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Finita la dipendenza dal gas russo ma le terre rare… Cos’ha detto Descalzi (Eni)

Il manager ha messo in guarda dal “rischio” di creare nelle rinnovabili con Pechino una riedizione del legame creatosi con le forniture energetiche da Mosca

“Le importazioni di gas russo sono quasi azzerate, ridotte a pochi punti percentuali”. Lo ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, in un’intervista al quotidiano La Stampa. È merito “dell’importazione di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti e dei nuovi contratti di fornitura stipulati nell’Africa settentrionale e subsahariana”, ha spiegato il manager citando i recenti accordi siglati con Algeria, Egitto, Angola e Mozambico. “Una volta completati i due rigassificatori previsti in Italia, avremo forniture e infrastrutture in grado di assicurare maggiore sicurezza energetica. Restano passi da compiere a livello industriale e stiamo lavorando ad altri progetti per portare gas in Europa”, ha aggiunto.

IL PREZZO DELL’ENERGIA NEL 2023

Il prezzo dell’energia in Europa non subirà “grandi scossoni” nel 2023, ha assicurato. “Gli stoccaggi europei di gas sono pieni e, benché l’economia globale sia ripartita, la domanda non è ai massimi perché la Cina non ha ancora ripreso le attività a pieno regime. Soprattutto – ha proseguito – in questi mesi siamo riusciti a diversificare le forniture, eliminando dipendenze pericolose per la stabilità di approvvigionamenti e prezzi”.

TRANSIZIONE ENERGETICA E SICUREZZA ENERGETICA

Transizione energetica e sicurezza energetica “non sono in contraddizione, ma anzi la prima è indispensabile per ottenere la seconda nel medio-lungo termine”, ha commentato. “Nel breve, però, la sicurezza energetica dipende dalla stabilità delle forniture di quei prodotti, petrolio e gas, che ancora soddisfano l’83% della domanda di energia. Per sostituirli è importante che anche la transizione sia diversificata e contempli più tecnologie”, ha spiegato Descalzi precisando che “se la transizione non è improntata alla neutralità tecnologica, si possono formare colli di bottiglia tali da frustrare gli obiettivi di autonomia energetica. L’80% delle terre rare proviene da un solo Paese (la Cina, ndr.): c’è il rischio di creare nelle rinnovabili una riedizione della dipendenza dal gas russo”, ha aggiunto. Stessa linea espressa più volte da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e da Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy.

I FINANZIAMENTI USA

Parlando dello stanziamento da 369 miliardi per la transizione energetica deciso dal governo statunitense all’interno dell’Inflation Reduction Act il manager ha aggiunto che gli Stati Uniti “godono già di un costo dell’energia molto più basso dell’Europa: il prezzo del gas è di sette volte inferiore”. Il piano “sta attirando molti investimenti sulle tecnologie verdi in territorio americano: noi non ne siamo direttamente danneggiati, ma certo l’eventuale perdita di competitività dell’industria europea ci riguarda”, ha affermato Decsalzi che sull’accordo con l’americana Cfs per realizzare la prima centrale a fusione nucleare nei primi anni del 2030 conferma l’obiettivo in quanto “Eni non è solo azionista di Cfs, ma collabora al progetto: siamo quindi in grado di verificarne i risultati che sono incoraggianti. Accetto lo scetticismo e sono consapevole che sull’atomo altri stanno sperimentando soluzioni diverse”.



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