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Raid della polizia cinese negli uffici di Bain, il decoupling si fa duro

Funzionari della polizia cinese hanno interrogato i dipendenti della società americana Bain & Company negli uffici di Shanghai. La strategia di pressione di Pechino contro le imprese occidentali

Agenti della polizia cinese hanno fatto irruzione negli uffici di Shanghai della Bain and Company, società di consulenza strategica americana, e hanno interrogato i dipendenti. A confermarlo con un comunicato è stata la stessa compagnia, che ha ribadito l’interesse di cooperare con le autorità cinese, senza però aggiungere altri dettagli sull’indagine in corso.

Questo è un nuovo caso del controllo delle imprese straniere in Cina in mezzo alle tensioni tra Pechino e Washington. L’irruzione alla sede di Bain, avvenuta due settimane fa, è stata svelata dal Financial Times. Il giornale sostiene che non ci sono stati arrestati ma gli agenti della polizia hanno sequestrato alcuni telefoni e computer.

Secondo alcune testimonianze, le autorità cinesi hanno fatto più di una visita agli uffici di Bain, che ha sede anche a Pechino e a Hong Kong. Il raid a Bain segue le irruzioni negli uffici di Pechino di un’altra società americana, Mintz Group, dove invece sono stati arrestati cinque membri del team, tutti con la cittadinanza cinese.

In Cina sono state anche sospese le operazioni di Deloitte a Pechino per tre mesi e la società di contabilità Big Four ha ricevuto una multa record per carenze negli audit passati. La scorsa settimana, il ministero del Commercio cinese ha vietato a diversi dirigenti di Raytheon e Lockheed Martin di entrare nel Paese e ha proibito a gruppi cinesi di vendere ai due appaltatori della difesa statunitensi.

Il caso Bain “ha alimentato in particolare la tensione delle aziende statunitensi che erano già preoccupate per i segnali che Pechino sembra dare sull’intensificare la ritorsione per le misure prese dall’amministrazione di Joe Biden”, si legge sul Financial Times. Per Janet Yellen, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, siamo di fronte a un “aumento delle azioni coercitive contro le aziende statunitensi”.


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