Riuscire a spendere bene i soldi finanziati con il Pnrr, aggiungere alcune voci di spesa fondamentali per curare emergenze. Sono queste le due direzioni d’intervento su cui si gioca la qualità della politica di bilancio dei prossimi mesi. Il commento di Leonardo Becchetti
L’economia è stata soprannominata la scienza triste (prima che con l’economia civile divenisse anche la scienza che studia la felicità, la soddisfazione e la ricchezza di senso di vita) perché gli economisti sono sempre quelli che rovinano i sogni di chi vuole fare grandi progetti facendo presenti i vincoli di spesa. In altri termini gli economisti alla fine mettono sempre in evidenza il fatto che la coperta è corta perché le possibilità di spesa non possono coprire tutte le esigenze. La storia recente del nostro paese indica che solo fino ad un certo punto questo è vero.
Nel periodo della pandemia abbiamo infatti scoperto, proprio nella crisi più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi, che in realtà la coperta si poteva allungare facendo squadra a livello europeo. Abbiamo varato un piano che vale il doppio del piano Marshall con più di 190 miliardi di progetti per infrastrutture fisiche e sociali per rilanciare il nostro paese. Siamo passati da un’era in cui non c’erano soldi per fare nulla ad una in cui ci sono tantissimi soldi a disposizione ma facciamo fatica a costruire i progetti necessari per utilizzarli. La sfida dunque di questi mesi è riuscire ad utilizzare appieno i fondi del Pnrr nei tantissimi campi coperti (transizione ecologica, rete idrica ed elettrica, alta velocità nel Sud, case di comunità in sanità, asili nido nel settore dell’istruzione e molto altro).
I bisogni sono sempre infiniti e neanche il Pnrr può coprirli tutti. Possiamo farne un elenco cercando di stabilire delle priorità. Le direzioni d’intervento di cui si parla di più oggi sono quelle del contrasto all’abbandono scolastico in materia d’istruzione, del finanziamento per la non autosufficienza in sanità (problema in crescita purtroppo con l’aumento dell’aspettativa di vita non sempre accompagnato da un eguale aumento di aspettativa di vita in buonasalute), degli interventi urgenti e necessari per puntellare nel complesso il sistema della sanità pubblica che è sotto stress ed in crisi soprattutto in punti nevralgici come quelli dei pronti soccorso con seri limiti di personale medico ed infermieristico.
Avendo poche risorse a disposizione è lodevole l’intento dell’attuale ministro della Sanità di concentrare le risorse nell’incentivare una scelta, quella di operare al pronto soccorso, che è particolarmente usurante e poco remunerata. Anche sul fronte della lotta alla povertà c’è bisogno di razionalizzare gli interventi per evitare di disperdere le forze. In Italia si calcola ci vorrebbero quasi 30 miliardi per portare le pensioni minime a mille euro ma una pensione molto bassa può essere indice di un percorso contributivo limitato per una persona o nucleo familiare che può avere altre buone fonti di reddito.
Meglio quindi lavorare sulle misure di contrasto alla povertà che verificano con la prova dei mezzi i reali beneficiari, misure oggi in corso di revisione per separare il percorso dell’assistenza da quello della ricerca di lavoro. Infine c’è da risolvere il problema dell’efficentamento degli edifici. Se l’Ue ci chiederà di aumentare l’efficienza energetica degli edifici nelle classi meno efficienti (tantissimi nel nostro paese) non sarà possibile realizzare questo intervento senza l’aiuto di risorse pubbliche. Con opportuni tetti di spesa è necessario programmare i prossimi anni in questa direzione cercando di ottenere il sostegno di cofinanziamenti europei.
Riuscire a spendere bene i soldi finanziati con il Pnrr, aggiungere alcune voci di spesa fondamentali per curare emergenze. Sono queste le due direzioni d’intervento su cui si gioca la qualità della politica di bilancio dei prossimi mesi.