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L’erede dello Scià arriva in Italia e scoppia la polemica

Reza Ciro Pahlavi sarà a Roma mercoledì e giovedì: prevista anche un’ospitata da Bruno Vespa. Protestano i rifugiati politici iraniani

Reza Ciro Pahlavi, figlio dell’ultimo scià persiano Mohammed Reza Pahlavi e pretendente al trono per i monarchici, sarà a Roma mercoledì e giovedì. Sarà accompagnato dalla moglie Yasmine Pahlavi. La visita è organizzata e curata da Mariofilippo Brambilla di Carpiano, da molto tempo vicino alla famiglia Pahlavi, con l’obiettivo quello di condividere la sua visione di un Iran laico e democratico per il futuro. Ma non mancano le critiche.

LA VISITA IN ITALIA…

Tra gli incontri anche alcune delegazioni di deputati e senatori, la partecipazione alla trasmissione “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa e l’incontro con gli esuli della diaspora persiana in Italia a Palazzo Ferrajoli. Mercoledì, alle ore 16, Pahlavi parteciperà al convegno dal titolo “Una visione laica e democratica per l’Iran del domani” con Roberto Bagnasco, capogruppo Forza Italia in commissione Difesa della Camera dei deputati, Mariofilippo Brambilla di Carpiano, direttore dipartimento Storia delle relazioni internazionali Unimeier, e Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo Istituto Friedman, moderatore dell’evento. Gli organizzatori dell’evento hanno spiegato in un comunicato che Pahlavi “non rivendica un ruolo istituzionale per sé stesso” ma “il suo obiettivo è quello di traghettare l’Iran verso una transizione democratica che lasci liberi i cittadini di scegliere con il voto la loro eventuale e futura forma di governo”.

… DOPO QUELLA IN ISRAELE

La coppia sarà in Italia dopo la visita storica in Israele in cui Pahlavi ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu al Museo dell’Olocausto di Gerusalemme. Le foto diffuse, con i cestini e i bocconi dell’acqua in vista, hanno date all’Iran occasione di criticare il pretendente al trono sminuendo la portata dal faccia a faccia.

LE CRITICHE

Davood Karimi, presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, protesta “fortemente” per l’invito in una lettera rivolta a Bagnasco, Brambilla di Carpiano e Bertoldi. “Dopo 50 anni del regno dello scià e del padre, 43 anni di violenza khomeinista e oltre 120.000 caduti di cui oltre 90 percento appartenenti ai Mujaheddin del popolo”, il popolo iraniano “non si arrenderà e nemmeno perdonerà coloro che mettono il bastone tra le ruote della sua storia orgogliosa per la lotta contro l’oppressore. Sia esso lo scià o l’ayatollah con cui” Pahlavi, definito un “mezzo busto”, “è in piena sintonia per soffocare la nuova rivoluzione iraniana”.

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