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Ucraina, Cina e Mediterraneo. La visita di McCarthy secondo Muzergues (Iri)

Lo Speaker della Camera a Roma per incontri con Mattarella, Meloni e l’omologo Fontana. Ucraina, Mediterraneo e Cina al centro dell’agenda della delegazione bipartisan americana. Muzergues (International Republican Institute): “Gli interessi a lungo termine dell’Italia e degli Stati Uniti stanno convergendo dal punto di vista geografico”. E sulla Via della Seta dice: “Tutti hanno capito che non ha portato a nulla di positivo per l’Italia”

Roma rappresenta per Kevin McCarthy una tappa del suo primo viaggio ufficiale all’estero da quando, a gennaio, è stato nominato Speaker della Camera dei rappresentati degli Stati Uniti. Il leader repubblicano, alla guida di una delegazione bipartisan del Congresso statunitense. Fitta l’agenda di incontri romani: Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, e l’omologo Lorenzo Fontana, presidente della Camera.

La visita di McCarthy “è un segnale molto forte dell’importanza che Washington attribuisce al rapporto bilaterale tra Stati Uniti e Italia”, spiega Thibault Muzergues, a capo del programma Europa e Euro-Med dell’International Republican Institute, a Formiche.net. Come abbiamo visto, questa è l’unica tappa europea del suo tour nel Mediterraneo, dopo l’Egitto, la Giordania e Israele, e dimostra quanto Roma sia vista come un hub centrale per il Mediterraneo, che Washington considera una regione cruciale nel mondo”, aggiunge.

Sono settimane di fitti scambi tra Italia e Stati Uniti, in vista del G7 e delle prossime visite a Washington di Antonio Tajani, ministro degli Esteri, a fine maggio e della presidente Meloni (il Corriere della Sera ha ipotizzata la data del 20 giugno). “Le relazioni bilaterali erano già eccellenti con il precedente governo di Mario Draghi, e la presidente Meloni sta continuando questa importante tendenza ad approfondire i legami tra i due Paesi”, dice Muzergues. “A oggi, sembra che ci siano pochissime differenze nell’orientamento e nelle priorità di politica estera tra i due Paesi, almeno su tutte le questioni importanti, in particolare sull’Ucraina. A mio avviso, la presidente Meloni ha dimostrato grande determinazione nel sostenere non solo Kyiv, ma più in generale la sicurezza dell’Europa, e vedo che gli interessi a lungo termine dell’Italia e degli Stati Uniti stanno convergendo dal punto di vista geografico, tra la visione statunitense di un Indo Pacifico libero e la concezione italiana che il Mediterraneo allargato debba rimanere un Mare Liberum”, continua l’analista.

In questo contesto rientra anche la notizia diffusa sui media secondo cui il presidente statunitense Joe Biden avrebbe scelto come prossimo ambasciatore in Italia Jack Markell, oggi all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di Parigi. Muzergues la definisce “un’ottima notizia per l’Italia. È l’ex governatore del Delaware, lo Stato natale del presidente Biden, e credo che questo dimostri quanto l’America tenga all’Italia, cioè molto. È un politico abile, con una lunga carriera nella politica statunitense, e anche un diplomatico esperto, visto che è ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Ocse. Combina esperienza diplomatica e politica, il che lo rende un candidato ideale per diventare ambasciatore degli Stati Uniti in Italia”, continua.

Il sostegno all’Ucraina, assieme alla stabilità nel Mediterraneo, è in cima all’agenda di McCarthy e della delegazione americana, come aveva anticipato Alexander Alden dell’Atlantic Council parlando ieri con Formiche.net. Inevitabile, però, anche qualche passaggio sulla Cina, vista l’attenzione americana verso la decisione del governo Meloni sul rinnovo o meno del memorandum d’intesa sulla Via della Seta.

Chiediamo a Muzergues che cosa si aspetta. “L’Italia è un Paese sovrano e spetta al governo italiano decidere cosa vuole fare con la Via della Seta”, precisa. “La mia sensazione personale è che tutti abbiano capito che la Via della Seta non ha portato a nulla di positivo per l’Italia, e che gli investimenti promessi non sono arrivati (anche se i rischi di influenza malevola cinese sono aumentati). Mi sembra quindi legittimo che si discuta se non sia opportuno per il governo italiano, anche per garantire la propria sicurezza, abbandonare l’accordo”, conclude.

(Foto-Quirinale)



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