L’eurodeputato che sta trasformando il partito ungherese, una volta estremista, in centrista ed euro-atlantico è a Roma. Cerca gruppo a Bruxelles. La presidente di Fratelli d’Italia è “un’ispirazione”, dice a Formiche.net. Mentre Salvini e Berlusconi…
L’eurodeputato ungherese Márton Gyöngyösi, leader di Jobbik, sta cercando una famiglia europea per sé e il suo partito. La sua ricerca ha fatto tappa a Roma in questi giorni. “Un’ispirazione” è per lui il percorso intrapreso da Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, che oggi è presidente del Consiglio e anche alla guida del Partito dei conservatori e dei riformisti europei. “Ho molto rispetto verso chi sa riconoscere gli errori e riconoscere le proprie posizioni e di conseguenze si impegna per cambiare e trasformare la comunità per il meglio”, dice a Formiche.net in perfetto inglese (merito degli studi al Trinity College di Dublino consolidato dal lavoro in alcune grandi società di consulenza internazionale).
Come lui stesso evidenzia, Italia e Ungheria hanno due sistemi politici molto diversi e Jobbik e Fratelli d’Italia hanno storie altrettanto diverse: “Non siamo mai stati vicini a vincere le elezioni o a entrare in un governo”, spiega. Ma non si fa problemi a definire quelle passate di Jobbik delle politiche “pericolose”. È stato Viktor Orbán è rendere tutto ciò evidente, in controluce: “Vedere Orbán in azione ci ha mostrato quanto le posizione passate di Jobbik fossero pericolose: sta dividendo il Paese e la società e sta utilizzando narrazioni distruttive verso l’Unione europea e la Nato”. L’Ungheria è oggi, sostiene Gyöngyösi che dal 2010 al 2019 è stato deputato prima di essere l’unico esponente di Jobbik eletto al Parlamento europeo, “un regime ibrido in cui tutte le istituzioni della democrazia sono in essere ma sono state sequestrate da persone fedeli all’uomo solo al comando”.
Il leader di Fidesz si è appropriato dei temi e dei toni estremisti – “pericolosi”, per dirla con Gyöngyösi – che prima erano di Jobbik. La cui prima reazione è stata quella di fare l’opposto, anche vedendo la direzione intrapresa dal governo e facendo ammenda delle posizioni passate (“in politica si è sempre responsabili per le proprie posizioni e noi non sempre abbiamo contribuito al bene del nostro Paese”).
Il percorso di trasformazione di Jobbik, ci dice l’eurodeputato, è iniziato nel 2015 sotto il precedente leader, Gábor Vona. “Trasformare un partito estremista richiede un lungo e duro lavoro”, osserva Gyöngyösi. Ora il suo obiettivo è “portare il partito in gruppo europeo. Ecr sarebbe una priorità e sono qui a Roma per approfondire questa possibilità”. Quando? “Prima possibile. Fosse per me, anche prima delle elezioni europee dell’anno prossimo ma so bene che cosa sia la politica in questi casi”. Infatti, proprio nei giorni della visita a Roma di Gyöngyösi a Budapest si tiene la conferenza europea del Cpac con ospiti, oltre a Orbán e al conduttore televisivo americano (e trumpiano) Tucker Carlson, anche alcuni italiani, tra cui Vincenzo Sofo (che è entrato in Fratelli d’Italia a inizio 2021 dopo la decisione della Lega, con cui era stato eletto, di sostenere il governo Draghi) e Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
In questa trasformazione, racconta il leader di Jobbik, la politica estera è “fondamentale”. Si dichiara convinto sostenitore della Nato e dell’Unione europea, seppur riconoscendo la necessità di “migliorare il funzionamento delle istituzioni”. La potenziale sintonia con Meloni appare evidente anche in questo passaggio. Meloni sta facendo “un eccellente lavoro”, è “ragionevole e coerente in politica estera e sull’immigrazione”, dice.
Guarda solo a Ecr? Ha altri interlocutori in Italia? “La Lega di Matteo Salvini è in un gruppo, con Rassemblement national e Alternative für Deutschland, di cui non vorrei mai fare parte. Forza Italia, invece, è molto vicina a Orbán, Silvio Berlusconi è sempre stato uno dei politici a lui più vicini in Italia”.