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Arruola, sottrai e sviluppa. Così la Cina è diventata leader nella tecnologia

Da tempo i cinesi hanno messo in atto un’aggressiva strategia per accumulare competenze nel settore tecnologico e scientifico, che include tutti i mezzi, legali e illegali. Ora gli Usa e la Corea del Sud hanno cominciato a monitorare e punire molto più severamente furti di tecnologie e le attività di ingegneri-spia che accumulano conoscenze solo per riportarle in patria. Ma ormai la Cina è avanti in molti settori punta a diventare più “autarchica” in risposta alle restrizioni

La Cina è diventata una potenza mondiale nel settore della tecnologia e delle scienze. Un report dell’Australian Strategic Policy Institute (Aspi) di marzo sostiene che i cinesi guidano 37 delle 44 tecnologie emergenti. Sono pionieri in quanto a intelligenza artificiale, biotecnologia, energia rinnovabile e tecnologia spaziale. Tutte determinanti per lo sviluppo economico e per la sicurezza nazionale di un Paese.

Secondo questo studio, la Cina ha ampiamente superato l’Occidente in termini di investimenti: i cinesi investono il 2,2% del Pil in ricerca e sviluppo, mentre l’Unione europea circa il 2,1%. Ed è questa una delle chiavi del loro successo. Inoltre, il governo cinese ha creato molti incentivi, che siano sussidi o sgravi fiscali, per favorire gli investimenti da parte delle imprese.

Anche l’istruzione ha un ruolo importante. I dati del ministero dell’Istruzione cinese indicano che nel 2019 8,34 milioni di studenti (circa il 45,4% del totale del Paese) si sono laureati in materie Stem, cioè, Science, technology, engineering and mathematics. Negli Stati Uniti invece ci sono stati 568.000 laureati in discipline scientifico-tecnologiche.

Ma sono bastati questi fattori per fare diventare la Cina leader nel settore scientifico e tecnologico? Forse no. In questi giorni il Dipartimento di Giustizia americano ha accusato un cittadino cinese di aver rubato segreti commerciali ad Apple, comprese informazioni sulla tecnologia delle auto senza conducente.

L’uomo si chiama Weibao Wang ed era ingegnere informatico di Apple. È accusato di aver preso migliaia di documenti, tra cui alcuni della divisione ricerca e sviluppo nella tecnologia per sistemi a guida autonoma. Racconta il Financial Times che nella sua abitazione in California sono stati trovati nel 2018 molti documenti con informazioni di Apple, ma lui nel frattempo era partito per la città cinese di Guangzhou, nonostante avesse detto alle autorità di non aver intenzione di viaggiare. Weibao rischia 10 anni di carcere.

Il suo caso è uno dei cinque presentati da una nuova task force del Dipartimento del Commercio Usa, focalizzata sulla protezione della tecnologia. Matthew Olsen, assistente procuratore generale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato che “le accuse dimostrano l’impegno del Dipartimento di Giustizia per impedire che la tecnologia sensibile cada nelle mani di avversari stranieri, tra cui Russia, Cina e Iran”.

Un altro ingegnere di software è stato arrestato a inizio mese per presunto furto di segreti commerciali da due società californiane, e un altro cittadino cinese ancora è stato accusato, in un caso diverso, di aver partecipato a un programma volto a fornire all’Iran materiali utilizzati nella produzione di armi di distruzione di massa e missili balistici tramite una società cinese sanzionata. Il cittadino greco Nikolaos Bogonikolos è stato arrestato e accusato di aver acquisito tecnologie sensibili per conto di Mosca.

Anche in Corea del Sud, altro paese avanzato tecnologicamente e rivale della Cina, molti parlano di una “fuga di tecnologia”, spinta da pratiche di caporalato, violazione di brevetti, spionaggio e furto. Sempre il Financial Times riferisce che secondo il National Intelligence Service della Corea del Sud, il numero di fughe confermate di “tecnologie di base nazionali” è aumentato costantemente da tre casi nel 2017 a cinque ciascuno nel 2018 e nel 2019, nove nel 2020 e 10 nel 2021.

Questo fenomeno include anche l’assunzione per vie legali di talenti stranieri, ma l’arruolamento non avviene in modo comune. Un dirigente cinese di un’azienda di semiconduttori ha raccontato il modus operandi per reclutare ingegneri sudcoreani: “Vado davanti alle fabbriche di società straniere e mi fermo al cancello, e chiedo agli ingegneri di venire alle nostre linee di produzione per fare un lavoro temporaneo e guadagnare qualche soldo extra”. L’ha fatto nelle fabbriche di Tsmc, Samsung e SK Hynix, tra le altre. L’interesse dei cinesi è accumulare competenze in tecnologie critiche che vanno dai semiconduttori alle batterie per auto elettriche e industrie, tra cui display e costruzione navale.

Yeo Han-koo, già ministro del commercio a Seoul, ha detto che gli sforzi per acquisire tecnologia sudcoreana sono diventati molto più aggressivi, perché la Cina cerca di mitigare i danni derivanti dalle restrizioni americane: “L’inasprimento dei controlli statunitensi ha portato le aziende cinesi a intensificare la loro offensiva nei confronti di ingegneri e ricercatori coreani, utilizzando mezzi sia legali che illegali”, dice a FT.

Per frenare le “diserzioni”, le autorità sudcoreane hanno creato nuovi organi investigativi, approvando anche norme che aumentano le pene in caso di violazione delle leggi. E c’è anche un database che monitora lo spostamento degli ingegneri sudcoreani, dentro e fuori dal Paese. Queste misure funzionano: solo nel primo trimestre del 2023 ci sono stati il doppio degli arresti relativi a furti di tecnologia rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

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