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Elezioni in Finlandia, chi (non) ha vinto e perché

Petteri Orpo, leader del Partito di Coalizione Nazionale, potrebbe diventare il prossimo primo ministro finlandese. La sua campagna si è occupata di temi interni, quali l’economia e l’immigrazione. Poco probabile invece che la linea della politica estera cambi… I negoziati per l’alleanza di governo

Petteri Orpo (nella foto), presidente del Partito di Coalizione Nazionale, potrebbe diventare il prossimo primo ministro della Finlandia. Il leader conservatore ha conquistato 48 seggi nelle elezioni di ieri, mentre il partito di destra nazionalista Veri finlandesi 46 seggi e i Social Democratici, guidati dalla premier uscente Sanna Marin, 43 seggi.

Nessuno, dunque, ha i numeri necessari per governare da solo. Le conversazioni per un probabile accordo di coalizione cominceranno immediatamente. Marin aveva rifiutato a inizio anno la possibilità di un governo con i nazionalisti del Partito Finlandese, qualificandoli come una formazione “apertamente razzista”. Oggi sembra aperta a negoziare, ma solo con il Partito di Coalizione Nazionale.

Il partito di Orpo, vincitore di queste elezioni, ha saputo sfruttare i temi economisti per conquistare l’interesse dell’elettorato. La formula vincente è stata una combinazione di messaggio progressista, aperto all’immigrazione, con una linea dura in materia di rigore finanziario e di bilanci. Orpo ha accusato Marin di minacciare la resilienza economica del Paese in un momento in cui la crisi energetica europea ha colpito le tasche dei finlandesi. Marin si è difesa spiegando che ha voluto spendere in istruzione e sanità, settori fondamentali per assicurare la crescita economica di una nazione.

Come sostiene James Carafano del The Heritage Foundation, il voto finlandese si è basato su questioni interne, le incertezze economiche e sul desiderio di ridurre la spesa pubblica (aumentata del 70% del Pil sotto il governo socialdemocratico). Una proposta di governo condivisa dal Partito di Coalizione Nazionale e i Veri Finlandesi.

“È interessante notare che, come nelle recenti elezioni svedesi in cui i conservatori hanno ripreso il potere, il centrosinistra che ha supervisionato la nazione che chiedeva l’adesione alla Nato non è stato premiato – scrive Carafano -. Il centrodestra, tuttavia, è stato a lungo favorevole soprattutto in Svezia e potrebbe aver ricevuto un urto a causa del cambiamento nell’opinione pubblica”.

Secondo Carafano, è improbabile che la politica estera finlandese cambi, mentre le politiche interne, in particolare in materia di spesa, energia e immigrazione, sì che cambieranno.

Riikka Purra, leader dei Veri Finlandesi dal 2021, ha voluto invece usare la Svezia come esempio negativo sulla politica di migrazione, cercando di modernizzare l’immagine del partito ma mantenendo i principi di difesa delle tradizioni della Finlandia e una visione sovranista ed euroscettica.

“Abbiamo notato come in alcune parti d’Europa i conservatori di centrodestra hanno dimostrato forza elettorale e resilienza nella governance affrontando questioni quotidiane riguardanti gli elettori – conclude Carafano -. Una questione chiave per i finlandesi è il contenimento della migrazione, in particolare dal sud del mondo verso la Finlandia. Sono visti come estrema destra da quelli di sinistra, ma un’alleanza con il Partito di Coalizione Nazionale non è fuori discussione. Il forte sostegno finlandese all’Ucraina, la robusta spesa per la difesa e il sostegno all’ingresso della nazione nella Nato rimarranno sotto un governo guidato dai conservatori”.

In queste elezioni, la crescita dei grandi partiti, e la perdita di voti di quelli minori come il partito di Centro, i Verdi e il partito di Sinistra – sono un dato significativo della scena politica in Finlandia. I media finlandesi, secondo l’Ansa, ipotizzano che si possa trattare di voto tattico in cui gli elettori hanno scelto i partiti più grandi per cercare di garantire che il loro schieramento politico vincesse, contro quello dell’opposizione.

Ora la palla resta nel campo dei leader dei partiti, che avranno alcuni giorni a disposizione per negoziare una coalizione. Il sistema politico della Finlandia prevede che il capo del partito con il maggior numero di seggi riceverà un incarico esplorativo per cercare di formare un governo e ottenere il supporto di una maggioranza parlamentare.



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