Tre le narrazioni alimentate da Pechino. “Gli account che hanno commentato sono stati quelli solitamente più aggressivi”, spiega Etienne Soula dell’Alliance for Securing Democracy
Tre settimane fa era emerso un video sui social in cui il Dalai Lama chiedeva a un ragazzino di “succhiargli la lingua”. Il leader spirituale tibetano si era subito scusato con “il ragazzo e la famiglia, così come con i suoi numerosi amici in tutto il mondo, per il dolore che le sue parole possono aver causato”, si leggeva in una nota pubblicata sul suo account di Twitter ufficiale. “Sua Santità spesso prende in giro le persone che incontra in modo innocente e giocoso, anche in pubblico e davanti alle telecamere. Si rammarica di questo incidente”, aggiungeva la nota.
Formiche.net ha chiesto agli esperti dell’Alliance for Securing Democracy come gli account ufficiali cinesi abbiano reagito e se abbiano cercato di alimentare la discussione attorno al leader spirituale della regione occupata. “È importante sottolineare che relativamente pochi account dei media statali e ancor meno diplomatici cinesi hanno commentato il video”, spiega Etienne Soula. “Gli account che hanno commentato sono stati quelli solitamente più aggressivi”.
Ecco qualche esempio.
C’è chi ha celebrato il Tibet “cinese”. L’ambasciata in Sri Lanka ha definito il Tibet pre Repubblica popolare cinese come la “più grande” schiavitù al mondo, narrazione amplificata anche da Chen Weihua, capo del China Daily in Europa. Il console a Zanzibar ha evidenziato la crudeltà del Tibet pre Repubblica popolare cinese condividendo la storia popolare di una ragazza muta che fu scuoiata.
Ci sono poi le critiche all’Occidente. Il console generale di Osaka ha condiviso un video che spiega come la “Cia abbia lavorato con (…) i proprietari di schiavi”. L’idea del coinvolgimento della Cia è stata ribadita anche dal Global Times, mentre l’ex direttore tabloid cinese Hu Xijin ha accusato la Bbc di “cercare di mascherare” un atto “perverso”.
Infine, ci sono i post contro il Dalai Lama. Ji Rong, consigliere del ministero degli Esteri cinese, ha condiviso il video di Russia Today, mentre Hu Xijin ha definito il leader in esilio un “pedofilo”.