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Aiuti militari per contenere la Cina. Così Tokyo cambia strategia

L’annuncio di aiuti militari rompe ufficialmente decenni di pacifismo sancito dalla Costituzione giapponese. Una mossa obbligata per contenere l’aggressività di Pechino, mentre Tokyo si ritaglia un ruolo peculiare nell’area, pur rimanendo alleato degli Stati Uniti

Mercoledì il Giappone ha annunciato che modificherà la propria legislazione per poter fornire assistenza finanziaria a Paesi terzi allo scopo di potenziarne le difese militari. Questa è la prima dipartita inequivocabile dalle regole interne che vietavano l’uso di aiuti internazionali per scopi militari. Tokyo si trova a dover fronteggiare una Cina sempre più potente e aggressiva.

Il programma, denominato Overseas Security Assistance (Osa), verrà amministrato separatamente dal civile Overseas Development Assistance (Oda). L’Oda per decenni ha contribuito a finanziare una varietà di infrastrutture nell’ampio quadrante geografico del Sud Est asiatico.

Citato da Reuters, il ministro degli Esteri nipponico ha detto che “rafforzando le loro capacità di sicurezza e di deterrenza, l’Osa mira ad approfondire la nostra cooperazione in materia di sicurezza con questi Paesi, per creare un ambiente di sicurezza favorevole al Giappone”.

La notizia arriva mentre Tokyo è impegnata nel più grande potenziamento militare dalla Seconda Guerra. Un netto allontanamento dal pacifismo sancito dalla Costituzione che ha dominato il discorso politico per decenni. Anche se gli aiuti previsti dal nuovo accordo non saranno utilizzati per acquistare armi letali, ha dichiarato il ministro.

I progetti specifici, che non sono pubblici, probabilmente consisteranno in sistemi di comunicazione per la sorveglianza marittima, per esempio radar per monitorare le attività cinesi nelle acque contese del Mar Cinese Meridionale. In linea di principio, solo i Paesi in via di sviluppo potranno beneficiare del programma, dato che verrà erogato sotto forma di sovvenzioni. I primi destinatari potrebbero essere le Filippine, la Malesia, il Bangladesh o le Isole Fiji.

La decisione di ampliare la portata degli aiuti internazionali al settore militare fa seguito a una serie di passi intrapresi da Tokyo negli ultimi anni. Come ad esempio l’annuncio, nel dicembre 2022, di voler raddoppiare la spesa per la Difesa in cinque anni. O le esercitazioni congiunte con le forze armate indonesiane dello scorso anno; il trattato di difesa con il Vietnam nel settembre 2021; l’accordo dello scorso febbraio con le Filippine per potenziare la cooperazione militare.

Queste azioni diplomatiche mostrano che il Giappone vuole fronteggiare la Cina da fedele alleato degli Stati Uniti, ma vuole anche ritagliarsi una propria postura peculiare. In quest’ottica si possono leggere le modifiche ai regolamenti interni: fare del Paese un punto di riferimento per facilitare ulteriori accordi con Stati terzi.



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