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La nuova alleanza tra Kiev e Varsavia mette in discussione i vecchi schemi

Di Giulia Gigante

L’arrivo di Zelensky a Varsavia non è stato una semplice visita istituzionale, ma un segnale politico chiaro e inconfutabile. I media europei, e il Vecchio continente tutto, prendono atto del nuovo ruolo che il conflitto russo-ucraino ha assegnato alla Polonia e del suo irrompere sulla scena internazionale come ago della bilancia e soggetto politico con cui bisognerà fare i conti. Ma il sostegno dell’esecutivo di Morawiecki all’Ucraina può provocare tensioni interne

 

Lo Spiegel aveva centrato la questione, poco prima dell’arrivo di Volodymyr Zelensky e della moglie Olena nella capitale polacca. Di rado il simbolo della resistenza ucraina ha accettato di recarsi all’estero in visita ufficiale. Ma la guerra di aggressione intrapresa da Mosca non fa che rimarcare lo stato d’eccezione in cui agisce la Polonia. L’eccezione che non conferma alcuna regola dell’Unione Europea e che scombussola l’ordine (un tempo) assicurato dalla leadership franco-tedesca.

Mercoledì Zelensky è atterrato a Varsavia. La sua presenza ha dato forza al sogno (polacco) di un’Europa influenzata da Varsavia, in grado di orientare e di strutturare una propria politica estera, in totale aderenza con quella americana. “Una visita capace di rivelarsi una svolta per il destino della guerra e che merita l’attenzione di tutto il mondo” commenta il professor Radu Carp, docente di scienze politiche all’università di Bucarest. “Questa è l’ultima visita all’estero di Volodymyr Zelensky prima dell’inizio della prevista controffensiva, la quale potrebbe sortire lo stesso effetto dell’operazione alleata in Normandia nel 1944 facendo pendere la bilancia a favore di Kiev”.

Il presidente ucraino è stato accolto nel cortile del Castello reale di Varsavia, dove il 21 febbraio Joe Biden ha garantito al mondo intero la vittoria dell’Ucraina, la sacralità e l’invincibile unità della Nato, l’universalità dei valori occidentali e la disfatta dell’espansionismo russo. Durante l’incontro con Andrzej Duda, Zelensky è stato insignito dell’Ordine dell’Aquila Bianca, la più alta onorificenza della Repubblica di Polonia. Un messaggio inequivocabile che fa delle relazioni bilaterali tra Kiev e Varsavia uno strumento per rimodellare posizioni e interessi nello spazio planetario. I due, a guerra ancora in corso, non esitano a parlare di ricostruzione, delle potenzialità politiche (quindi commerciali) insite nella “nuova ed eterna alleanza”.

“Ricostruiremo l’Ucraina insieme e sarà più bella di prima” ha assicurato Duda “sarà moderna, tutto sarà nuovo”. La bramosia di futuro, la volontà di destrutturare la contingenza e di architettare un nuovo ordine mondiale trabocca dai discorsi di entrambi, ma politica e guerra, accomunate dalla stessa matrice storica che lega il tragico all’inevitabilità del krinein, dello scontro e della divisione, impone la precedenza alle crisi imminenti. Alla concretezza del presente.

Ad esempio, Zelensky non ha goduto solo di petali di rose e standing ovation. Pochi giorni prima del suo arrivo, gli agricoltori polacchi hanno minacciato una serie di proteste a causa della significativa diminuzione dei prezzi del grano riconducibile al flusso incontrollato del grano ucraino nel mercato interno. La Zamość Agricultural Society e altre associazioni di categoria avevano sottoposto a Henryk Kowalczyk, ministro dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, undici richieste da soddisfare, tra cui: una domanda indirizzata alla Commissione europea per ristabilire i dazi doganali sul grano ucraino, il pagamento di 600 milioni di złoty (dal bilancio) per i produttori di grano e mais e lo svuotamento dei magazzini per rafforzare l’export. Ma la possibilità di una mediazione è andata in frantumi, perciò il capo dell’Ufficio presidenziale per la politica internazionale, Marcin Przydacz non ha perso tempo a rilasciare un’intervista per sedare gli animi, garantendo che i colloqui tra Zelensky, Morawiecki e Duda, sarebbero stati incentrati anche sulla questione agricola, affinché il grano ucraino possa transitare attraverso la Polonia per defluire verso il Nord Africa e il Medio Oriente.

Il presidente ucraino e il suo collega polacco detengono tutto l’interesse a individuare una soluzione soddisfacente, prima che le rivendicazioni degli agricoltori diventino un cavallo di battaglia dell’opposizione nella prossima campagna elettorale, e prima che il disagio sociale incrini la solidarietà unanime dei polacchi verso Kiev. Ora, al di là dei tumulti interni, le reazioni dei media stranieri riconoscono il ruolo centrale della Polonia nelle dinamiche belliche (sottolineando la volontà dell’esecutivo di Morawiecki di incrementare la spedizione di MiG-29 all’esercito ucraino), e legittimano la sua aspirazione nel rinascere, assieme a Kiev, come soggetto politico sovrano e non più satellite o longa manus di terzi.

Questo è ciò che emerge dalle colonne del Financial Times, del Guardian, El Pais, De Volkskrant, che titolano “La Polonia come portavoce di Kiev nell’Unione Europea e nella Nato. Un alleato che eccelle nel sostegno militare e politico e nello sforzo umanitario”. Una rassegnata presa d’atto più che un’investitura (quella proviene da Washington) che rimescola le carte del gioco e che nella visita di Zelensky intravede e riconosce la leadership della Grande Martire.

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