Il risultato che vuole ottenere il proprietario del social network è quello di spostare l’asse e il contesto del dibattito presidenziale dai legacy media alla sua piattaforma, non per mera scelta politica, come superficialmente alcuni sono portati a pensare, ma per un egoismo imprenditoriale ben preciso
Il mezzo flop della diretta, per una serie imbarazzante di problemi tecnici che ne hanno complicato l’ascolto, su Twitter space voluta per lanciare la candidatura alle presidenziali del prossimo anno fa sorgere immediatamente il dubbio se sia più utile Elon Musk alla corsa di Ron DeSantis o, al contrario, se sia il governatore della Florida a essere in qualche misura funzionale agli obiettivi di Musk, che in questi mesi sta drasticamente mutando geneticamente la piattaforma.
Intanto, l’esordio non è stato dei più felici, nonostante @DavidSacks,al quale era affidato il compito di moderare la stanza, abbia twittato al termine della diretta che “dopo alcune difficoltà iniziali, Twitter ha funzionato alla grande” e, ha ringraziato il team per essersi adattato così rapidamente a fare la storia!”
Da parte sua, invece, Elon Musk ha attribuito le difficoltà tecniche, che hanno costretto Ron DeSantis a entrare e uscire più volte dalla stanza perché il suo audio non si attivava, al sovraccarico dei server. Una prima stima, fatta da Twitter, parla di “più di 600.000 utenti che si sono stati sintonizzati in pochi minuti prima che la stanza ospitata da Musk finisse, e con circa mezz’ora di ritardo dall’orario previsto il governatore della Florida è riuscito a parlare, però, cambiando “stanza” e passando da quella di Musk a quella del moderatore Sacks.
In ogni caso, la notiziabilità degli intoppi tecnici che ha vissuto nelle fasi iniziali la diretta, ampiamente annunciata dai protagonisti, ha comunque amplificato e fatto da cassa di risonanza all’annuncio della candidatura tanto che nelle ultime 48 ore l’account Twitter di DeSantis, ha incrementato il fandom con ben 121 mila nuovi follower. Quindi, a conti fatti, al momento Musk ha portato in dote alla campagna di DeSantis una quota di audience di riflesso e una bolla di nuovi follower. All’apparenza un discreto bottino, che però è assai residuale se confrontato a quello incassato già dal proprietario di Twitter che un minuto dopo la fine della diretta si è affrettato a scrivere sul suo account: “All Presidential candidates are most welcome on this platform”.
Questo è il risultato più importante che Musk sta portando a casa, spostare l’asse e il contesto del dibattito presidenziale dai legacy media alla sua piattaforma, non per mera scelta politica, come superficialmente alcuni sono portati a pensare, ma per un egoismo imprenditoriale ben preciso.
Fare di Twitter lo spazio prioritario e privilegiato del dibattito presidenziale è la vera ambizione che persegue Musk, non tanto perché preoccupato di fare crescere gli spazi di libertà a favore della democrazia digitale negli Stati Uniti, quanto perché ha compreso come l’ampia polarizzazione connessa alla corsa presidenziale possa essere sfruttata per sostenere il difficile processo di riconversione della società e del suo modello complessivo di business, costato lo scorso ottobre 44 miliardi di dollari di investimento, e che da alcune settimane ha consigliato a Musk di nominare Linda Yaccarino nel ruolo di amministratore delegato.
Nei prossimi mesi, capiremo quanto il progetto di Musk di fare di Twitter la piattaforma principale della corsa alla Casa Bianca possa riuscire, nel frattempo, nonostante le difficoltà tecniche, possiamo dire che la prima uscita grazie a Ron DeSantis si è chiusa con un segno positivo.