Dopo Marcucci, anche il senatore esce criticando la nuova segreteria dem di Elly Schlein. Con Renzi per “un nuovo progetto riformista alternativo alla destra”, dice. Ecco come cambiano gli equilibri nel Comitato di controllo sugli 007
Dopo Andrea Marcucci, anche il senatore Enrico Borghi lascia il Partito democratico per entrare in Italia Viva. In un’intervista a Repubblica ha spiegato che il Partito democratico, con la nuova segreteria di Elly Schlein, “è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”. Il senatore ha scelto di aderire a Italia Viva di Matteo Renzi, credendo “in un nuovo progetto riformista alternativo alla destra e distinto da questo Pd”.
“C’è bisogno di rappresentanza politica e non più di personalismi”, ha detto rispondendo a una domanda sulla litigiosità tra Renzi e Carlo Calenda. “Se non si organizza uno spazio politico arriveremo a una [Giorgia] Meloni che si prenderà un pezzo di mondo riflessivo e cattolico”, ha aggiunto. Dandogli il benvenuto, Renzi ha voluto sottolineare che “Italia Viva ha una caratteristica simpatica: tutte le volte che i media ci dipingono per finiti, all’angolo, in crisi siamo sempre in grado di stupirli ripartendo più forti di prima”.
Borghi aveva già espresso diversi dubbi sulla nuova gestione parlando così del suo successore come responsabile della sicurezza, incarico che aveva ricoperto nella segreteria di Enrico Letta: “Avrei voluto fargli gli auguri ma mi sono accorto che quel ruolo non c’è. Ma la Difesa, la sicurezza, l’Interno e l’intelligence sono il cuore dello Stato”. Annunciando l’uscita dal Partito democratico, Borghi ha rivendicato di aver “fatto diverse interviste dopo l’elezione di Schlein e ho posto i temi della sicurezza e della difesa, dei cattolici e dei democratici, di una necessità di una sintesi tra culture”. Su questi argomenti, ha lamentato, “non ho ricevuto alcuna risposta e come sappiamo in politica i silenzi contano più delle parole pronunciate. Invece ho sentito parole chiare su un altro versante, e cioè sull’utero in affitto: la segretaria del Pd si è detta favorevole contando, bontà sua, di parlarne con il partito che guida. In questo passaggio ci sono gli elementi della mutazione. C’è un percorso di omologazione culturale, dettata da poteri esterni, che parla di deboli e poi agevola lo sfruttamento proprio dei più deboli”, ha aggiunto.
Borghi era stato anche indicato dal Partito democratico componente del Copasir, ma non si dimetterà: “Se fossi stato presidente del Copasir mi sarei dimesso, ma permanendo nella mia condizione di parlamentare di opposizione rispetto la prassi parlamentare e anche il ruolo per il quale sono stato indicato”, ha detto. Il senatore fa riferimento all’articolo 30 della legge 124 del 2007, quella che riguarda il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica: il Copasir, cioè l’organismo di controllo parlamentare sull’intelligence, è “composto da cinque deputati e cinque senatori”, “in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni e tenendo conto della specificità dei compiti del Comitato”.
Borghi è così il secondo membro del Copasir appartenente a Italia Viva. Il primo è Ettore Rosato, che è anche segretario del comitato. Il Partito democratico rimane con un solo esponente: il presidente Lorenzo Guerini, e neppure lui ha risparmiato critiche alla nuova segreteria Schlein temendo per la perdita di rappresentanza di cattolici e popolari. Il Movimento 5 Stelle esprime due rappresentanti, ovvero Marco Pellegrini e Roberto Scarpinato. Tra i partiti di governo la spartizione è avvenuta come segue: tre membri di Fratelli d’Italia (Giovanni Donzelli che è vicepresidente, Andrea Augello e Angelo Rossi), uno della Lega (Claudio Borghi) e uno di Forza Italia (Licia Ronzulli).