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Attacco in Crimea e controffensiva. Zelensky prepara il nuovo fronte

L’attacco con droni in Crimea non segna l’apertura di un nuovo fronte, ma arriva in un momento importante: Kiev sta preparando la controffensiva, su cui il presidente Zelensky sta costruendo anche un livello di scontro informatico a proprio vantaggio

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non può non mettere una futura e ipotetica conquista della Crimea tra la lista degli obiettivi della nascente controffensiva. Ne parla da sempre praticamente, e adesso si sente maggiormente portato a farlo anche per le parole sul rispetto di integrità e sovranità territoriale che gli ha detto al telefono il leader cinese, Xi Jinping. Ma si sente anche portato a farlo perché sa bene che la guerra è anche fatta di comunicazione, alterazioni delle percezioni, pressioni psicologiche (tutto ciò che viene incluso nel concetto di infowar).

I droni a Sebastopoli

Abbinare alle ultime dichiarazioni sulla Crimea l’attacco aereo di sabato all’alba significa mettere insieme i fatti con le opinioni. Crea una pressione estrema a Mosca, che nelle stesse ore subisce di nuovo il peso delle lamentale iper-critiche di Yvgeny Prigozhin, proprietario della Wagner — la società della guerra privata di Mosca — che si lamenta che a centinaia di chilometri dalla Crimea, lungo il fronte strategico di Bakhmut, i suoi uomini combattono senza munizioni. “La Russia è allo sfascio”, dice su Telegram mandando un messaggio al Cremlino e alla lotta di potere interna.

Tutto mentre Sebastopoli, sede della Flotta del Mar Nero, è stata appunto colpita da droni ucraini di fabbricazione cinese, probabilmente lanciati dalla zona di Odessa (dove si trovano i principali interessi cinesi nel Paese, tra l’altro). Ci sono le immagini di un Mugin-5, mezzo commerciale Made in Prc, e secondo i russi che le hanno pubblicate sempre su Telegram — stesso canale usato da Prigozhin per le sue lamentele — sarebbe uno degli undici lanciati dagli ucraini come proiettili contro la capitale crimeana. Solo sei sarebbero andati a bersaglio, cinque sarebbero stati abbattuti. Gli ucraini li modificano con una testata esplosiva da 25 chilogrammi: non sono missili da crociera, ma hanno buona capacità di attacco e bucano le difese aeree russe — scarse, come già dimostrato in passato.

Fumo sulla controffensiva in costruzione

La colonna di fumo che si è alzata dopo l’esplosione che uno (o due) dei droni ha provocato in un sito di oli lubrificanti e carburante nella Baia dei Cosacchi poteva essere vista a chilometri di distanza. Ha attirato particolarmente le attenzioni della stampa internazionale. Quel fumo era denso di messaggi, su capacità e obiettivi ucraini, e sulla qualità delle difese russe. Sono rapidamente circolare delle stime (forse avventate) dell’intelligence ucraina secondo cui sarebbero state distrutte una quarantina di tonnellate di carburante. Significa che la Russia avrà meno benzina nell’immediato per spingere i motori dei propri mezzi militari e dovrà organizzarsi per portarne dell’altra in Crimea, col rischio di essere colpita di nuovo. È questa la pressione psicologica che Kiev intende innescare.

Un mese fa, un attacco simile aveva colpito un convoglio ferroviario russo carico di missili Kalibr a Dzhankoi, all’opposto nord di Sebastopoli, nella zona in cui la penisola crimeana si attacca al resto dell’Ucraina. Quei missili dovevano arrivare a sud, per armare le navi della Flotta del Mar Nero e poi essere usati contro il territorio ucraino. Ma sono stati fermati prima — lo stesso potrebbe accadere con i nuovi rifornimenti di carburante. Anche nel caso di Dzhankoi  era stata l’intelligence militare Ucraina, nota come Hur, a rivendicare l’azione — come fatto ieri. Da tempo ci sono operazioni del genere, prima non dichiarate e sempre minimizzate se non negate dalla Russia, ora sono diventare pubbliche.

Presto per un fronte in Crimea

Da agosto scorso si parla della possibilità dell’apertura di un fronte in Crimea: era presto ai tempi e lo è adesso, ma la pressione psicologica su Mosca aumenta, anche perché è accompagnata dalla spinta narrativa data alla controffensiva imminente. Zelensky ne parla, anche se è consapevole che prima ci sono altri territori da liberare dall’invasore e che l’eventuale offensiva per riprendere la penisola — annessa dalla Russia nel 2014 tramite un referendum farsa — sarà eventualmente un ultimo passo, e molto complicato.

La controffensiva ucraina potrebbe partire a breve, forse a metà maggio, e l’attacco contro i silos di carburante in Crimea è un’ottima azione preparatoria per rapporto costi/benefici e per effetto psicologico — anche interno, perché rivendicata come rappresaglia per la strage di Uman, dove i missili russi hanno colpito un condominio e ucciso dozzine di civili. Allo stesso tempo, alza però le aspettative sulla controffensiva stessa, e questo è il reale tema del momento (non tanto un attacco in Crimea).

Cosa significa un successo?

Si parla molto del rischio di insuccesso, ma nei fatti non si è definito cosa può essere considerato un successo o un fallimento. Sebbene le missioni militari abbiano solitamente dei canoni chiari per essere valutate positivamente o negativamente, in quanto hanno obiettivi prefissati, “valutare il successo della missione nelle prossime offensive potrebbe non essere sufficiente per giudicare il successo complessivo delle offensive ucraine. Questo perché il raggiungimento degli obiettivi tattici e operativi della missione avrà anche importanti impatti strategici e politici”, spiega Mick Ryan, esperto di dottrine politiche e analista di punta sulla situazione ucraina.

“Il livello di addestramento e supporto (strategico) in Ucraina prima delle offensive avrà un impatto sul successo (tattico) sul campo di battaglia”, spiega Ryan. Ciò a sua volta avrà un impatto sul raggiungimento degli obiettivi politici dell’Ucraina per la guerra e sul sostegno politico che riceve da altre nazioni occidentali che stanno sostenendo Kiev con sempre maggiore intensità e pensano a forniture anche più consistenti come nuovi cacciabombardieri. “Pertanto, le misure di successo per le prossime offensive saranno un modo importante in cui l’Ucraina [può] giudicare l’impatto di tali offensive. Forniranno inoltre un meccanismo per informare le attività di influenza strategica ucraina durante e dopo le offensive. Pertanto, nel considerare le imminenti offensive ucraine, ci deve essere un’articolazione di come si presenta il fallimento. Se questi non possono essere mitigati in anticipo, devono esserci metodi per il loro rilevamento e l’adattamento necessario per risolverli”.

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