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Cosa allontana Pirelli e la Cina? Ecco gli scenari

Secondo Bloomberg il governo starebbe valutando l’uso del golden power per ridurre l’influenza del socio cinese. I recenti sviluppi, le opzioni sul tavolo e la questione della Via della Seta

Il governo italiano starebbe studiando l’uso del golden power per ridurre l’influenza del socio cinese Sinochem, controllato dal potente Consiglio di Stato di Pechino, sul produttore di pneumatici Pirelli, di cui è primo azionista. Lo afferma Bloomberg, citando fonti a conoscenza del dossier. Nei mesi scorsi la compagine azionaria della Bicocca era finita sotto i riflettori, tra smentite e annunci, mentre a livello globale cresceva la tensione tra Cina e Occidente. A Sinochem, la cui scalata è iniziata nel 2015 attraverso ChemChina, fa capo il 37% del produttore di pneumatici.

LE OPZIONI SUL TAVOLO

Le autorità italiane, non specificate dall’agenzia, starebbero attualmente discutendo diverse opzioni nell’ambito di colloqui con gli investitori in Pirelli sulla struttura proprietaria, ricordando che Sinochem è il maggiore azionista della società dei pneumatici. Le opzioni includerebbero la limitazione della condivisione delle informazioni sui dati sensibili e sulla tecnologia strategica con membri del consiglio nominati da Sinochem, fino a limitazioni dei diritti di voto, aggiunge Bloomberg.

“NO COMMENT”

Le decisioni del governo non dovrebbero riguardare l’assetto azionario né costringere Sinochem a vendere ma limiterebbero la capacità della Cina di influenzare i business della società. “No comment” dai portavoce del governo e da Pirelli.

LE ULTIME SETTIMANE

A febbraio Pirelli aveva informato la Presidenza del Consiglio dei ministri, come prevede la normativa Golden power, dell’intenzione di rinnovare il patto parasociale tra Sinochem e i soci italiani. Nello stesso mese, sempre Bloomberg aveva diffuso l’indiscrezione di un disimpegno cinese (smentito da Pechino) e l’interesse preliminare da parte di diversi fonti.

LE DIMISSIONI

Il giorno prima di quella rivelazione e alla vigilia dell’arrivo di Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, a Roma, Bai Xinping aveva comunicato le dimissioni dalla carica di consigliere di Pirelli. Una scelta fatta “a fronte dell’assunzione di nuove responsabilità professionali nel Gruppo Sinochem”. Al suo posto è stato poi cooptato Wang Feng.

IL PATTO SUL VOTO

A inizio marzo, poi, una nuova mossa ai piani alti di Pirelli: la firma di un patto di consultazione sul voto in assemblea tra Mtp-Camfin e Brembo, che ha in pancia il 6% del capitale della Bicocca con cui l’azienda di Alberto Bombassei si è impegnata ad adeguare il proprio voto a quello di Mtp/Camfin dopo essersi consultata in via preventiva sugli argomenti posti di volta in volta all’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria o straordinaria di Pirelli.

GLI SCENARI

E se fosse l’azienda stessa a volere un peso minore di Pechino? De-coupling o de-risking, gli scenari globali stanno cambiando, e con essi le catene di approvvigionamento. Inoltre, il patto parasociale tra Sinochem e Camfin, la holding finanziaria dell’amministratore delegato Marco Tronchetti Provera,  “è visto come un freno per Pirelli, in quanto il coinvolgimento cinese impone alla società di chiedere l’approvazione del governo per la maggior parte delle decisioni commerciali secondo le regole del golden power”, scrive Bloomberg.

LA VIA DELLA SETA

Come ricorda anche Bloomberg, l’Italia è l’unico Paese del G7 ad aver firmato un memorandum d’intesa con la Cina sulla Via della Seta. Entro fine anno il governo dovrà decidere sul memorandum d’intesa sulla Via della Seta firmato nel 2019 dall’esecutivo gialloverde guidato da Giuseppe Conte. Il rinnovo di altri cinque anni sarà automatico, a meno che l’Italia e/o la Cina non decidano di fare un passo indietro comunicandolo all’altra parte tre mesi prima. La questione è “ancora oggetto di valutazione”, ha detto Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, nelle scorse settimane.

IL PRECEDENTE VERISEM

A gennaio, il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso di Verisem, azienda di sementi italiana, sul veto posto dal governo Draghi sull’acquisizione da parte di Syngenta, gruppo del settore agricolo di proprietà di ChemChina. Come ricorda Giulia Pompili, giornalista del Foglio, “Sinochem e ChemChina non sono la stessa cosa, ma nel 2018 la leadership di Pechino ha voluto una ristrutturazione e la creazione di un unico polo. Mentre Sinochem è la parte più presentabile in EU, ChemChina è nella lista USA delle aziende militari cinesi”.



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