Di questo conflitto verrà ricordato il ruolo cruciale giocato da entità civili nella condivisione di informazioni audio e video sul web. Il fattore energetico e l’effetto sull’Alleanza atlantica secondo l’ex direttore della Central Intelligence Agency, John McLaughlin
Il conflitto in Ucraina sarà ricordato come il primo episodio di guerra di conquista nel continente europeo dalla Seconda Guerra mondiale. Sarà probabilmente ricordata anche come la prima guerra open source, nel senso dell’enorme ruolo giocato dalle informazioni condivise sul web anche da semplici civili. Questa guerra è piena di esempi di quella che viene definita open source intelligence, partendo – ad esempio – dalle investigazioni audiovisive di testate giornalistiche come il New York Times. È possibile collegarsi online e ascoltare le telefonate o le conversazioni radio di soldati russi. Materiale utile per informare l’opinione pubblica, ma anche per determinare la posizione di un’unità nemica, misurarne le emozioni, stimarne le capacità operative. Per non parlare delle immagini da satelliti commerciali ad altissima risoluzione.
Tutti elementi che possono tornare utili anche per documentare crimini di guerra commessi dalle truppe occupanti, anche considerando che esistono tecnologie in grado di tracciare con assoluta precisione il percorso di un file, di un’immagine seguendone l’intera “catena di custodia” per determinarne la veridicità.
Ulteriore elemento che ha caratterizzato questo conflitto è l’effetto che ha provocato sulla Nato. L’Alleanza atlantica, data per morta da alcuni leader europei prima dell’invasione, non solo ha ritrovato vigore, ma addirittura si è allargata con due ulteriori membri (al momento, ufficialmente solo uno). L’ingresso della Finlandia porta con sé un enorme significato simbolico che va ben oltre alla dimensione del Paese o delle sue forze armate. “Quando anche la Svezia si unirà all’Alleanza rimarranno fuori solo Cipro, l’Austria, Malta e l’Irlanda”, spiega John McLaughlin, ex vicedirettore della Cia, durante il suo intervento alla conferenza “Global Security Forum 2023: Transatlantic Defense”, organizzata dal Center for Strategic and International Studies. “Questo fatto, se non unisce completamente l’Europa, di certo la rende ancor più omogenea di prima”, ricorda McLaughlin riferendosi ai Paesi Nato che sono anche nell’Ue.
La questione energetica è un altro fattore che gioca un ruolo cruciale nel conflitto. Le sanzioni che dovrebbero strangolare l’economia russa vengono di fatto aggirate molto spesso ed è estremamente difficile ottenere dati veritieri dal Paese. Lo stesso McLaughlin ricorda che il fatto che l’Opec abbia deciso di tagliare la produzione va a vantaggio dei russi: “con il prezzo del petrolio in aumento dai 75 dollari al barile a 95 quest’anno e forse più di 100 nel 2024 la Russia guadagnerà molto denaro”.
Di certo, il punto positivo – per il fronte occidentale – è che la Federazione russa sta perdendo forza lavoro qualificata. Moltissimi cittadini russi di istruzione superiore hanno lasciato il Paese per sfuggire alla morsa oppressiva del regime, ma soprattutto per evitare la leva militare. Oltre a quelli che amavano viaggiare nel resto del mondo e che oggi non possono più farlo. “Un anno fa ho scritto il mio primo articolo su questo tema”, dice McLaughlin, “sottolineando che Putin sarà un paria e alla fine sarà accusato di crimini di guerra. Devo pensare che anche le persone che lo circondano e i suoi più stretti collaboratori mi stiano ringraziando, forse”.
“In Ucraina ho conosciuto, prima della guerra, una generazione di giovani che voleva sinceramente cambiare il proprio Paese, portare la democrazia, spazzare via la corruzione. Credo che la minaccia per Putin non sia tanto quella militare quanto quella sociale e politica rappresentata da questa voglia di libertà”.