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East is central. Dialogo sul futuro dell’Europa con Merezhko, Fogiel e Pavilionis

Abbiamo intervistato i presidenti delle commissioni Affari Esteri di Ucraina, Polonia e Lituania su questioni cruciali (e molto discusse) come l’adesione di Kyiv all’Unione europea e alla Nato, processi che saranno influenzati dalle elezioni europee nel 2024 e dal summit di Vilnius di luglio. Si è parlato di propaganda russa, del crescente peso politico dei Paesi dell’Europa centro-orientale, e del ruolo di Roma come capitale dei diritti e della civiltà moderna. Il video integrale

A più di un anno dall’inizio dell’invasione russa ci si continua a chiedere come si definirà il futuro assetto dell’Europa, e soprattutto quali passi debba fare l’Occidente per sostenere con più determinazione l’Ucraina. Di questo abbiamo parlato con Oleksandr Merezhko, Radosław Fogiel e Žygimantas Pavilionis, presidenti delle commissioni per gli Affari Esteri rispettivamente di Ucraina, Polonia e Lituania. Nel corso del dibattito, tenutosi presso gli Utopia Studios, gli ospiti hanno rimarcato con forza la necessità delle democrazie occidentali di accogliere Kyiv tra le loro fila, accelerando l’inizio dei processi di adesione all’Unione europea e alla Nato.

On. Merezhko, cosa chiede l’Ucraina ai leader e ai parlamenti delle nazioni europee? Qual è il vostro messaggio?

Il fato dell’Europa e della sicurezza globale sarà deciso in Ucraina, una vittoria nel nostro paese significa riportare la pace ovunque. Una sconfitta dell’Ucraina vorrebbe dire il collasso dell’ordine europeo e un incoraggiamento per l’aggressore: passerebbe il messaggio che se si commette un’aggressione di questo genere si viene ricompensati e non puniti. Dobbiamo entrare nella Nato e nell’Unione Europea prima possibile: l’Ucraina è sempre stata parte della famiglia europea, mente un nostro ingresso nella Nato sarebbe l’unica possibile garanzia di sicurezza per la nostra nazione e per il mondo intero.

On. Fogiel, la Polonia è una delle nazioni che ha fatto di più per l’Ucraina dall’inizio della guerra. Pensa che ci sia la possibilità nell’UE di spingere affinché il processo di adesione ucraino venga inziato già quest’anno, considerando i tempi ristretti e le elezioni nel 2024?

La Polonia ha fatto molto per l’Ucraina non solo per spirito di solidarietà, ma perché capiamo quanto la situazione sia una minaccia per l’ordine mondiale intero. Abbiamo messo in guardia il mondo per anni e ora la Russia ha davvero attaccato uno Stato vicino, l’occidente si è dovuto svegliare. Ora il dibattito è la prospettiva europea per l’Ucraina e, nonostante fosse già ovvio quanto questa nazione fosse parte della realtà dell’Europa, ci è voluta una guerra per garantire all’Ucraina lo status di candidata. Ora stiamo aspettando il vaglio dell’Unione Europa e sono abbastanza sicuro che il risultato sarà positivo, sia per l’Ucraina che per la Moldavia. Basandoci sui fatti, credo che la strada verso la piena adesione sia ormai spianata. Ovviamente ci sono questioni politiche da tenere in considerazione, ma pensiamo che l’Europa sia pronta per accettare l’Ucraina, che ha già iniziato a soddisfare alcuni criteri necessari per l’adesione. In ogni caso, serve una forte decisione politica che specifichi che l’Ucraina è parte della famiglia europea. L’Ucraina è palesemente una democrazia occidentale..

On. Pavilionis, la Lituania ha già affrontato in passato i tentativi di coercizione di Russia e Cina. Pensa che il fatto che la Russia non abbia reagito dopo l’ingresso della Finlandia nella Nato possa essere un buon punto di partenza perché anche l’Ucraina possa fare questo passo, già al vertice di Vilnius del prossimo luglio?

Ascoltando i miei colleghi stavo pensando a come spiegare meglio la situazione agli italiani. Roma è una città eterna e allo stesso modo queste nazioni non sono nate ieri, tantomeno dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Nel medioevo siamo stati i primi a sperimentare una comunità europea, i primi a creare unioni ecumeniche cristiane in cui gli ucraini sono sempre stati dalla nostra parte, mentre la Russia ci ha sempre attaccati perché voleva creare una terza Roma dopo l’originale e Costantinopoli. Non siamo nazioni nuove, Vilnius è stata costruita da architetti italiani. Il più grande numero di persone martirizzate per la loro fede si trova nelle nostre regioni, siamo popoli forti che combattono per i nostri valori. La Russia questo non lo aveva messo in conto. Oggi veniamo a Roma e ci sentiamo a casa perché siete la linea di difesa della libertà come lo è l’America, come lo siamo noi. Dovete essere forti come fu De Gasperi quando spinse per creare la Comunità Europea. Perché l’Ucraina non diventi il prossimo Afghanistan serve una strategia di lungo periodo, un pensiero strategico da estendere anche agli altri. Bisogna aprire le porte all’adesione alla Nato, già nel 2007 Putin mentiva gridando alla guerra in caso di allargamento del patto atlantico. Invece l’ha fatta davvero la guerra, a Georgia e Ucraina, perché non erano membri dell’alleanza. Se rimaniamo uniti questi aggressori autocratici potranno essere fermati immediatamente ed è questo che noi speriamo, è la nostra responsabilità.

On. Merezhko, cosa dice agli italiani che mettono in discussione il sostegno alla causa ucraina per far loro comprendere come agisce la propaganda russa e perché è così importante aiutare l’Ucraina in questo momento?

La Russia sta combattendo una guerra ibrida contro tutta l’Europa e sta usando anche la macchina della propaganda come arma. Per questo dobbiamo resistere alla disinformazione, la Russia è disperata e sta usando tutte le sue risorse. Dobbiamo ricordarci che l’Ucraina è attualmente vittima di genocidio da parte della Russia, che sta prendendo deliberatamente di mira i civili. La Russia vuole cancellare l’Ucraina dalla mappa del mondo. Ogni nazione ha l’obbligo di combattere il genocidio e quando l’Italia fornisce supporto militare sta salvando le vite di uomini, donne e bambini ucraini. E’ moralmente giusto dare armi a chi deve difendersi da un genocidio. La Russia non si fermerà mai, è nella natura di ogni impero genocida; l’unico modo è continuare a sostenere l’Ucraina. Abbiamo bisogno disperatamente del vostro aiuto.

On. Fogiel, pensa che il nuovo spirito dell’unità europea arriverà da est? Polonia, Repubblica Ceca, i baltici, hanno un ruolo sempre più attivo nei processi decisionali dell’Unione. Come reagiranno i membri dell’Europa occidentale e meridionale?

Sulla propaganda russa vorrei dire che spesso si sente dire che bisogna essere attenti, equilibrati, considerare che le cose siano più complicate di quanto non siano. Ogni volta però bisogna chiedersi: chi beneficia da quella specifica situazione? Nove volte su dieci è sempre la Russia, è così che si capisce che si tratta sempre di propaganda russa. Chi ha dubbi sull’aiutare l’Ucraina dovrebbe chiedersi quali sarebbero le conseguenze di non farlo; se la Russia vede che l’occidente non fa nulla per fermare le sue azioni ci metteranno ancora di più alla prova, si spingeranno più in là fino ad attaccare Georgia, Moldavia, e poi anche le nazioni Nato. Le cose peggioreranno se non facciamo tutto ciò che possiamo adesso. La nostra parte di Europa capisce meglio la situazione ucraina a causa della nostra storia: abbiamo avuto esperienze simili con la Russia e siamo qui per condividerle. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e non ci aspettiamo solo che Usa e gli altri paesi occidentali facciano tutto, anzi dimostriamo ogni giorno che facciamo tutto il possibile e anche di più, soprattutto se guardiamo al nostro impegno proporzionato ai nostri Pil o alle nostre popolazioni. Vogliamo che tutti in Europa lavorino insieme e siamo pronti a creare coalizioni anche con i membri storici dell’Unione, solo così possiamo fermare quest’impero malvagio che non è affatto cambiato nel corso dei secoli.

On. Pavilionis, pensa che l’impegno della Nato nei confronti dell’Ucraina sarà percepito anche dall’altra parte del mondo, magari in Asia, a Taiwan e Pechino? Cambierà il destino anche delle tensioni nel Mar Cinese Meridionale?

Ai tempi di Giovanni Paolo II il Vaticano non era sicuro di eleggere un papa polacco, ma alla fine lui ha cambiato il mondo perché la sua forza morale ha aiutato a sconfiggere il comunismo. Quando vengo in Italia io ricordo i valori di Roma perché penso sia il centro culturale della civilizzazione, e oggi questo sistema di valori è minacciato. Vogliamo ricordarvi, quindi, quanto sia ingenuo aver investito e creato legami economici fortissimi con regimi autocratici: anche con la Cina, state solo dando da mangiare a quella tigre che è il comunismo. Giovanni Paolo II lo capiva, Reagan lo capiva. Noi difenderemo quel sistema internazionale basato sulle regole che ebbe inizio proprio nell’antica Roma, perché Xi vuole conquistare Taiwan e sta guardando a questo “esperimento” russo per farlo dato che non ha esperienza militare. Se la guerra in Ucraina finirà come speriamo Xi potrebbe avere dei ripensamenti ma, altrimenti, in due o tre anni la presa di Taiwan potrebbe anche accadere. L’Italia sarebbe economicamente pronta per questa guerra? Ecco perché mi piace il vostro primo ministro, insieme a coloro che stanno dicendo che bisogna distaccarsi da queste partnership. Quando Putin è salito al potere siamo venuti in diverse nazioni d’Europa chiedendo: cosa state facendo, perché fate accordi con una persona che sta uccidendo la democrazia a Mosca? Con la Cina non è troppo tardi, al summit Nato di Vilnius si parlerà per un terzo di Indo-pacifico. Pensiamo globalmente, creiamo una Nato globale. Abbiamo bisogno che gli italiani ne parlino agli americani, affinché anche loro prendano la situazione più sul serio e non si abbia un’altra Pearl Harbour della civilizzazione, che già sta avvenendo davanti ai nostri occhi.


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