Quella sul memorandum “è una decisione che ancora non abbiamo preso, è un dibattito aperto”, dice la presidente del Consiglio. Intanto Pd, Più Europa e Azione-Iv interrogano il governo mentre Pechino alza la pressione
Quella sulla Via della Seta “è una decisione che ancora non abbiamo preso, è un dibattito aperto”, ha detto Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, a Praga. “È una a decisione delicata”, ha aggiunto, ricordando di non aver condiviso “la scelta che fece il governo Conte” di aderire nel 2019.
Poche ore prima, durante il briefing quotidiano con la stampa, Wang Wenbin, portavoce del ministro degli Esteri cinese, aveva risposto così a una domanda sugli articoli di giornale che danno il governo italiano come prossimo a non rinnovare il memorandum: dalla firma nel 2019 Cina e Italia hanno accresciuto i loro rapporti con una “fruttuosa cooperazione ed entrambe le parti dovrebbero attingere ulteriormente alla cooperazione legata alla Nuova Via della Seta”.
Come raccontato in questi giorni su Formiche.net, l’attenzione europea e americana verso la decisione di Roma cresce mentre si avvicina il G7 di Hiroshima. Se ne sono occupati media come Reuters, Politico, Euractiv, Bloomberg e CNBC. Mancano meno di due settimane al summit dei leader G7 in Giappone, e poco meno di otto mesi per una decisione italiana sul rinnovo (o meno) della Via della Seta (se Roma non fa un passo indietro entro fine 2023 il memorandum d’intesa firmato dal governo gialloverde di Giuseppe Conte nel 2019 si rinnova automaticamente a marzo).
Anche il Global Times, quotidiano della propaganda cinese in lingua inglese, si è interessato alla questione, con la sua nota linea dura: “Non è necessario che i Paesi europei rinuncino alle opportunità di cooperazione e ai vantaggi reciproci a causa di qualche paranoia”.
Intanto, le opposizioni hanno chiesto al governo di spiegare al governo “quali siano i reali intendimenti” in merito al rinnovo del memorandum con un’interrogazione in commissione Esteri presentata da Lia Quartapelle (Partito democratico, prima firmataria), Benedetto Della Vedova (Più Europa) e Mauro Del Barba (Azione-Italia Viva). Rivolgendosi ad Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, i deputati chiedono se “non ritenga doveroso e urgente coinvolgere il parlamento su tale questione che impatta in materia notevole sul ruolo e sulla postura internazionali del nostro paese in questo particolare momento storico”.