Limitazioni, sanzioni, perquisizioni e persino arresti. Le nuove leggi sulla sicurezza dei dati impostate dal governo di Pechino hanno reso concreta la repressione contro le aziende non gradite dalle autorità. I casi più eclatanti
La Cina resta ostile per manager e dipendenti di società occidentali che hanno sede sul territorio cinese. I rischi, che esistono da molto tempo, sono aumentati negli ultimi mesi. Limitazioni, sanzioni, perquisizioni e persino arresti. Le nuove leggi sulla sicurezza dei dati impostate dal governo di Pechino hanno reso concreta la repressione contro le aziende non gradite dalle autorità. Come dimostrano i raid della polizia cinese delle scorse settimane (qui l’articolo di Formiche.net).
Per questo le società occidentali che operano in Cina devono iniziare a fare valutazioni più sobrie sul fatto che stiano mettendo in pericolo se stesse o il proprio personale locale. Spiega così un manager a conoscenza della situazione al settimanale The Economist: “Mentre la Cina inasprisce ulteriormente le sue leggi sulla gestione dei dati, sempre più aziende, dalle banche di investimento e studi legali alle testate giornalistiche, potrebbero finirci invischiate”.
Nel 2021 il governo cinese ha emanato leggi sulla sicurezza dei dati e delle informazioni personali che hanno imposto nuove regole su come i dati possono essere trasferiti, dove e da chi. “La legge sulla protezione delle informazioni personali del 2021 è una delle norme più severe al mondo – si legge sull’Economist -. Limita il trasferimento transfrontaliero di qualsiasi informazione che possa essere utilizzata per identificare le persone”.
Il semplice gesto di inoltrare un’e-mail con una firma contenente le informazioni personali di un cittadino cinese può costituire un’infrazione, per esempio. La vaghezza delle nuove leggi crea maggiori rischi per le imprese: “Prendiamo la legge cinese sullo spionaggio che darà alle agenzie di sicurezza un maggiore accesso ai dati considerati una minaccia per la sicurezza nazionale”.
A marzo il personale locale della società americana Mintz Group è stato arrestato a Pechino. Poco dopo, le autorità si sono presentate negli uffici della società di consulenza statunitense Bain & Company, dove il personale è stato interrogato e sono state addirittura sequestrate alcune apparecchiature elettroniche. Molte aziende straniere che si occupano di dati e intelligence hanno dovuto affrontare procedure simili.
Emblematico il caso di un cittadino accusato dalle autorità cinesi di aver “ottenuto illegalmente una notevole quantità di informazioni private di cittadini cinesi in nome della ‘pubblicità mirata’”. Oggi sul suo nome rimane un avviso rosso nella lista Interpol, e rischia, nella peggiore delle ipotesi, di essere estradato in Cina.
Non resta altro che prendere misure di prevenzione. Secondo un rapporto del Wall Street Journal, la Wind Financial Information ha informato alcuni clienti stranieri che non può più fornire i propri servizi. Le aziende che forniscono documenti societari cinesi, come Qichacha, non sono più autorizzate a farlo al di fuori della Cina.