiamo andando verso la sconfitta militare, non perché non riusciamo ad avanzare, né perché non siamo riusciti a spingere il nemico più di 10 km da Donetsk, né perché [le truppe russe] hanno abbandonato Kherson, Kharkiv e Kiev, ma perché siamo entrati in un lungo conflitto per cui la nostra economia si è mostrata impreparata. Né l’esercito, né la politica erano pronti per questo”. Poi si sofferma sugli scopi del club: “Non prepariamo nessuna insurrezione, nessuna rivolta, nessun gruppo armato illegale. Prepariamo il sostegno alle nostre forze armate. In ogni modo possibile vogliamo dare assistenza all’esercito come volontari nelle retrovie”.

Girkin, conosciuto anche come Strelkov, ha una certa esperienza nell’organizzare gruppi di questo genere. Nel 2016 creò il Comitato del 25 gennaio, una formazione che si proponeva di unificare il popolo russo in un unico Stato.

Altre figure importanti del Club sono, ad esempio, Vladimir Grubnik, membro di spicco del movimento separatista a Odessa. Arrestato nel 2015, ma rilasciato nel dicembre 2019 in uno scambio di prigionieri. Oppure Viktor Alksnis, conosciuto anche come il Colonnello Nero, un ex ufficiale delle forze aeree sovietiche ed ex deputato della Duma.

Maxim Kalashnikov, la voce del gruppo, scrittore e attivista politico, gestisce la piattaforma online Roi Tv, famosa per ospitare estremisti di varia natura.

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