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I Popolari verso le Europee. La versione di Merlo

È chiaro che la “politica di centro” e lo stesso Centro sono destinati a ritrovare uno spazio e un ruolo importanti e cruciali. Quando dico “politica di centro” penso ad un progetto politico che veda, appunto, nei cattolici popolari il nucleo centrale di questa scommessa politica ed elettorale. C’è un anno di tempo per affrontare questa battaglia

L’appuntamento delle elezioni europee è troppo importante per affrontalo con il metodo dell’ordinaria amministrazione. E questo per una ragione persino troppo semplice da richiamare: sono, cioè, le prime elezioni dopo la schiacciante vittoria della destra democratica e di governo e della affermazione di una sinistra radicale, libertaria ed estremista alle primarie del Pd con il voto a Schlein. È evidente a tutti, di conseguenza, che con un sistema elettorale proporzionale le varie categorie politiche, e anche le diverse culture politiche, hanno la possibilità adesso di manifestare pubblicamente e concretamente se contano e quanto contano nel corpo elettorale del nostro Paese.

E, proprio in un quadro del genere, il Centro – e, nello specifico, anche un Centro di marca Popolare – è chiamato ad esprimersi. Senza reticenze, furbizie ed equivoci. E questo al di là delle ultime vicende che hanno caratterizzato l’ormai ex “terzo polo” e la volontà di Calenda di porre fine a quel progetto. Anche perché, come tutti sanno, un Centro dinamico, riformista, democratico e di governo non va confuso con la banale riedizione di una sorta di aggiornato partito liberale o repubblicano o tardo azionista. Al contrario, si tratta di ricostruire un Centro popolare e riformista che sia in grado di intercettare istanze e domande di settori crescenti della nostra società che non si riconoscono più in un “bipolarismo selvaggio” che rischia di allontanare sempre di più gli elettori dalle urne. Come dimostrano, purtroppo, tutti i dati elettorali. Nazionali e locali.

Ora, nessuno ha la ricetta magica su come affrontare e sciogliere questi nodi squisitamente politici. Una cosa è certa, però. E cioè, una lista con un visibile e credibile profilo centrista, democratico e riformista alle prossime elezioni europee non può non avere come elemento costitutivo e centrale la presenza della cultura cattolico popolare e sociale. E questo per la semplice ragione che le identità politiche e culturali ritornano ad essere decisive nello stesso dibattito politico italiano dopo la sbornia populista, demagogica, anti politica e qualunquista interpretata dal partito dei 5 Stelle. Non a caso, come ricordavo poc’anzi, con una forte destra identitaria e democratica e con una sinistra radicale e massimalista, anche il Centro può e deve ritrovare uno spazio politico e culturale adeguati. Non per decreto, come ovvio, ma attraverso un concreto e credibile progetto politico e culturale. Cioè con il contributo di tutti coloro, a cominciare dall’iniziativa di Matteo Renzi, che coltivano l’obiettivo di dar vita ad un raggruppamento centrista e democratico in grado di competere con gli altri contenitori politici ed elettorali.

È chiaro che, in un contesto del genere, la “politica di centro” e lo stesso Centro sono destinati a ritrovare uno spazio e un ruolo importanti e cruciali. Quando dico “politica di centro” penso ad un progetto politico che veda, appunto, nei cattolici popolari il nucleo centrale di questa scommessa politica ed elettorale. C’è un anno di tempo per affrontare questa battaglia politica. Senza alcuna presunzione culturale od arroganza politica. Ma solo e soltanto con la forza disarmata delle idee e alimentata da quella cultura politica che era e resta centrale e costitutiva nella cittadella politica italiana contemporanea. Al di là e al di fuori di chi vuole ridurre i cattolici popolari ad una mera appendice all’interno di partiti che ormai considerano i Popolari stessi come “gentili ospiti” o come una semplice cultura da tollerare e nulla più. La sfida, come ben sappiamo, è più complessa e quindi decisiva per la prospettiva stessa di questa cultura politica. E il voto europeo del prossimo anno è una occasione che non si può e non si deve affatto sottovalutare.


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