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Da un falco a un altro? Chi è il prossimo ambasciatore russo a Roma

Attesa per la prossima settimana l’ufficialità. Dopo dieci anni e tante battaglie (fortunatamente perse) contro la libertà di stampa Razov lascerà l’Italia. Al suo posto Paramonov, già console a Milano

“L’avvicendamento verrà ufficializzato la prossima settimana, ma oramai è certo”, scrive La Repubblica. L’ambasciatore russo Sergej Razov (qui il ritratto di Formiche.net scritto a maggio dell’anno scorso) lascerà l’Italia e al suo posto arriverà Aleksej Paramonov, oggi direttore del Primo dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, già console a Milano, decorato come Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana nel 2018 e come Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia nel 2020 (in entrambi i casi a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte, a capo del governo Conte I la prima volta e del Conte II la seconda).

Da mesi, ormai, si aspettava questa notizia. È dall’inizio del conflitto in Ucraina, infatti, che l’attuale inquilino di Villa Abamelek viene descritto come in partenza. Potrebbe avere giusto il tempo di festeggiare i suoi dieci anni a Roma, dove è arrivato a maggio del 2013, prima del passaggio di consegne.

È stato un falco. Durante i primi giorni del conflitto ha querelato il giornale La Stampa e il giornalista Domenico Quirico per un articolo in cui si parlava della Russia dopo un’eventuale morte di Vladimir Putin. La querela è stata archiviata dal tribunale. Razov aveva anche accusato i media italiani di fare propaganda anti Russia.

Ma anche il successore ha tutte le carte in regola per dimostrarsi un falco. Definì l’Italia “uno dei Paesi più ostili” minacciando “conseguenze irreversibili” in caso di adesione al sistema di sanzioni contro Mosca. Attaccò all’epoca anche l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini definendolo “uno dei principali falchi e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano”. Parlando del sostegno della Russia all’Italia all’inizio della pandemia di Covid-19, disse: “In accordo con l’intesa raggiunta a livello di presidente della Russia e presidente del Consiglio dei ministri d’Italia nel marzo-aprile 2020, all’Italia è stata fornita un’assistenza significativa attraverso il ministero della Difesa, il ministero dell’Industria e Commercio e ministero della Salute della Russia. Nel giugno scorso lodò le iniziative di pace della Santa Sede, un’altra rappresentanza diplomatica per la quale era circolato il suo nome. In entrambi i casi, con l’Italia e con la Santa Sede, era parso chiaro l’intento del diplomatico: far breccia nei cuori più filo-russi per indebolire il fronte a difesa dell’Ucraina.

Tra maggio e agosto dell’anno scorso, il Quirinale ha comunicato la revoca “per indegnità” di alcune onorificenze a diversi funzionari e oligarchi russi legati alla guerra di Putin. Ma non quella a Paramonov richiesta da diversi partiti dopo i suoi attacchi contro il governo Draghi.

Classe 1962, Paramonov si è laureato nel 1986 nel prestigioso Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali (Mgimo) ed è entrato in diplomazia due anni dopo. Dal 2007 si occupa di Europa: prima come vice direttore del dipartimento competente del ministero degli Esteri, poi dal 2008 al 2013 è console generale a Milano; successivamente torna al dipartimento per l’Europa, di cui è direttore dal 2015 (con competenza, tra l’altro, su Italia e Vaticano, oltre a vari Paesi europei). Sposato e padre di un figlio, parla inglese, francese e italiano.

Come Razov, anche Paramonov è stato spesso descritto come un moderato. Ma la guerra in Ucraina sembra aver cambiato la postura di entrambi.


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