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Tupperware, cosa ci dice la crisi dei contenitori di plastica

Problemi di produzione e distribuzione (legati al Covid), e un mancato appeal tra i clienti più giovani, attenti alla sostenibilità, hanno portato la famosa azienda americana sull’orlo del fallimento. Gli inizi e le prospettive…

Diventata famosa negli anni ‘50 e ‘60 con i “Tupperware Party”, la famosa azienda americana che ha rivoluzionato il mercato dei contenitori di plastica per la cucina nel mondo rischia il fallimento.

Tupperware Brands Corporation è in crisi di liquidità e cerca disperatamente nuovi finanziatori. Lunedì il valore dei titoli in Borsa è sceso di circa 50% e l’azienda potrebbe essere sospesa da Wall Street perché non ha ancora presentato il rapporto finanziario annuale. Le vendite sono calate di circa il 20% nel 2022. Ad oggi, i bilanci registrano un debito di 700 milioni di dollari e molto probabilmente ci sarà una terza ristrutturazione del debito, dopo le due dell’anno scorso.

Mariela Matute, direttore finanziario di Tupperware, aveva dichiarato a maggio dell’anno scorso che era fiduciosa dell’operatività dell’impresa nel 2023. Tuttavia, la società non è riuscita a riprendersi. In un comunicato diffuso l’ultima settimana sono stati riferiti “dubbi sostanziali” sulla capacità della società di andare avanti. A marzo del 2022, la forza lavorativa è stata ridotta dell’18% rispetto all’anno precedente.

La produzione, così come la catena di distribuzione globale, sono state colpite dalla chiusura delle fabbriche in Cina per la pandemia Covid-19. Neil Saunders, direttore generale di vendita al dettaglio della GlobalData, ha detto alla Bbc che Tupperware sta fallendo perché non ha saputo evolversi con i tempi in quanto a prodotti e distribuzione.

La novità offerta inizialmente da Tupperware riguardava i prodotti ermetici di polietilene, a prova di aria e acqua grazie alla doppia chiusura, molto più vantaggiosi rispetto ai tradizionali contenitori di vetro e ceramica.

Il boom delle vendite di Tupperware è arrivato negli anni ’50, quando Brownie Wise, segretaria e madre single, ha proposto di vendere i contenitori in alcuni incontri a casa con altre casalinghe. Così sono nati i “Tupperware Party”, che hanno avuto un successo incredibile.

L’impresa, e il suo metodo di vendita diretta, non attecchiscono più sui clienti giovani, che privilegiano prodotti sostenibili (tra cui, ad esempio, i contenitori riutilizzabili di cera di api) e acquisti online. I classici contenitori di plastica Tupperware sono percepiti come qualcosa che non è più al passo con i tempi.

Tupperware usa ancora impiegati di commercio diretto, che guadagnano percentuali sulle vendite, sebbene ci sia stato un tentativo di distribuzione con la catena americana Target. Con la pandemia, i contatti sociali sono cambiati, diminuendo l’effettività della modalità di vendita diretta.

Nella ricerca di una nuova strategia l’azienda ha anche allargato il catalogo di prodotti, aggiungendo articoli di cucina e una griglia che funziona nel microonde per chi vive in città e non può cucinare all’aperto. Altre strategie per la ripresa sono la vendita di beni immobiliari e ulteriori tagli al personale.



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