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L’era del lavoro libero sta arrivando, ma la politica italiana non se n’è accorta. Gli scenari di Delzio

Non solo smart working: l’autore de “L’era del lavoro libero” riflette sulle sfide che il mondo del lavoro sta affrontando e che dovrà affrontare nei prossimi anni, e su come il nostro Paese sia ancora impreparato a fronteggiarle. Un saggio pieno di dati, best practices internazionali, proposte per un nuovo Patto del Lavoro come quello di Ciampi nel 1993. Il video dell’intervista

Nel mondo del lavoro è in corso una rivoluzione. Anzi, più di una: smart working, settimana lavorativa ridotta, approccio del lavoratore più improntato al benessere psico-fisico che al posto fisso a tutti i costi, nuove tecnologie. L’Italia se ne sta rendendo conto? È quello che si chiede Francesco Delzio, autore del libro “L’era del lavoro libero” edito da Rubbettino, con cui ho parlato del suo saggio e di come ci sia bisogno di un cambio di prospettiva deciso nel nostro Paese se si vogliono intercettare positivamente i trend che non solo arriveranno, ma che sono già qui e vengono spesso ignorati.

Come primo rilievo, Delzio nota come in Italia la politica non si occupi direttamente del lavoro: c’è stato un divorzio voluto in prima battuta dai partiti, che si è trasformato nella distanza di questi ultimi da luoghi e dinamiche del lavoro, dalle vite dei lavoratori. Tutto questo fa ancora più notizia se ci confrontiamo con Francia, Uk, Usa, Germania e Spagna, dove il tema del lavoro è centrale nelle piattaforme politiche: “Se Sanchez in Spagna può dire di aver fatto qualcosa di rivoluzionario è proprio nel mondo del lavoro” dice Delzio, “con la sua strategia divisiva ma identitaria di sostegno all’occupazione a tempo indeterminato; se nel Regno Unito il partito laburista è rinato è proprio grazie ad una nuova rappresentazione dell’intero mondo del lavoro, inclusi i nuovi lavoratori autonomi. Tutto questo in Italia non c’è”.

In tutta Europa, inoltre, sono in corso prove generali sulla settimana lavorativa ridotta: in Germania, ad esempio, questo compito è demandato ai contratti collettivi, secondo un modello che secondo Delzio sarebbe perfettamente replicabile in Italia; nel Regno Unito l’esperimento ha avuto risvolti positivi anche per i vertici delle aziende, che hanno rilevato un aumento significativo della produttività. In merito a come questo tema possa essere affrontato nel nostro paese, Delzio afferma che “il modello della settimana a quattro giorni in Italia, che sta funzionando per Intesa Sanpaolo, si integrerebbe bene nel settore dei servizi, in particolare in quelli più avanzati; la manifattura risponde invece a logiche parzialmente diverse. Trovo in ogni caso assurdo che in Italia si discuta di questi temi solo su input della Cgil e non del mondo della politica e di quello delle imprese”.

Sul fronte del lavoro, in generale, l’Italia si trova in una situazione simile a quella dell’inizio degli anni ’90, in cui oltre ai vari problemi di produttività del mondo del lavoro c’è anche una drammatica perdita di potere d’acquisto, su cui fino ad oggi non si è di fatto intervenuto. “Il taglio del cuneo, molto importante e positivo, in realtà non è uno strumento che bilancia il potere d’acquisto in base all’inflazione, bensì rende il lavoro più conveniente nelle scelte dell’imprenditore. Nel mio libro propongo un nuovo accordo Ciampi, come fu nel ’93, che preveda che la politica si metta insieme a imprese e sindacati affinché ognuno porti qualcosa al tavolo”.

Nello specifico, per Delzio si dovrebbero prevedere alcune misure e meccanismi come il rinnovo del 60% dei contratti dei lavoratori italiani, soprattutto nel settore dei servizi e della PA che oggi sono scaduti, il recupero dei salari da programmare sulla base dei premi straordinari erogati secondo il modello tedesco – che permette di pagare di più i dipendenti con un versamento una tantum evitando la spirale inflazionistica – e un potenziamento del welfare aziendale per spingere di più sulla leva della natalità, cara al governo. Servirebbero poi strumenti che permettano ai giovani di acquisire le giuste competenze: “Abbiamo un grande divario di opportunità tra i giovani italiani, che in gran parte non hanno alle spalle redditi tanto sostanziosi da garantirne gli studi. Serve un fondo di garanzia con cui lo Stato aiuta le banche a investire nei nostri ragazzi”.

“Credo che già dal 2030 vedremo nuovi fenomeni nel mondo del lavoro”, conclude Francesco Delzio. “Alla fine del libro parlo di un’era in cui l’uomo è affiancato dall’intelligenza artificiale e il punto di svolta lavorativo è proprio l’unione tra robotica e IA, perché quando questi due fattori si uniranno efficacemente e a prezzi competitivi si verificheranno fenomeni rivoluzionari come la sostituzione dell’uomo nella quasi totalità dei lavori manuali e in una quota significativa dei lavori intellettuali. La separazione tra lavoro dipendente e autonomo sarà molto più sfumata, ognuno di noi sarà più responsabile del proprio percorso professionale ma anche più flessibile e fluido nelle mansioni. Un mondo che può quasi sembrare l’eden del lavoratore, ma che sarà ovviamente infinitamente più complicato per chi oggi pensa di affrontare un lavoro manuale. In Italia non ci si preoccupa di questo in nessun modo e capire in anticipo questi salti tecnologici permetterebbe di prepararsi a dovere, evitando perdite inutili”.


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