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L’Ucraina entri nella Nato. Parla l’ex premier lituano Kubilius

In vista del summit degli alleati a Vilnius, l’europarlamentare dice a Formiche.net: “La ratifica potrebbe avvenire soltanto a guerra finita ma un invito formale, come fatto l’anno scorso con Finlandia e Svezia, è possibile”. E sulla Via della Seta, ecco il consiglio all’Italia: “La dipendenza da Paesi come Russia e Cina può diventare una grande minaccia per la sicurezza geopolitica”

L’Ucraina merita di entrare nella Nato, dice Andrius Kubilius, due volte primo ministro della Lituania, oggi europarlamentare del Partito popolare europeo, in questa intervista a Formiche.net.

Da un giorno all’altro l’Ucraina potrebbe lanciare la sua controffensiva. Che cosa può fare l’Unione europea per sostenere Kyiv in questa fase specifica?

Ci aspettiamo una controffensiva nei prossimi giorni o settimane. Questo è ciò che sappiamo da fonti aperte. Inoltre, vediamo la propaganda russa diventare molto nervosa al riguardo. Spero che questa controffensiva abbia successo e che gli ucraini riescano a liberare il loro territorio. Il successo dell’Ucraina dipende da due fattori: la motivazione degli ucraini a combattere, che è ancora molto alta; la fornitura di armi da parte dell’Occidente, che non è male ma potrebbe essere meglio. È inaccettabile che l’Unione europea non riesca ad accordarsi sulle armi da inviare all’Ucraina in un momento in cui sono necessarie in fretta e da qualsiasi fonte possibile.

Questa settimana a Roma si è tenuta la Conferenza bilaterale sulla Ricostruzione dell’Ucraina. È giusto parlare ora, con la guerra ancora in corso, di ricostruzione?

Ne abbiamo discusso anche negli incontri paralleli a Roma di United for Ukraine Network. È assolutamente necessario confrontarsi e lavorare su queste cose. Dividerei l’agenda della ricostruzione in due fasi. La prima, la grande ricostruzione che verrà. La seconda è quella che deve iniziare ora: ci sono città e regioni in cui le persone hanno bisogno di aiuto per ricostruire le loro case. Ma la ricostruzione non richiede solo denaro, bensì anche un futuro chiaro per l’Ucraina. Per questo, il Parlamento europeo e gli Stati membri stanno chiedendo che i negoziati per l’adesione all’Unione europea inizino quest’anno. Ciò rappresenterebbe una garanzia anche per i privati impegnati nella ricostruzione del Paese.

A luglio Vilnius ospiterà il summit Nato. Che cosa si aspetta?

Le mie aspettative sono molto semplici. L’Ucraina merita di entrare nella Nato: ha dimostrato sul campo di avere obiettivi e capacità in linea, se non superiori a quelle di alcuni Paesi europei. La ratifica potrebbe avvenire soltanto a guerra finita ma un invito formale, come fatto l’anno scorso con Finlandia e Svezia, è possibile quest’anno o il prossimo. L’Ucraina merita un messaggio chiaro, molto più chiaro di quello uscito dal summit di Bucarest (nel 2008, la politica della porta aperta, ndr) che sarebbe un errore se non un incentivo per Vladimir Putin.

Spesso Ucraina e Taiwan vengono descritti come scenari connessi. Esistono lezioni per la Cina dalla guerra d’invasione russa?

È una lezione per la Cina, visto che le capacità militari dell’Occidente si sono dimostrate molto forti, cosa che la Russia non aveva previsto. Gli aiuti militari occidentali all’Ucraina sono stati un punto di svolta sul campo e credo che la Cina stia prestando molta attenzione a questi sviluppi.

E per l’Occidente?

L’Occidente deve imparare dalla guerra russa contro l’Ucraina che se si lascia un Paese come l’Ucraina, che confine con un regime autoritario e aggressivo come quello russo, si invita in qualche modo questo regime aggressivo ad avviare un’aggressione bellica contro quel Paese. È stato il più grande errore dell’Occidente nell’ultimo decennio: lasciare l’Ucraina in una sorta di una grigia. L’Occidente non deve fare lo stesso errore con Taiwan, chiarendo alla Cina che alle sue minacce si risponderà.

L’apertura a Vilnius di un ufficio di rappresentanza taiwanese (e non “di Taipei”) ha scatenato la dura reazione della Cina contro la Lituania. Nei giorni scorsi è stata annunciata l’apertura di una seconda sede di rappresentanza di Taipei in Italia, a Milano. Che significato hanno questi uffici per Taiwan?

I taiwanesi hanno il diritto di chiamare i loro uffici di rappresentanza come desiderano e la Cina non ha alcun diritto di pretendere di imporci qualsiasi tipo di decisione. La Cina, naturalmente, ha cercato di punirci con pressioni politiche, diplomatiche ed economiche. Ma non è una novità per noi, perché abbiamo già avuto esperienze simili da parte di Russia e Bielorussia. Fortunatamente il nostro interscambio con la Cina non era molto elevato e in questo periodo il nostro commercio con l’Indo Pacifico è aumentato molto di più di quanto abbiamo perso con la Cina.

Che consiglio darebbe al governo italiano che entro fine anno dovrà decidere se rinnovare o meno il memorandum d’intesa sulla Via della Seta con la Cina?

Consiglierei di ascoltare e di leggere ciò che il ministro degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha detto sui pericoli per le imprese tedesche e per lo Stato tedesco: una dipendenza troppo forte dalla Cina potrebbe trasformarsi in un rischio come quello della dipendenza dal gas russo prima della guerra. L’Unione europea deve quindi imparare che la dipendenza da Paesi come Russia, Cina e altri Paesi autoritari, può diventare a un certo punto una grande minaccia per la sicurezza geopolitica dell’Unione europea o di alcuni Paesi.

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