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L’incredibile storia dell’orso Wojtek, dal Kurdistan a Venafro

La vicenda dell’orso mascotte dei soldati polacchi durante la Seconda Guerra Mondiale, da quando fu trovato cucciolo in Iraq fino al suo trasferimento in Italia dove infuriavano i combattimenti tra i tedeschi e le truppe alleate. Una storia incredibile tra mito, realtà e la scoperta di una spia

La storia dell’orso Wojtek è legata a doppio filo alla storia del Secondo Corpo d’Armata polacco. Nato dal raggruppamento di varie unità polacche combattenti a fianco degli Alleati in tutti i teatri di guerra, il Secondo Corpo era soprattutto composto da soldati polacchi che, dopo esser stati fatti prigionieri dai sovietici nel 1939 in occasione dell’invasione russa della Polonia, erano stati rilasciati da Mosca per poter combattere contro la Germania.

Il corridoio persiano 

In particolare, questi soldati, comandati dal generale Władysław Anders (padre dell’attuale ambasciatrice polacca in Italia, Anna), anche lui a lungo prigioniero dei russi, furono evacuati in Iran attraverso il famoso corridoio persiano, la rotta logistica che attraversava l’Iran, utilizzata da inglesi ed americani per convogliare le forniture militari all’Unione Sovietica. In Iran i polacchi furono addestrati fino a che, nel marzo del 1943, furono inviati nel nord dell’Iraq, nella zona di Kirkuk, dove vennero istruiti alle tecniche della guerra in montagna e delle operazioni di sbarco utili per l’impegno nei combattimenti in Europa.

L’incontro

Durante la marcia attraverso i monti Zagros, l’aspra catena montuosa che separa Iran e Iraq, due soldati polacchi, Piotr Prendysz e Wladislaw Sosnowki, ai margini di un bosco nel Lorestan, incontrarono un ragazzo curdo che aveva con se un cucciolo d’orso; era in un sacco, aveva poche settimane di vita e necessitava di cure. Fu così che i due soldati, impietositi da quel piccolo animaletto, regalarono al ragazzo del cibo e un coltellino svizzero e si presero il piccolo orsetto.

Biberon da una bottiglia di vodka  

Al campo il cucciolo venne rifocillato e nutrito grazie ai soldati che improvvisarono un biberon con una bottiglia di vodka, nella quale mettevano del latte condensato mischiato ad acqua; nella sua alimentazione non mancarono poi frutta, miele e sciroppo.  Gli venne dato il nome di Wojtek, diminutivo del tradizionale nome polacco Wojciech, traducibile come “guerriero sorridente” nonché nome di un famoso orso dello Zoo di Varsavia. I soldati ottennero dal loro Comandante, il maggiore Chelminski, il permesso di poterlo tenere nei loro alloggiamenti, e così l’orso Wojtek venne aggregato alla 22a Compagnia Rifornimento d’Artiglieria (22 Kompania Zaopatrywania Artylerii) del Secondo Corpo Polacco, comandato dal generale

Il soldato Wojtek  

Più Wojtek cresceva, più i soldati si affezionavano a lui; nonostante l’enorme stazza e la grande forza fisica, l’orso si dimostrò essere un perfetto compagno di giochi: tanto curioso quanto goffo portava sempre scompiglio, ma anche tanto divertimento ovunque andasse nel campo. Wojtek venne quindi arruolato come regolare soldato della 22° Compagnia con tutti i diritti e gli fu applicata al collo anche la piastrina militare, n. 00001/ 22°, insieme ad un nastro rosso e bianco come i colori della bandiera polacca. Gli venne assegnata anche una tenda personale e gli fu riconosciuta una razione di cibo dieci volte superiore al rancio giornaliero degli uomini di truppa, integrata da 5 lattine di birra e da una congrua quantità di miele. L’orso si integrò perfettamente nell’accampamento, imparando anche a sfilare su due zampe. I soldati lottavano contro di lui, lo nutrivano e a volte gli davano dell’alcol e perfino sigarette, che l’animale ingoiava.

Cacciatore di spie  

Grande amante dei bagni in acqua, durante una delle sue incursioni nelle sue tanto amate docce, nel giugno del 1943 in Palestina, individuò una spia che si era intrufolata nell’accampamento e nascosta nei bagni: l’orso schiaffeggiò la testa dell’agente nemico, gli ringhiò contro e l’uomo, in preda a puro terrore, gridò e fu scoperto dai soldati polacchi. La spia fu poi interrogata e fornì informazioni preziose e vitali sulle posizioni nemiche. Come ricompensa per l’impresa, sicuramente involontaria, a Wojtek fu assegnata una razione di birra extra e gli fu concesso un tempo illimitato da trascorrere sotto la doccia.

L’imbarco per l’Italia e la Linea Gustav 

Nel 1944 le truppe polacche furono imbarcate su una nave destinata al fronte italiano, dove furono inquadrate nell’8ª Armata britannica, e anche Wojtek fu caricato sulla nave inglese tra l’incredulità dei soldati britannici.  Successivamente il Secondo Corpo polacco fu schierato in prossimità della Linea Gustav, la linea fortificata difensiva approntata dai tedeschi in Italia che si estendeva dalla foce del fiume Garigliano, al confine tra Lazio e Campania, fino a Ortona, comune costiero a sud di Pescara, passando per Cassino; lo scopo della linea era quello di ritardare l’avanzata degli Alleati verso Roma.

Vojtek a Venafro 

E qui è nato il mito di Wojtek, che secondo molti racconti avrebbe partecipato ai combattimenti in prima linea e addirittura alla conquista di Montecassino, l’abbazia benedettina distrutta dai bombardamenti alleati, e divenuta l’ultima roccaforte dei tedeschi sulla linea Gustav. In realtà Wojtek non arrivò mai a Cassino e fu dislocato a Venafro insieme alla 22a Compagnia Rifornimento Artiglieria. A chiarire tutta la vicenda ci ha pensato il sito “Dal Volturno a Cassino” che in un articolo ha ricostruito tutta la vicenda. Secondo quanto riportato dagli storici, la 22a Compagnia fu dislocata a Venafro ed ebbe il compito di trasportare le munizioni alle varie batterie di artiglieria piazziate nella Valle del Rapido con i camion che facevano la spola tra l’accampamento e le varie postazioni di artiglieria posizionate in prossimità del fronte. Ovviamente per l’orso Wojtek era impensabile il suo dispiegamento in prima linea e quindi rimase nell’accampamento dove continuò ad essere regolarmente accudito.

Sulla Linea Adriatica 

Dopo la battaglia la Compagnia venne inviata sul versante Adriatico e seguì il Corpo Polacco nei combattimenti di Monte Fortino, tra Castrocaro e Faenza, sino all’occupazione di Ancona avvenuta nel luglio 1944, dove stabilì un accampamento vicino la città. Qui si registrò un buffo “incidente” quando il camion che trasportava Wojtek si fermò vicino al mare: l’orso, amante dell’acqua, non resistette alla tentazione e, scaraventandosi giù dal camion, si buttò nell’acqua tra le grida di un gruppo di ragazze che prendevano il sole sulla spiaggia.

Il nuovo stemma della compagnia 

Nel febbraio del 1945 la 22a Compagnia Trasporti Artiglieria pesante cambiò nome in XXII Compagnia del Corpo Trasporti dei Servizi dell’Esercito polacco e in quell’occasione ottenne dallo Stato Maggiore di poter utilizzare un nuovo stemma raffigurante un orso che trasportava in braccio una granata di artiglieria inserito in un volante di camion, un omaggio al tanto amato orso Wojtek ormai diventato il soldato più amato di tutta la Compagnia.

Trasferimento in Scozia 

Quando la guerra terminò la maggior parte dei soldati polacchi aveva deciso di non tornare nel paese natio, ormai nell’orbita sovietica, perché avevano già sperimentato la durezza del regime sovietico durante gli anni di prigionia, e quindi furono inviati nel Regno Unito. La 22a Compagnia fu trasferita in Scozia insieme a Wojtek, che fu accolto come una celebrità in una grande parata organizzata a Glasgow per ricevere i reduci. Nel 1947 la compagnia fu sciolta e Wojtek fu ospitato nello zoo di Edimburgo con il grado onorario di tenente e, nel corso della sua permanenza, ricevette molte visite degli ex commilitoni che gli portavano la birra e le sigarette; restò nello zoo fino al giorno della sua morte avvenuta, all’età di 22 anni, il 2 dicembre del 1963.

I monumenti a Wojtek 

La morte di Wojtek ebbe una grande ripercussione mediatica e gli fu reso onore come un eroe di guerra. Nel corso degli anni gli sono state dedicate placche commemorative allo zoo di Edimburgo, all’Imperial War Museum di Londra e al Canadian War Museum di Ottawa, così come una scultura dell’artista David Harding nel Sikorski Museum di Londra e una scultura in legno a Weelsby Woods, Grimsby. Alcuni monumenti sono stati realizzati anche in Italia ad Imola, Cassino e nelle Marche. L’ultimo monumento è stato realizzato a Venafro dall’associazione Winterline Venafro, curatrice dell’omonimo Museo storico militare, proprio nell’area dove durante la guerra c’era l’accampamento polacco e Wojtek.


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