“Aumentare la capacità industriale di produzione della Difesa”. Ecco uno dei punti-chiave per il comparto secondo l’Alto rappresentante europeo, Josep Borrell, giunto in Italia per prendere parte al convegno annuale a tema Ue organizzato dall’Eui
Rafforzare l’industria europea della Difesa e concentrarsi sugli aiuti militari a supporto dell’Ucraina. Questi alcuni dei principali temi affrontati dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, nel corso del convegno “The State of the Union: building Europe in times of uncertainty” che si tiene questi giorni a Firenze. Si tratta della conferenza annuale organizzata dall’European university institute (Eui), orientata a stimolare un dibattito intorno alle questioni geopolitiche di maggior interesse, dalla guerra russo-ucraina alla sostenibilità, fino alla transizione digitale.
Serve rafforzare l’industria europea
“Quella attuale va bene per i tempi di pace”. Così Borrell ha parlato dell’industria europea della Difesa, aggiungendo che è necessario aumentare sia “la capacità dell’Ue di produrre armi” che “aumentare la capacità industriale di produzione della Difesa”. Il grande sforzo richiesto al comparto per venire incontro alle esigenze di Kiev ha sicuramente dimostrato resilienza nel quadro emergenziale; ma di fronte al protrarsi del conflitto emergono altre criticità riguardanti, ad esempio, i fondi messi a disposizione dall’Ue. Infatti, secondo l’Alto rappresentante i “500 milioni di euro appena stanziati per aumentare la produzione delle munizioni sono un buon segnale, ma non una svolta”.
L’Ue faccia un salto per l’unità e la regolamentazione
Pur ribadendo quanto il conflitto, e il nemico comune rappresentato da Mosca, abbiano provocato l’effetto di unire ancor di più i Paesi membri Ue tra loro, per Borrell potrebbe non essere sufficiente a garantire questa stessa unità anche a lungo termine. “Se vogliamo sopravvivere dobbiamo essere più uniti come europei”, ha infatti spiegato l’Alto rappresentante, aggiungendo un’osservazione sulle mancanze ancora presenti sul piano legislativo che non permettono ancora all’Ue di esprimersi con una voce univoca in merito alla politica estera del Vecchio continente: “Siamo un club di Stati, dobbiamo avere regole che ci permettono di decidere rapidamente in un mondo che corre”. In tale scenario la guerra continua, e continua dunque a rimanere una priorità. “Se non sosteniamo l’Ucraina, il Paese cadrà. È chiaro che preferiremmo spendere questo denaro per altro, per i nostri i cittadini, per le spese nei servizi del sociale, ma non abbiamo scelta”, ha avvertito Borrell. A detta sua, “non è il momento delle sessioni diplomatiche, ma di sostenere militarmente la guerra”.
Una pace ancora lontana
Pensando al futuro, però, è bene soffermarsi su come possa terminare il conflitto che sta scuotendo da più di un anno il Vecchio continente, nonostante “per parlare di pace ci voglia qualcuno con cui parlarne”, mentre Putin sembra non muovere le sue convinzioni continuando a parlare di obiettivi militari da raggiungere. In tale scenario la Cina secondo Borrell può giocare un ruolo potenzialmente significativo. “L’unico piano di pace per l’Ucraina sul tavolo è quello di Volodymyr Zelensky, quella cinese è una serie di desideri, di sogni”, ha raccontato l’Alto rappresentante, aggiungendo però che: Pechino “ha un ruolo importante perché può avere la maggiore influenza su Mosca” e porre fine a tutto questo. Borrell ha citato inoltre la telefonata tra Ed anche la telefonata tra Xi Jinping e Zelensky definendola “una cosa positiva”. L’unico messaggio per il presidente russo è che ponga fine alle ostilità, interrompendo la guerra. La guerra d’altronde per Borrell “non può finire con l‘Ucraina che diventa una seconda Bielorussia”. Nel frattempo, l’Alto rappresentante ha reso noto che è attesa a breve la proposta della Commissione europea dell’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina e sul tavolo di discussione pare vi sia in particolare la volontà di colpire gli Stati terzi che stanno favorendo l’elusione delle sanzioni contro Mosca.