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Così Blinken rafforza l’asse con Francia, Germania e Uk

Il segretario di Stato americano torna al formato Quad. In attesa della (imminente) visita a Washington del ministro degli Esteri italiano Tajani

A margine della ministeriale Esteri del G7, Antony Blinken, segretario di Stato americano, e James Cleverly, ministro degli Esteri britannico, hanno rilasciato alcune dichiarazioni sulla situazione in Sudan. I due hanno chiesto, per usare le parole del secondo, “la cessazione immediata delle violenze, un ritorno ai colloqui” che portino a un governo “di civili”.

Nella due giorni a Karuizawa, in Giappone, il capo della diplomazia statunitense, accompagnato dalla sottosegretaria per gli Affari politici Victoria Nuland, ha avuto incontri bilaterali con gli omologhi di Giappone (Yoshimasa Hayashi, il padrone di casa), Germania (Annalena Baerbock, reduce da un importante viaggio in Cina in cui ha sottolineato l’impegno europeo in difesa dello status quo di Taiwan) e Francia (Catherine Colonna, alle prese con il pesante fardello diplomatico delle parole del presidente Emmanuel Macron sull’autonomia europea e il rapporto con Stati Uniti e Cina).

Non c’è stata occasione per un bilaterale con Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri italiano. L’ultimo incontro bilaterale è del 24 febbraio, in occasione della missione di Tajani a New York per la sessione speciale d’emergenza sull’Ucraina dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il dibattito sull’Ucraina in Consiglio di sicurezza. I due si sono sentiti telefonicamente l’ultima volta il 28 marzo scorso, dopo il panel virtuale “A Just and Lasting Peace in Ukraine” della prima giornata nel secondo Summit per la democrazia convocato dal presidente statunitense Joe Biden: al centro del colloquio c’è stato il complesso e complicato dossier Tunisia.

Il 4 aprile scorso, invece, a margine della ministeriale Esteri della Nato a Bruxelles si sono riuniti Blinken, Colonna, Baerbock e Cleverly in formato Translantic Quad. I quattro hanno discusso, recita una nota, del sostegno multilaterale e bilaterale all’Ucraina davanti all’invasione russa, del vertice Nato di luglio in Lituania e della nuova deterrenza Nato, dei rischi di escalation nucleare dell’Iran e dell’importanza di “portare avanti gli obiettivi condivisi di pace, stabilità e prosperità nell’Indo-Pacifico e oltre” (cioè di Cina). Italia assente in quell’occasione.

Il formato Quad/Quint funziona a fisarmonica, in base agli eventi e ai temi. Anche con il governo di Mario Draghi c’erano state occasioni di incontri a cinque, così come anche con quello di Giorgia Meloni, con la partecipazione del presidente del Consiglio al telefonata del 25 gennaio con i presidenti Biden e Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Rishi Sunak.

Le scelte del dipartimento di Stato americano non sembrano incidere sul giudizio del governo statunitense sulla presidente Meloni, che rimane positivo alla luce del forte sostegno italiano all’Ucraina e nonostante il caso della fuga dall’Italia di Artem Uss, magnate russo e figlio di un governatore molto vicino al Cremlino, che era in attesa di estradizione a New York. Il tutto, però, in attesa della decisione sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta con la Cina che si rinnovo automaticamente a marzo a meno di un passo indietro italiano (o cinese) entro fine anno.

Sarà uno dei dossier più caldi della visita di Tajani a Washington, prevista nelle prossime settimane, durante il quale il ministro degli Esteri avrà un bilaterale al dipartimento di Stato con Blinken. Un’occasione utile, dopo alcuni brevi incontri a margine degli eventi internazionali, anche per saggiare se la tendenza del Transatlantic Quad si consoliderà o se l’Italia troverà il modo di tornare nella relazione con il dipartimento di Stato.



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