Dal Pakistan alla Tunisia, dalla guerra in Ucraina alle crisi economiche. Da oggi, fino al 21 maggio, i leader delle democrazie più avanzate del mondo parleranno dei temi più importanti per la stabilità globale nel vertice a Hiroshima. I consigli per un’agenda necessaria nell’analisi dell’International Crisis Group
I leader delle democrazie più avanzate del mondo (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, più Unione Europea) si incontrano dal 19 al 21 maggio nella città di Hiroshima, luogo del primo attacco nucleare della storia. Un appuntamento importante che fa da promemoria sui rischi di un’altra guerra nucleare, mentre la Russia minaccia l’Ucraina.
Sono stati invitati i leader di Australia, Brasile, Comore (presidente dell’Unione Africana o Ua), Isole Cook (presidente del Forum delle Isole del Pacifico), India (presidente del G20), Indonesia (presidente dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, o Asean), Corea del Sud e Vietnam. Parteciperanno anche i capi di vari organismi multilaterali, tra cui l’Onu, il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca mondiale.
L’invasione russa è tra gli argomenti principali, politici ed economici, sul tavolo del G7. Come sottolinea un’analisi dell’emittente Cnn, il G7 deve tenere conto che l’arsenale di Mosca di quasi 6.000 testate nucleari incombe sempre, “soprattutto perché la guerra è stata in una situazione di stallo – se non oscillando a favore dell’Ucraina – poiché le forze di Kiev sono sostenute dalle armi fornite dalla maggior parte dei Paesi che si stanno radunando a Hiroshima”. Non c’è da aspettarsi crepe nell’unità del G7 sull’Ucraina in questo vertice.
Infatti, la Gran Bretagna ha appena consegnato missili avanzati all’Ucraina e si è impegnata a guidare una coalizione per fornire a Kiev aerei da combattimento F-16. La Germania, da parte sua, ha annunciato recentemente il suo più grande pacchetto di aiuti per l’Ucraina, con un valore di 3 miliardi di dollari in carri armati, veicoli blindati, droni da ricognizione e munizioni; all’inizio di questo mese. Infine, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha annunciato un pacchetto da 1,2 miliardi di dollari per rafforzare le difese aeree e le scorte di artiglieria dell’Ucraina.
“La sfida più grande per i leader del G7 potrebbe essere mantenere questo slancio – sostiene la Cnn -. Le risorse economiche non sono illimitate e tutte affrontano pressioni interne mentre i loro Paesi continuano a riprendersi dalla pandemia”.
Anche la Cina, e la possibilità che diventi mediatore nel conflitto, è tra i protagonisti di questo vertice G7. Una delle maggiori preoccupazioni nei confronti di Pechino è la posizione su Taiwan, l’isola su cui il Partito Comunista Cinese rivendica la sovranità.
Per l’Ong International Crisis Group, il G7 di Hiroshima è importante perché è “un’opportunità per affrontare una gamma più ampia di crisi economiche e politiche con implicazioni per la pace e la sicurezza globali, anche ad Haiti, Myanmar, Corea del Nord, Pakistan e Tunisia così come in tutta l’Africa”.
Ma cosa dovrebbe essere fatto? “I leader del G7 dovrebbero impegnarsi ad aiutare i Paesi più poveri a evitare il default e rafforzare gli aiuti a coloro che affrontano conflitti – prosegue l’International Crisis Group -. Incontrandosi in Giappone, dovrebbero concentrarsi sulle crisi asiatiche, spingendo la giunta birmana a cessare di attaccare i civili e iniziando a tracciare incentivi affinché la Corea del Nord riduca le sue attività nucleari e missilistiche”.
Negli ultimi mesi, i leader del G7 si sono consultati frequentemente sulla possibilità di istituire un tribunale per processare i russi per il reato di aggressione. L’Ucraina e i suoi alleati nell’Europa centrale e orientale non sono sempre soddisfatti delle posizioni del G7, considerando che il Gruppo – specialmente Francia, Germania e Italia – sono troppo caute nello sfidare Mosca. Tuttavia, i membri del G7 vedono il Gruppo come un’utile piattaforma per sincronizzare le politiche sulla guerra insieme alla Nato e all’Unione Europea.
Per l’International Crisis Group, tra le priorità del G7 in Giappone c’è la necessità di affrontare le crisi economiche destabilizzanti, non solo quella del sistema bancario americano: “I leader riuniti non dovrebbero trascurare il resto delle sfide del mondo. Mentre i prezzi delle materie prime si sono ritirati dai loro picchi dopo l’invasione russa dell’Ucraina e le catene di approvvigionamento aggrovigliate dal Covid-19 e dalla guerra hanno iniziato a raddrizzarsi, i tassi di inflazione rimangono a livelli storicamente elevati e i risparmi delle famiglie continuano a diminuire. In gran parte del mondo, la vulnerabilità economica è aumentata nell’ultimo anno e in alcuni luoghi le tensioni politiche sono aumentate parallelamente. I paesi del G7 sono in qualche modo responsabili”. Secondo l’analisi, evitare un’ondata di default richiederà un’azione tempestiva e concertata da parte dei Paesi del G7.
Rafforzare la resilienza del continente africano è anche uno dei temi principali del vertice. Le ricadute economiche della pandemia Covid-19 e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si sono propagate con particolare forza in Africa. L’impennata dei prezzi del cibo e del carburante ha danneggiato i più vulnerabili, e la rabbia per il costo della vita ha contribuito alle ondate di protesta nei Paesi tra cui Kenya, Nigeria, Sudafrica e Zambia.
“Per questo, i leader del G7 dovrebbero prestare attenzione sia alle pressioni economiche che guidano il malcontento nei singoli Paesi africani sia ai leader regionali critiche al sistema economico globale”, prosegue l’International Crisis Group.
I bisogni dell’Africa potrebbero essere soddisfatti garantendo maggiore liquidità ai governi, e si dovrebbe dare seguito agli impegni di finanziamento assunti durante il suo ultimo vertice: uno per raccogliere 600 miliardi di dollari in cinque anni per investimenti infrastrutturali nei Paesi a basso e medio reddito, e un secondo per raccogliere 4,5 miliardi di dollari per garantire la sicurezza alimentare.
Le sfide legate alla situazione del Pakistan, in un anno elettorale, è un altro tema importante: “I Paesi influenti del G7 dovrebbero sollecitare i politici del Pakistan a concordare regole elettorali che consentano un trasferimento pacifico del potere”.
Stessa attenzione sulla Tunisia e la sua condizione economica. Il G7 potrebbe “istituire un meccanismo di consultazione aggiuntivo e più ampio – possibilmente coinvolgendo l’Unione africana e il Gulf Cooperation Council – per allineare meglio le strategie per alleviare la difficile situazione della Tunisia, anche cercando di mediare un accordo tra Tunisi e il Fmi”. Anche se questa iniziativa potrebbe incontrare resistenza, come ad esempio in Algeria. Dovrebbero, dunque, “condurre l’altrettanto importante discussione sui diritti umani e le pratiche democratiche – che il presidente vedrebbe sicuramente come un’ulteriore minaccia alla sua autorità – rigorosamente a porte chiuse”, conclude l’analisi dell’International Crisis Group.
Anche il bisogno di creare una rete di sostegno economico e di sicurezza per l’Haiti, aumentando i budget di soccorso, deve essere discusso tra i grandi del G7: “Dovrebbero inoltre sviluppare piani a lungo termine per aiutare i piccoli agricoltori che producono alimenti di base insieme ai loro sforzi per affrontare i casi più urgenti di insicurezza alimentare […] La violenza delle bande è la causa principale dell’emergenza umanitaria del Paese e nessun progetto di soccorso o di sviluppo avrà un impatto duraturo se le bande non saranno frenate”.
Il Myanmar rappresenta una sfida enorme per gli attori esterni. E, per quanto difficile, il G7 dovrebbe “utilizzare tutti i canali disponibili per spingere il regime a porre fine alla sua violenta oppressione, in particolare agli attacchi contro i civili, nonché a desistere dall’imporre elezioni indesiderate e non credibili”. Lavorando anche con l’Asean, e il presidente dell’Indonesia, per cercare il consenso tra i suoi membri per imporre costi maggiori al Myanmar per la sua intransigenza, piuttosto che adottare la posizione più accomodante spinta da Thailandia, Cambogia, Laos e Vietnam.
E ultima, ma non meno importante, è la Corea del Nord, che richiede nuovi incentivi per riattivare i processi della diplomazia. La situazione in Corea del Nord è estremamente difficile e sta entrando in una nuova fase, a causa di una combinazione dello sviluppo delle armi di Pyongyang e dei cambiamenti geopolitici: “I leader del G7 non possono essere certi dei prossimi passi della Corea del Nord, in parte perché la stessa Pyongyang ha inviato segnali contrastanti […] Sebbene sia improbabile che i leader del G7 assumano nuove posizioni radicali a Hiroshima, essi dovrebbero almeno iniziare a delineare un nuovo approccio alla Corea del Nord che riconosca l’impasse con Pyongyang – e l’incertezza sulle sue intenzioni. Potrebbero, ad esempio, impegnarsi a delineare passaggi attraverso i quali Pyongyang limiterebbe notevolmente i suoi programmi di sviluppo nucleare e missilistico in cambio di incentivi economici limitati ma concreti”.