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Cosa nasconde questa fretta di arrivare al Conclave. La riflessione di Giovagnoli

Nel caso del ricovero-lampo di Bergoglio si è ipotizzato che la comunicazione vaticana nascondesse una malattia grave e si è arrivati a insinuare che ormai la salute del papa sia gravemente minata. Macchinazioni che mostrano più di una debolezza. Ecco perché nella riflessione di Agostino Giovagnoli

Le dimissioni di papa Francesco dal Gemelli hanno spento sul nascere le ipotesi di un imminente Conclave. Queste ipotesi hanno iniziato a circolare a seguito di un ricovero la cui rapida conclusione fa ritenere non particolarmente grave la malattia che ne è stata all’origine (sembra un’affezione polmonare, guarita a seguito di trattamento con antibiotici).

La vicenda è stata prontamente colta dalla lobby che tenta di sfruttare qualunque occasione per descrivere Francesco come un papa illegittimo, dimezzato o prossimo a lasciare il suo ministero. Benedetto XVI non si sarebbe mai veramente dimesso, l’elezione del suo successore non sarebbe stata valida e di conseguenza la sede petrina sarebbe attualmente vacante. Il governo di Francesco sarebbe stato poi sostanzialmente dimezzato dalla presenza alternativa del papa emerito fino alla morte di quest’ultimo. Molte cose che questo papa ha fatto avrebbe scarso valore perché si sarebbe discostato dalla linea del suo predecessore. Dalla morte di questi, la rinuncia di Francesco non è più un’ipotesi impraticabile e qualunque occasione è diventata buona per ritenerla probabile, imminente o addirittura certa.

Nel caso di questo ricovero-lampo si è ipotizzato che la comunicazione vaticana nascondesse una malattia grave e si è arrivati a insinuare che ormai la salute del papa sia gravemente minata o addirittura che la sua fine sia vicina. Se poi tutto questo non fosse vero, ormai la sua immagine pubblica sarebbe gravemente danneggiata e la sua possibilità di governo di fatto compromessa: il papa stesso dovrebbe trarne le conseguenze e lasciare il suo ministero.

Tutto questo è stato fermato dalla notizia del ritorno di Francesco a Santa Marta dopo essersi recato a Santa Maria Maggiore per pregare con gli infermi. Molte preoccupazioni sono state fugate, prima ancora dell’uscita dal Gemelli, dalle foto del papa che visita il reparto di oncologia pediatrica (la comunicazione vaticana si è così rapidamente riscattata dall’incertezza dei primi momenti). Ma l’episodio fa riflettere.

La macchina anti-Francesco è ben oliata e sfrutta tutte le occasioni che si presentano. Agisce anche in loro assenza, come nel caso dell’ex segretario di Joseph Ratzinger, don Georg Gamswein, che rilascia spesso dichiarazioni sgradevoli nei confronti di Jorge Bergoglio: pochi giorni fa, ad esempio, ha detto che molti avrebbero visto bene l’elezione del card. Scola al soglio pontificio nel conclave del 2013. L’obiettivo immediato di tutto ciò è colpire il potere del papa, ovviamente di questo papa: oscurarlo, dimezzarlo, accelerarne la fine… Per ostacolarne il governo della Chiesa e, se possibile, affrettare il prossimo Conclave.

Queste macchinazioni possono contare su una buona risonanza mediatica. Ma mostrano più di una debolezza. Dipingono un Vaticano quale luogo di oscure lotte di potere, proprio mentre questo è diventato, proprio con papa Francesco, piuttosto trasparente, come mostrano processi a cardinali, denunce di scandali, dimissioni di protesta ecc. Evocano un potente schieramento antipapale che però si esprime per lo più – a parte i soliti noti – attraverso lettere non firmate, voci anonime e altre fonti non controllabili.

Tanta fretta di arrivare a un nuovo Conclave sembra inoltre mostrare il timore che il tempo giochi a sfavore: più tempo passa e più aumentano i cardinali elettori nominati da Francesco, più i suoi orientamenti vengono assimilati dalla Chiesa, più i processi da lui iniziati diventano irreversibili. Soprattutto, la rozzezza dei mezzi utilizzati e la povertà dei contenuti si accompagnano alla mancanza di una solida elaborazione teologica. Questa lotta contro il potere di Francesco non si collega a una visione alternativa di Chiesa – come potrebbe essere, ad esempio, da parte di chi vuole più sinodalità – ma esprime soprattutto l’aspirazione a indebolire questo papa o a sostituirlo con un altro. E così via.

In conclusione, non sembra probabile che questo partito anti-Francesco possa pesare più di tanto in un futuro Conclave, per prevedere le dinamiche del quale bisognerebbe disporre di un’esauriente conoscenza degli orientamenti dei diversi componenti dell’attuale collegio cardinalizio. Ma di tale conoscenza oggi nessuno sembra disporre, forse neanche lo stesso Francesco.

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